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Alcide De Gasperi, biografia e pensiero politico

Leader indiscusso della Democrazia Cristiana e Presidente del Consiglio dal 1945 al 1953, viene ricordato come il “ricostruttore” e il “federalista europeo”

Marco Netri

Marco Netri

GIORNALISTA E IMPRENDITORE

Ho iniziato a scrivere da giovanissimo e ne ho fatto il mio lavoro. Dopo la laurea in Scienze Politiche e il Master in Giornalismo conseguiti alla Luiss, ho associato la passione per la scrittura a quello per lo studio dedicandomi per anni al lavoro di ricercatore. Oggi sono imprenditore di me stesso.

Alcide De Gasperi è stato un personaggio politico di grande rilevanza nella storia italiana. Addirittura, come nel caso di personalità del calibro di Francesco Crispi e Giovanni Giolitti, ha dato il proprio nome all’età degasperiana. Leader indiscusso della Democrazia Cristiana, ha rivestito l’incarico di presidente del Consiglio ininterrottamente dal dicembre del 1945 all’agosto del 1953. Viene ricordato come il “ricostruttore” e il “federalista europeo”, per aver guidato l’Italia nella complessa e problematica impresa di rialzarsi dopo le devastazioni della Seconda guerra mondiale, e per il decisivo contributo dato all’avvio del processo di unificazione continentale. Il suo pensiero politico è radicato in una concezione profondamente cristiana della vita.

La vita e la parabola politica

De Gasperi nasce il 3 aprile 1881 a Pieve Tesino, in provincia di una Trento ancora provincia del Tirolo e appartenente all’Impero austro-ungarico. Nel 1900 si iscrive alla facoltà di filosofia dell’Università di Vienna, dove entra a far parte del movimento cristiano sociale e diventa un fiero oppositore del capitalismo liberale e del socialismo.

Muove i primi celeri passi nella redazione del giornale “Il Nuovo Trentino” e divenutone presto il direttore appoggia in maniera incondizionata le istanze di riannessione del Sud Tirolo all’Italia. Eletto nel Parlamento di Vienna, difende i diritti linguistici dei trentini, e, allo scoppio della guerra contro l’Austria, si schiera per la neutralità italiana.

Dopo la guerra, De Gasperi viene attirato dal neocostituito Partito Popolare Italiano guidato da Don Luigi Sturzo, secondo il quale la guerra aveva aperto la strada all’affermazione del modello politico-religioso degli Stati Uniti fondato su libertà morale e religiosa. Nel maggio del 1921 viene eletto deputato nelle liste del partito popolare e tre anni dopo ne diventa il segretario, nonché successore di Sturzo.

La sua avventura politica ha però vita breve. Con l’ascesa del Fascismo è costretto a dimettersi per lo scioglimento dei partiti, quindi viene anche arrestato per espatrio clandestino e condannato a due anni e mezzo di carcere. L’intercessione della Santa Sede però gli consente prima di essere ricoverato a causa di una malattia in una clinica sorvegliata e poi di godere della libertà vigilata, lavorando alla Biblioteca Apostolica Vaticana fino alla fine del regime.

Negli anni della lotta partigiana nascono diversi nuovi partiti politici, tra questi la Democrazia Cristiana, ispirata alle idee di Sturzo e del Partito Popolare, con a capo proprio un De Gasperi forte dell’appoggio incondizionato della Chiesa.

Il 28 giugno del 1945, l’Assemblea costituente lo elegge primo capo di governo dell’Italia repubblicana e il 10 agosto 1946 tiene durante la Conferenza di pace a Parigi un impeccabile discorso in cui contesta le dure condizioni inflitte all’Italia.

Recatosi in missione negli Stati Uniti, De Gasperi consegue un grande successo politico, ottenendo, nell’ambito del piano Marshall, un prestito da 100 milioni di dollari. Le condizioni poste dagli americani sono però probabilmente legate all’assicurazione che l’Italia resti fuori dall’orbita dell’Unione Sovietica, anche lei pronta a fornire aiuti nella fase post bellica, soprattutto per quanto riguarda gli indispensabili carbone e grano. Lo statista comunque riceve il messaggio e forma un governo con ministri democristiani e liberali, lasciandone fuori comunisti e socialisti.

Arrivano le prime elezioni del 18 aprile 1948 e la Dc riporta una schiacciante vittoria con addirittura il 48,5% dei voti, De Gasperi, ormai saldo al Governo, può finalmente portare avanti i suoi due grandi progetti, ancorare l’Italia all’Occidente e costruire un partito cattolico di massa.

Per raggiungere il secondo obiettivo, la Dc si dimostra più capace rispetto al Pci di intercettare la voglia di rinascita e l’operosità di un Paese ridotto in condizioni di povertà senza precedenti. Così rivolge le sue attenzioni al piano per l’edilizia abitativa di tipo popolare, ideato da Amintore Fanfani, ponendo la casa al centro dell’unità familiare, guadagnandosi una vasta popolarità.

Dal 1948 al 1953 l’attività politica di De Gasperi è impostata su un riformismo attento a non sconvolgere gli equilibri sociali e a garantire alla Dc il consenso delle masse popolari.

In vista delle elezioni del ’53, modifica la legge elettorale in senso maggioritario, inserendo la legge Truffa, che dovrebbe garantire al partito o alla coalizione il 65% dei seggi. Il verdetto delle urne però è tutt’altro, De Gasperi subisce la prima grande sconfitta politica. È la fine del centrismo e la nascita di un nuovo avversario, il Partito Comunista, che da quel momento in poi diventerà l’unico partito in grado di mettere in discussione il primato democristiano.

De Gasperi muore meno di un anno dopo a Borgo Valsugana, il 19 agosto del 1954, nel Trentino diventato nel frattempo regione autonoma della Repubblica italiana. Le sue ultime parole sarebbero state: “Gesù! Gesù!”.

Il pensiero politico

Gli anni giovanili sono stati determinanti nella formazione del pensiero politico di De Gasperi, ammiratore della prima ora delle posizioni di Romolo Murri e di don Luigi Sturzo, spinto dall’idea che la democrazia affondasse le proprie radici nel cristianesimo, essendovi intrinsecamente legata. E proprio dall’aspetto della fede è necessario partire per comprendere la profondità del suo impegno politico, una fede solida, incrollabile, fondata su una perfetta conoscenza dei testi sacri e dei grandi scritti del cattolicesimo, base di una “politica ispirata”.

Altrettanta importanza hanno rivestito le prime esperienze asburgiche, in un contesto multietnico e multinazionale piuttosto delicato, nel quale inizia quel percorso di maturazione verso un’idea europeista che arriverà al culmine negli ultimi anni della sua vita politica.

Pur avendo provato in prima persona i soprusi del regime, che lo costringe ad abbandonare la vita politica e arriva a recluderlo, De Gasperi apprende anche molto dall’esperienza del Fascismo, non sottovalutandone il ruolo del partito di massa come agente educatore, né la capitale importanza della dimensione ideologica nel conflitto politico.

Di qui l’impostazione degasperiana della Democrazia Cristiana come “partito della nazione”, caratterizzato dal recupero del paradigma neoguelfo dell’Italia “nazione cattolica” e di una tradizione risorgimentale che interpretava liberalismo, repubblicanesimo mazziniano e socialismo democratico come derivanti da un’unica fonte, il cristianesimo.