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Se lamentar augelli, o verdi fronde: parafrasi e figure retoriche

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Francesco Petrarca, figura centrale del Trecento italiano, ha lasciato un’impronta indelebile nella letteratura con il suo Canzoniere, una raccolta di poesie che esplorano temi universali come l’amore, la morte e la natura. Tra queste, il sonetto “Se lamentar augelli, o verdi fronde” occupa un posto di rilievo, offrendo una profonda riflessione sul dolore della perdita e sulla consolazione spirituale.

Se lamentar augelli, o verdi fronde: testo e parafrasi

Testo:

Se lamentar augelli, o verdi fronde
mover soavemente a l’aura estiva,
o roco mormorar di lucide onde
s’ode d’una fiorita et fresca riva,

5là ’v’io seggia d’amor pensoso et scriva,
lei che ’l ciel ne mostrò, terra n’asconde,
veggio, et odo, et intendo ch’anchor viva
di sí lontano a’ sospir’ miei risponde.

“Deh, perché inanzi ’l tempo ti consume?
10- mi dice con pietate – a che pur versi
degli occhi tristi un doloroso fiume?

Di me non pianger tu, ché’ miei dí fersi
morendo eterni, et ne l’interno lume,
quando mostrai de chiuder, gli occhi apersi.

Parafrasi:

Se il lamento degli uccelli, o il dolce movimento delle verdi fronde alla brezza estiva, o il roco mormorio delle limpide onde si odono da una riva fiorita e fresca,

là dove io, pensoso d’amore, siedo e scrivo, colei che il cielo ci mostrò e che ora la terra ci nasconde, vedo, odo e comprendo che ancora viva risponde da così lontano ai miei sospiri.

“Ah, perché ti consumi prima del tempo? – mi dice con pietà – perché versi un doloroso fiume dai tuoi occhi tristi?

Non piangere per me, poiché i miei giorni, morendo, si fecero eterni, e nella luce eterna, quando sembrò che chiudessi gli occhi, li aprii”.

Se lamentar augelli, o verdi fronde: contesto e significato

Questo sonetto appartiene alla sezione “In morte di Laura” del Canzoniere, composta dopo la scomparsa dell’amata Laura, avvenuta nel 1348. In questo periodo, Petrarca elabora il suo dolore attraverso la poesia, cercando consolazione nella riflessione spirituale e nella contemplazione della natura.

Nel sonetto, il poeta descrive un paesaggio naturale sereno e armonioso, caratterizzato dal canto degli uccelli, dal movimento delle fronde e dal mormorio delle onde. Questo ambiente idilliaco riflette lo stato d’animo contemplativo di Petrarca, immerso nei suoi pensieri d’amore. In questo contesto, egli percepisce la presenza di Laura, che, sebbene defunta, gli appare viva e gli parla, esortandolo a non consumarsi nel dolore e a non versare lacrime per lei. Laura lo rassicura sulla sua condizione eterna, affermando che, morendo, i suoi giorni sono divenuti eterni e che, nel momento della morte, ha aperto gli occhi alla luce divina.

Il messaggio centrale del sonetto è la trasformazione del dolore terreno in speranza spirituale. Laura, da figura terrena, diventa una guida spirituale che invita il poeta a superare il lutto, riconoscendo la dimensione eterna dell’esistenza. Questo tema riflette la tensione petrarchesca tra l’attaccamento alle cose terrene e l’aspirazione a una dimensione spirituale superiore.

Se lamentar augelli, o verdi fronde: struttura e analisi

Il sonetto è composto da quattordici versi endecasillabi, suddivisi in due quartine e due terzine, con schema metrico ABAB ABAB CDC DCD. Questa struttura tradizionale permette a Petrarca di sviluppare il tema in modo equilibrato, passando dalla descrizione del paesaggio esterno alle riflessioni interiori.

Nella prima quartina, il poeta introduce il paesaggio naturale attraverso una serie di immagini uditive e visive: il lamento degli uccelli, il movimento delle fronde al vento estivo e il mormorio delle onde. Questi elementi creano un’atmosfera di pace e serenità, che contrasta con il dolore interiore del poeta.

