Salta al contenuto

Cicerone, una delle figure più autorevoli dell'Antica Roma

Intellettuale eclettico, forgiato dallo studio delle leggi, dalla pratica politica, dall’approfondimento di varie scuole filosofiche greche e dalla maestria nel padroneggiare retorica ed eloquenza per dare forza alle proprie tesi 

Paolo Marcacci

Paolo Marcacci

INSEGNANTE DI LETTERE, GIORNALISTA PUBBLICISTA, SPEAKER RADIOFONICO, OPINIONISTA TELEVISIVO

Ho trasformato in professione quelle che erano le mie passioni, sin dagli anni delle elementari. Dormivo con l'antologia sul comodino e le riviste sportive sotto il letto. L'una mi è servita per diventare una firma delle altre. Per questo, mi sembra di non aver lavorato un solo giorno in vita mia.

Le origini

Marco Tullio Cicerone nasce ad Arpino nel 106 a.C. da una ricca famiglia di possidenti equestri, che però non vantavano origini nobiliari. In gioventù è a Roma per studiare filosofia e retorica. Tra il 79 e il 77 a.C. si trova in Grecia, per fare conoscenza diretta con diverse scuole di filosofia, tra cui quella epicurea, che approfondisce e dalla quale si distaccherà in seguito in modo sostanziale. Una volta rientrato a Roma, grazie alle sue spiccate doti retoriche e all’eloquio forbito, Cicerone avvia una lunga e brillante carriera politica, durante la quale potremmo dire che evidenzia posizioni conservatrici e improntate al tradizionalismo.

La congiura di Catilina

Nel 63 a.C., mentre Cicerone ricopre il ruolo di console, reprime in modo cruento la congiura ordita da Catilina, leader dell’ala più radicale dei popolari, nella quale è coinvolto anche Cesare. Nel 58 a.C., per volere di Cesare (che intanto era diventato triumviro), Cicerone si deve difendere dall’accusa di aver fatto condannare i congiurati senza regolare processo e viene condannato all’esilio: i suoi beni vengono confiscati e la sua casa demolita.

Il ritiro dalla vita pubblica e l’assassinio

Un anno dopo, richiamato a Roma, Cicerone riprende a esercitare la carriera di avvocato e a svolgere l’attività di politico: con l’avvento al potere di Cesare, tuttavia, la sua presenza risulta poco gradita e, per questo, prende la drastica decisione di ritirarsi dalla vita pubblica. Dopo la morte di Cesare (44 a.C.), Cicerone si schiera dalla parte di Bruto e ostacola in vari modi Marco Antonio. Questo porta al fatto che quest’ultimo, dopo la costituzione del secondo Triumvirato con Ottaviano e con Lepido, lo fa assassinare da alcuni sicari, nel 43 a.C., presso la sua villa di Formia.

La dimensione filosofica

Marco Tullio Cicerone, in un certo senso, deve l’inizio della sua riflessione filosofica all’allontanamento dalla vita pubblica; in questo periodo, all’amarezza per la fine della Repubblica romana, alberga in lui anche l’estremo dolore per la morte di sua figlia Tullia. Egli cerca e in parte trova, quindi, nella filosofia una “consolatio”(consolazione) al dolore che lo ha colpito: si trattava di una concezione molto diffusa nella filosofia ellenistica che – con le scuole epicurea, scettica e stoica – ambiva a rappresentare il modo per garantire all’uomo la felicità, allontanando passioni e turbamenti.

Cicerone intellettuale poliedrico

Cicerone è considerato come uno dei più importanti uomini politici romani del I secolo a.C., ma la sua fama è giunta fino a noi grazie soprattutto alla sua straordinaria eloquenza e ai suoi scritti, che hanno costituito un modello per i posteri. Durante la sua vita, Cicerone si impegnò con costanza per la diffusione della filosofia greca a Roma: riteneva, infatti, la sua conoscenza di fondamentale importanza per la formazione della classe dirigente romana. Il suo impegno nel campo filosofico, dunque, fu orientato più alla divulgazione che alla definizione di posizioni teoriche. A Cicerone dobbiamo non solo l’invenzione del linguaggio filosofico latino, ma anche la conoscenza della filosofia greca: per molto tempo, infatti, le sue opere furono le uniche fonti disponibili su di essa. La filosofia greca, in una forma adattata alla mentalità latina, diventò così un elemento fondamentale della cultura romana. I romani, infatti, scelsero dalla filosofia greca gli elementi che meglio si adattavano alla loro mentalità, fondendoli in un unico pensiero: questa concezione unitaria è detta “eclettismo”. Vicino allo stoicismo e allo scetticismo, Cicerone è appunto considerato il principale rappresentante dell’indirizzo eclettico romano: per questo motivo, è stato spesso considerato poco originale dal punto di vista dell’elaborazione di un pensiero autenticamente suo. Bisogna qui precisare che Cicerone non si propose mai di costruire un sistema filosofico a se stante: il suo intento, anzi, era quello di attualizzare e divulgare alcune questioni affrontate dalle filosofie greche ed ellenistiche che erano particolarmente interessanti per la società romana.

La “Consolatio” filosofica

Abbiamo già precisato che la filosofia è per Cicerone una consolatio al dolore dell’esistenza; non si tratta però di un rifugio nella sfera privata: deve essere accompagnata dall’impegno civile: per questo, Cicerone critica la posizione degli epicurei; la felicità può essere raggiunta attraverso il disprezzo della morte, la sopportazione del dolore, l’attenuazione degli affanni e dei turbamenti dell’animo e il riconoscimento dell’importanza della virtù.

Cicerone e la conoscenza

La conoscenza umana è molto incerta, sottoposta a troppi condizionamenti e variabili: l’unico criterio di verità certa secondo Cicerone è l’approvazione dei filosofi; la forma più congrua per giungere alla conoscenza è quella del dialogo;
poiché la conoscenza è sempre incerta, è consigliabile sospendere il giudizio. Impossibile non individuare in queste sfumature l’influenza di Socrate.