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La peste nel Decameron di Boccaccio: riassunto e analisi 

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

La peste nera descritta nel proemio del Decameron rappresenta uno dei passaggi più iconici e significativi della letteratura italiana. Più che un semplice sfondo storico, l’epidemia che colpì Firenze nel 1348 diventa il motore della narrazione e un simbolo della fragilità umana. Boccaccio utilizza la peste non solo per descrivere una tragedia collettiva, ma anche per esplorare le reazioni degli uomini di fronte alla paura, alla morte e al crollo delle convenzioni sociali.

Il Decameron, infatti, si costruisce attorno al contrasto tra il caos del mondo reale, rappresentato dalla città devastata dalla peste, e l’ordine artificiale creato dai protagonisti attraverso la narrazione. Le novelle raccontate dai giovani rifugiati nella villa fuori Firenze diventano uno strumento per esorcizzare la paura, recuperare un senso di controllo e riaffermare la vita in un momento di estrema incertezza.

La peste nel Decameron: riassunto dell’episodio

Il Decameron si apre con una descrizione viva e dettagliata della peste che si abbatte su Firenze. Boccaccio si sofferma sugli effetti devastanti della malattia, narrando:

  • La rapidità della diffusione del contagio, che colpisce indiscriminatamente tutte le classi sociali;
  • Il collasso delle istituzioni religiose e civili, incapaci di gestire l’emergenza;
  • La disgregazione dei legami familiari, con parenti che abbandonano i malati per paura del contagio;
  • Il deterioramento morale della società, in cui prevalgono il cinismo, l’egoismo e l’indifferenza verso il prossimo.

In questo contesto apocalittico, sette giovani donne e tre uomini decidono di lasciare Firenze e rifugiarsi in una villa di campagna per sfuggire alla peste e ritrovare un senso di normalità. Qui, per distrarsi dalla tragedia che imperversa nella città, istituiscono un rituale di narrazione: ogni giorno, a turno, ciascuno di loro racconta una novella, creando così il corpus delle cento novelle del Decameron.

La peste, dunque, non è solo una tragedia collettiva, ma diventa il pretesto narrativo che giustifica la creazione dell’opera. Questo doppio livello – realtà e finzione – è un aspetto centrale del Decameron, che si configura come un’opera in cui la narrazione stessa assume una funzione salvifica.

Contesto storico e influenza sulla società medievale della peste

Boccaccio scrisse il Decameron tra il 1349 e il 1353, in un periodo in cui l’Italia era ancora sconvolta dagli effetti della peste nera. L’epidemia, che si era diffusa in Europa tra il 1347 e il 1351, aveva causato milioni di vittime, modificando profondamente la struttura sociale ed economica del tempo.

Le conseguenze della peste sulla società medievale sono state diverse:

  1. Decadenza delle istituzioni religiose: la Chiesa, incapace di fornire risposte alla catastrofe, vide diminuire la propria autorità morale. Molti credenti persero fiducia nella provvidenza divina.
  2. Crisi della solidarietà sociale: il crollo demografico e la paura del contagio portarono alla dissoluzione dei rapporti umani, con un aumento di atteggiamenti egoistici e opportunistici.
  3. Cambiamenti economici: la drastica riduzione della popolazione causò una carenza di manodopera, contribuendo a modificare i rapporti di potere tra signori e contadini e a incentivare lo sviluppo di nuove dinamiche economiche.

Boccaccio descrive questi fenomeni con lucidità e realismo, dimostrando una profonda consapevolezza dei cambiamenti in atto nella società.

Significato e messaggio della peste nel Decameron

Nel proemio, Boccaccio utilizza la peste come strumento di critica sociale, mostrando la fragilità delle convenzioni morali e delle istituzioni. Il crollo della società medievale evidenzia l’ipocrisia e l’egoismo umano, mettendo in discussione i valori tradizionali. L’autore sottolinea come, di fronte alla paura della morte, gli uomini rivelino la loro vera natura, tra chi si abbandona alla disperazione, chi cerca il piacere sfrenato e chi sceglie il ritiro spirituale. Tuttavia, nessuna di queste reazioni appare sufficiente a dare un senso al disastro in corso.

Il Decameron offre un’alternativa al caos: il potere della parola e dell’immaginazione. I giovani protagonisti, attraverso la narrazione, creano un nuovo ordine, basato sulla bellezza, sul divertimento e sull’intelligenza. Le novelle non sono solo un passatempo, ma rappresentano una forma di resistenza alla disperazione: il racconto diventa uno strumento per superare la paura e riscoprire la gioia di vivere, in contrasto con la morte onnipresente.

Stile e linguaggio: il realismo della descrizione della peste

Il proemio del Decameron si distingue per il suo stile diretto e realistico, lontano dalle convenzioni allegoriche tipiche del Medioevo.

Gli elementi stilistici principali sono:

  • Linguaggio crudo e dettagliato, che rende vivida la descrizione della sofferenza umana.
  • Uso di similitudini e metafore, come il paragone della peste a un “flagello divino”, che enfatizzano la sua ineluttabilità.
  • Alternanza di toni drammatici e ironici, che caratterizza l’intero Decameron e ne fa un’opera moderna e polifonica.

Questo stile, innovativo per l’epoca, segna il passaggio dalla letteratura medievale a una sensibilità più vicina all’umanesimo rinascimentale.

Il confronto con altre opere letterarie sulla peste

Il tema della peste è stato trattato da numerosi autori successivi, che hanno spesso utilizzato l’epidemia come metafora della crisi sociale e morale. Tra le opere più celebri:

  • I promessi sposi di Alessandro Manzoni (1842), che descrive la peste di Milano del 1630 come un evento che mette a nudo le ingiustizie e la corruzione della società.
  • La peste di Albert Camus (1947), in cui l’epidemia diventa un’allegoria della resistenza umana di fronte all’assurdità dell’esistenza.

Questi testi, come il Decameron, mostrano come la peste non sia solo un evento storico, ma un simbolo universale delle difficoltà e delle sfide della condizione umana.

Il Decameron di Boccaccio, con la sua descrizione della peste e il suo messaggio di resilienza, resta un’opera di straordinaria attualità. Il contrasto tra caos e ordine, paura e speranza, morte e vita continua a risuonare nei lettori moderni, soprattutto in tempi di crisi globale. L’opera ci insegna che, anche nei momenti più difficili, l’arte, la cultura e la condivisione delle storie possono aiutarci a comprendere la realtà e a trovare nuove forme di rinascita. Il Decameron è, in questo senso, un inno alla vita e alla capacità umana di reinventarsi di fronte alle avversità.