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Cicerone: vita, opere e pensiero

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Marco Tullio Cicerone, uno dei più grandi oratori, filosofi e politici della Roma antica, ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura e nella politica dell’antichità e oltre. La sua vasta produzione letteraria e filosofica, unita alla sua influenza come figura politica, lo rendono una delle personalità più complesse e influenti del I secolo a.C.

La vita di Cicerone

Cicerone nasce ad Arpino il 3 gennaio 106 a.C., in una famiglia di rango equestre. Fin da giovane si distingue per le sue straordinarie capacità intellettuali e per il suo amore per lo studio. Si reca a Roma per completare la sua formazione, dove apprende l’arte della retorica e della filosofia, studiando con i più celebri maestri del tempo. Dopo aver intrapreso una carriera legale di grande successo, nel 63 a.C. raggiunge l’apice della sua carriera politica con l’elezione a console. Durante il suo consolato si guadagna la fama di salvatore della Repubblica romana, sventando la congiura di Catilina, un tentativo di sovvertire lo stato repubblicano.

La carriera politica di Cicerone non fu però priva di difficoltà. Visse in un periodo di grande instabilità politica, segnato dalla lotta tra gli ottimati (aristocratici) e i populares (riformatori), oltre alla crescente ambizione di figure come Giulio Cesare e Pompeo. Sebbene Cicerone fosse un convinto sostenitore della Repubblica, si trovò spesso in bilico tra i diversi schieramenti. Dopo l’assassinio di Cesare nel 44 a.C., si oppose a Marco Antonio, ma ciò gli costò caro: nel 43 a.C., durante le proscrizioni del secondo triumvirato, fu catturato e ucciso per ordine di Antonio. La sua testa e le sue mani furono esposte nel Foro Romano come segno di vendetta.

Il pensiero politico e filosofico di Cicerone

Cicerone fu non solo un grande oratore e politico, ma anche un fine filosofo. Il suo pensiero si fonda sulla convinzione che la politica e la filosofia siano strettamente legate: la rettitudine morale è la base per una buona politica, e il sapere è lo strumento attraverso cui si raggiunge la saggezza necessaria per governare.

Sul piano politico, Cicerone era un fervente sostenitore della Repubblica romana. Credeva fermamente nella difesa delle istituzioni repubblicane contro i tentativi di tirannia e dittatura. Il suo ideale politico era una forma di governo misto, che combinasse elementi di monarchia (nei consoli), aristocrazia (nel Senato) e democrazia (nei comizi). La sua concezione dello Stato si basava sull’equilibrio tra questi poteri, che dovevano collaborare per il bene comune.

Dal punto di vista filosofico, Cicerone fu un eclettico, influenzato principalmente dalla filosofia stoica e dal platonismo. Egli cercava di applicare i principi filosofici alla vita pratica, sostenendo che la vera felicità risiedesse nella virtù e nella capacità di vivere secondo la natura. Credeva fermamente nell’importanza dell’amicizia, della giustizia e della saggezza, valori che, secondo lui, dovevano guidare l’uomo politico nel suo operato. La legge naturale era per Cicerone il principio fondamentale che governava non solo gli esseri umani, ma anche gli dèi e l’intero universo.

Le opere più importanti di Cicerone

La produzione letteraria di Cicerone è vasta e comprende opere di oratoria, filosofia e politica. Sebbene le sue orazioni, come le Catilinarie e le Filippiche, siano tra le più celebri della storia romana, Cicerone si dedicò anche alla scrittura di opere filosofiche che hanno influenzato il pensiero occidentale per secoli. Tra le sue opere principali spiccano il De Republica, il De Oratore e il De Amicitia, ciascuna delle quali offre un contributo significativo alla riflessione politica, retorica e morale.

Il De Republica

Il De Republica è una delle opere più importanti di Cicerone in ambito politico. Scritta tra il 54 e il 51 a.C., l’opera è un dialogo in sei libri in cui Cicerone discute del miglior tipo di governo e della natura dello Stato. Fortemente influenzato da Platone e dalla sua “Repubblica”, Cicerone propone una sua versione di un modello politico ideale, che si fonda su un equilibrio tra i vari poteri dello Stato.

Nel De Republica, Cicerone esprime il suo ideale di un governo misto, in cui i tre elementi principali della monarchia, dell’aristocrazia e della democrazia devono coesistere in armonia per garantire la stabilità e la giustizia. L’opera è celebre per il passaggio del “Sogno di Scipione”, una visione filosofica dell’aldilà, in cui Scipione l’Africano discute dell’importanza dell’anima e della virtù.

L’opera ebbe un’influenza duratura nella storia del pensiero politico, in particolare sul repubblicanesimo moderno, e fu riscoperta durante il Rinascimento, quando gli intellettuali dell’epoca cercarono modelli di governo in opposizione alle monarchie assolute.

Il De Oratore

Il De Oratore è uno dei testi più completi e raffinati di retorica mai scritti. Composto nel 55 a.C., è strutturato come un dialogo in tre libri e si pone come una riflessione sull’arte dell’eloquenza e sul ruolo dell’oratore nella società. L’opera nasce come una risposta al manuale retorico di Aristotele e agli altri trattati sull’oratoria greci, ma si differenzia da essi per la sua visione più ampia e umanistica.

Cicerone vede l’oratoria non solo come una tecnica, ma come una vera e propria arte, che richiede una conoscenza profonda della filosofia, della storia e della giurisprudenza. L’oratore, secondo Cicerone, non deve essere solo un abile parlatore, ma anche un uomo saggio e moralmente retto, capace di utilizzare la parola per il bene comune.

Il De Oratore rappresenta un ideale di oratoria che unisce cultura, sapere e abilità espressive, ponendo l’oratore al centro della vita politica e sociale di Roma. Questo dialogo è ancora oggi considerato un punto di riferimento per chi studia la retorica e l’arte della persuasione.

Il De Amicitia

Il De Amicitia, scritto nel 44 a.C., poco prima della morte di Cicerone, è un breve dialogo che tratta del tema dell’amicizia. Quest’opera, dedicata a Tito Pomponio Attico, è un elogio dell’amicizia come valore fondamentale della vita umana e come elemento essenziale della virtù.

Cicerone, nel De Amicitia, sottolinea come l’amicizia sia basata sulla virtù e sul bene reciproco. A differenza delle relazioni basate sull’utile o sul piacere, l’amicizia vera e duratura si fonda sulla condivisione di valori morali e sull’impegno reciproco. L’opera si ispira alla filosofia stoica, ma vi si possono ritrovare anche influenze platoniche, in particolare per quanto riguarda l’idea che l’amicizia sia un riflesso dell’amore per la saggezza.

Per Cicerone, l’amicizia è una delle esperienze più elevate che un essere umano possa vivere, poiché porta alla realizzazione di sé stessi e del proprio potenziale etico. Il De Amicitia è ancora oggi apprezzato per la sua profonda riflessione sulla natura delle relazioni umane e sull’importanza di coltivare legami autentici.