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Cecco Angiolieri: vita e pensiero del filosofo francese

Il poeta senese è considerato l'esponente principale della sarcastica e dissacrante corrente che, per linguaggio e contenuti, si pone agli antipodi rispetto a quella contemporanea del Dolce stilnovo

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Le origini della poesia comico-realista

Le radici della poesia comico-realistica affondano nella tradizione medievale popolare e di quella giullaresca, diffusa in tutta Europa grazie agli spettacoli itineranti dei saltimbanchi, che recitavano i propri testi con accompagnamenti musicali. Si tratta di una scrittura basata su temi bassi e quotidiani, talvolta polemici nei confronti della politica, mediante l’utilizzo di un linguaggio – sarcastico e dissacrante – che si pone agli antipodi rispetto a quello del Dolce stilnovo, contemporanea corrente sviluppatasi anch’essa in Toscana. Come genere letterario prende forma a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, ma è importante sottolineare come lo stile comico convivesse da tempo con quello tragico e quello elegiaco: infatti l’aggettivo ‘comico’ denota lo stile umile, in chiara opposizione rispetto agli altri due, mentre ‘realista’ si riferisce all’attenzione posta sulla ‘vera realtà’ – o quantomeno a quella che sembrava tale – della vita borghese. Ad esempio, la donna e l’amore non sono trattati da un punto di vista emotivo e romantico, quanto piuttosto nel mero aspetto sensuale e carnale. Discorso analogo per tutti gli altri aspetti dell’esistenza del tempo, ponendo l’accento sul gioco, sul vin, sul cibo e sulla spensieratezza, mescolando toni scherzosi ad altri più aspri. Sovente vengono rivolti insulti a donne anziane o poco avvenenti, così come ai propri nemici, talvolta altri letterati. Eppure, a cimentarsi in questo filone non erano autori rozzi e incolti, basti pensare vi si avvicinarono persino alcuni stilnovisti, su tutti Guinizelli, Cavalcanti e Dante. A prevalere, piuttosto, sono concetti giocosi, scherzosi, ironici, irriverenti, caricaturali e parodici, ma anche schietti e immediati, che perdono di vista la moralità.

Cecco Angiolieri il principale esponente

Nato a Siena nel 1260, Cecco Angiolieri è considerato dai suoi contemporanei e non solo il principale esponente della poesia comico-realistica. Seppur figlio di un ricco banchiere e di un’appartenente alla nobile famiglia dei Salimbeni, irrequieto e indisciplinato sin dalla più tenera età, condusse una vita al limite, tra risse, alcool e gioco d’azzardo, collezionando numerose multe e condanne di cui si trova traccia nella ricca documentazione d’archivio, fino alla morte, che sopraggiunse – mentre si arrabattava da tempo a causa dei debiti, aumentati esponenzialmente dopo aver dilapidato la corposa eredità dei genitori – tra il 1310 e il 1313. I suoi vizi, così come i temi trattati nelle sue opere, dall’odio verso il padre e la madre fino alle imprecazioni contro la propria sfortuna, passando per gli elogi alla ricchezza quale unico sinonimo di felicità, hanno indotto alcuni critici a definirlo un “poeta maledetto ante-litteram“. La sua poesia fu lo specchio della vita sregolata condotta ma, ad ogni modo, rispetto ai suoi ‘colleghi’ comico-realisti come Rustico Filippi, Meo dei Tolomei e Folgóre da San Gimignano, si distinse per la qualità dei suoi versi, esposti in una forma ‘sprovincializzata’ dell’antico stile cortese, lontano dai riferimenti strettamente municipali e dall’uso del dialetto, imponendo piuttosto il sonetto come il metro caratteristico della corrente. Un esempio è Becchin’amor – Che vuo’, falso tradito?, interamente dialogato, con toni fortemente espressivi e vibranti, una comicità basata sull’uso di termini contrapposti e un frequente ricorso a iperboli, anafore e antitesi per trattare temi quali l’avarizia dell’anziano padre o i piaceri della carne, della tavola e del vino. In Angiolieri sono frequenti gli elogi nei confronti delle donne, specie se di facili costumi, come Becchina, figlia di un lavoratore di cuoio e descritta ‘avida di denaro’. Va detto che l’idea che dà di sé il poeta nelle proprie opere è volutamente cupa e cinica, per questioni meramente letterarie. Angiolieri fu, in realtà, un uomo vivace e bizzarro, ironico e tagliente, intelligente e umoristico, estremamente critico nei confronti della realtà dell’epoca.