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Gramsci, biografia e pensiero dell’intellettuale italiano

Co-fondatore del partito comunista italiano e autore dei “quaderni del carcere”, è stato uno degli intellettuali più moderni e poliedrici del XX secolo, le cui teorie sono ancora oggi fondamentali non soltanto in ambito politico ma anche filosofico

Paolo Marcacci

Paolo Marcacci

INSEGNANTE DI LETTERE, GIORNALISTA PUBBLICISTA, SPEAKER RADIOFONICO, OPINIONISTA TELEVISIVO

Ho trasformato in professione quelle che erano le mie passioni, sin dagli anni delle elementari. Dormivo con l'antologia sul comodino e le riviste sportive sotto il letto. L'una mi è servita per diventare una firma delle altre. Per questo, mi sembra di non aver lavorato un solo giorno in vita mia.

Le origini

Antonio Gramsci (il cuo nome completo era Antonio Sebastiano Francesco Gramsci), tra i più importanti intellettuali, filosofi e politici del Ventesimo secolo, nacque il 22 gennaio 1891 ad Ales, in provincia di Cagliari, quarto di sette fratelli. Emigrò nel 1911 a Torino per frequentare la facoltà di Lettere e Filosofia; nel capoluogo piemontese venne in contatto con il movimento socialista e conseguentemente si iscrisse al Partito Socialista.

I primi interventi nel dibattito politico di inizio Novecento

Nel 1919 Gramsci è già operativo sul fronte giornalistico e fonda “L’Ordine Nuovo”, che dissente col Partito Socialista e con il quotidiano “Avanti!”, organo ufficiale del partito. Il dissenso in questione riguarda i consigli di fabbrica che stanno occupando le industrie un po’ in tutta Italia durante il “biennio rosso”. Nel 1921 a Livorno è tra i fondatori del Partito Comunista italiano, nato da una scissione del fronte massimalista del PSI. Nel 1924 viene eletto deputato ed è segretario del partito fino al 1927. Delegato italiano nell’esecutivo dell’Internazionale Socialista, in Russia Gramsci approfondisce gli sviluppi della dittatura del proletariato. A Mosca conosce la violinista Giulia Schucht, che diventa sua moglie e dalla quale ha due figli.

La persecuzione da parte del fascismo e l’arresto

L’8 novembre del 1926, a causa delle “Leggi fascistissime” contro gli oppositori, è arrestato dalla polizia fascista e condannato a vent’anni di reclusione.

Considerazioni sulla società

Considerato uno dei più importanti pensatori del XX secolo, nei suoi scritti, tra i più originali della tradizione filosofica marxista, Gramsci viviseziona in senso critico la struttura culturale e politica della società a caratterizzazione borghese. Elabora in particolare il concetto d’egemonia, secondo il quale le classi dominanti impongono i propri valori politici, intellettuali e morali alla società, con l’obiettivo di saldare e gestire il potere intorno a un senso comune condiviso da tutte le classi sociali, soprattutto quelle subalterne, che in questo modo vengono “plasmate” e indirizzate a piacimento dal potentato economico e sociale che le sottomette.

“Quaderi del carcere” e morte

Durante la carcerazione, durissima, in cella Gramsci scrive i “Quaderni dal carcere”, che saranno in tutto trentatré e consistono in uno sviluppo originale ed estremamente approfondito della filosofia marxista. L’aggravarsi delle sue condizioni di salute portano prima al suo ricovero in clinica e poi alla libertà condizionale. Muore per un’emorragia celebrale il 27 aprile del 1937.
Si tratta di un’opera composta da circa tremila pagine scritte tra il 1929 e il 1935, in cui Gramsci sviluppa le sue teorie sul comunismo e sul ruolo strategico che può avere la cultura nella lotta di classe. In questi scritti, Gramsci elabora, come già indicato, il concetto di “egemonia culturale”, ovvero la capacità di una classe sociale di imporre la sua visione del mondo e la sua cultura alle altre classi, attraverso la conquista dei mezzi di comunicazione e di produzione culturale, dei quali vuole di conseguenza detenere il controllo.

La lotta di classe nella concezione gramsciana

Gramsci sostiene che la lotta di classe non si limita solo alla sfera economica, ma si estende anche alla sfera culturale e ideologica. Inoltre, sostiene che affinché si compia il percorso della rivoluzione comunista, è necessario un lungo processo di metamorfosi culturale e di conseguenza morale della società, che costituirebbe il fondamento per il raggiungimento di quella egemonia culturale d’ispirazione comunista.

Altre opere

Tra le altre opere di Gramsci si possono citare “La situazione italiana” (1926), “Il Risorgimento” (1929), “Gli intellettuali e l’organizzazione della cultura” (1930) e “Letteratura e vita nazionale” (1932).

Gramsci tra politica e filosofia

La teoria di Gramsci ha avuto un forte impatto sul pensiero politico e filosofico del Ventesimo secolo, in particolare sulle correnti del marxismo e del comunismo, ma anche sulla visione filosofica della cosiddetta società civile, della sua cultura e delle sue prospettive. La sua opera è stata oggetto di numerosi studi e interpretazioni, e continua ad essere una fonte di ispirazione per molti filosofi, sociologi e politici in tutto il mondo.

Teorie sulla società e sul ruolo dell’intellettuale

In questi scritti, Gramsci esplorò molti temi, tra cui la cultura, l’educazione, la politica, la letteratura, la filosofia, la storia e l’economia. In particolare, analizza la figura dell’intellettuale nel contesto sociale, poiché ritiene che il ceto intellettuale abbia un compito fondamentale nell’allestimento della sfera culturale e nella messa in circolazione delle idee. Gramsci asserisce con convinzione che gli intellettuali abbiano la responsabilità di sistematizzare e diffondere la cultura popolare, aiutando il proletariato e le classi subalterne in generale a sviluppare una propria, fondamentale coscienza critica.

Gramsci come Machiavelli?

Gramsci sviluppa anche la particolare concezione del “principe moderno”, ovvero la figura del leader politico e culturale in grado di cooptare e indirizzare le masse popolari nella lotta per la conquista del potere. In questo senso, il “principe moderno” non doveva essere solo un leader carismatico, ma anche un organizzatore capace di far attecchire e sviluppare la coscienza politica delle masse e di conseguenza organizzare una lotta popolare contro il dominio delle classi dominanti.

Critica al marxismo

In ambito economico, Gramsci sviluppò anche una critica strutturale dell’economia politica marxista tradizionale, che concentrava la sua attenzione principalmente sulla struttura economica della società. Gramsci sostenne che per comprendere appieno la società era necessario analizzare anche la cultura e l’ideologia, da considerare come componenti della struttura economica stessa, in quanto queste influenzano le relazioni sociali e indirizzano la lotta di classe.

Gramsci nella cultura attuale

In sintesi, la vita e il pensiero di Antonio Gramsci hanno avuto una forte influenza non solo per la storia del movimento comunista, ma anche per lo sviluppo delle moderne teorie politiche e delle correnti filosofiche in generale. La sua analisi del ruolo della cultura e degli intellettuali come funzionali alla lotta di classe, la sua teoria del “principe moderno” e la sua critica dell’economia politica marxista tradizionale sono ancora oggi oggetto di studio e discussione, perché la loro modernità necessita di un continuo approfondimento.