Nella seconda quartina, l’attenzione si sposta sul poeta stesso, seduto in contemplazione amorosa. Egli percepisce la presenza di Laura, che, sebbene nascosta dalla terra, gli appare viva e risponde ai suoi sospiri. Questo passaggio segna il punto di transizione tra la dimensione naturale e quella spirituale.

Le terzine danno voce a Laura, che si rivolge al poeta con parole di consolazione. Ella lo esorta a non consumarsi nel dolore e a non versare lacrime per lei, poiché la sua morte l’ha condotta a una vita eterna nella luce divina. Questo intervento diretto di Laura conferisce al sonetto una dimensione dialogica, in cui la comunicazione tra il mondo terreno e quello ultraterreno diventa possibile.

Se lamentar augelli, o verdi fronde: le figure retoriche

Il sonetto è ricco di figure retoriche che ne arricchiscono la profondità espressiva. Nella prima quartina, l’uso di immagini uditive come il “lamentar” degli uccelli e il “roco mormorar” delle onde crea una sinfonia sensoriale che immerge il lettore nell’atmosfera pacata e malinconica della scena. Questi suoni, dolci e armoniosi, contrastano con il dolore interiore del poeta, enfatizzando il suo stato d’animo attraverso un effetto di antitesi tra serenità esterna e tormento personale.

Un’altra figura retorica significativa è la personificazione della natura. Gli uccelli “lamentano”, le onde “mormorano” e le fronde “si muovono” dolcemente, come se l’ambiente naturale partecipasse al sentimento del poeta e gli rispondesse nel suo dolore. Questo elemento è tipico della poetica di Petrarca, in cui la natura diventa specchio e confidente delle emozioni umane.

Nella seconda quartina emerge una delle metafore più forti del sonetto: Laura è descritta come “colei che il cielo ci mostrò e che ora la terra ci nasconde”. L’immagine della terra che “nasconde” la donna amata è un chiaro riferimento alla morte, ma anche alla separazione tra il mondo fisico e quello spirituale. Questo passaggio rafforza l’idea che, nonostante la morte corporale, Laura continui a esistere in una dimensione ultraterrena, conferendo al testo una connotazione metafisica.

L’interrogazione retorica posta da Laura nel verso “Deh, perché inanzi ‘l tempo ti consume?” introduce un tono di tenerezza e di rimprovero nei confronti del poeta. La scelta di questa costruzione sintattica enfatizza la sua premura e il suo desiderio di placare la sofferenza di Petrarca, spingendolo a distaccarsi dal dolore terreno e ad accettare la sua condizione di creatura eterna.

L’ultima parte del sonetto contiene un’altra potente metafora, con Laura che afferma di aver “chiuso gli occhi alla vita e aperto gli occhi alla luce eterna”. Questo passaggio ribalta l’immagine della morte come fine e la trasforma in un nuovo inizio. L’atto di “aprire gli occhi” in un’altra dimensione suggerisce l’idea di un passaggio sereno e inevitabile dall’esistenza terrena alla vita spirituale.

Il rapporto tra natura e memoria

Uno degli aspetti più affascinanti di questo sonetto è il modo in cui la natura diventa un mezzo di connessione tra il poeta e l’amata scomparsa. La presenza di Laura non è evocata direttamente attraverso un ricordo nostalgico, ma attraverso un’esperienza percettiva che coinvolge i sensi del poeta. I suoni della natura sembrano portare la voce di Laura e le onde che mormorano si mescolano ai sospiri di Petrarca, come se ci fosse un legame invisibile tra il mondo naturale e il mondo spirituale.

Questa concezione si lega al pensiero tipicamente medievale e umanistico secondo cui la natura non è solo un elemento passivo dello sfondo poetico, ma partecipa attivamente ai moti interiori dell’uomo. La natura diventa dunque un ponte tra la dimensione terrena e quella celeste, permettendo al poeta di percepire Laura come una presenza viva nonostante la sua assenza fisica.