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Kant: Critica della ragion pura, pratica e del giudizio

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

Kant è un filosofo spartiacque, poiché rappresenta il vertice del pensiero filosofico illuministico, creando un “prima” e un “dopo” Kant. In particolare, il pensatore tedesco ha lasciato un’impronta indelebile su tutta la storia della filosofia grazie all’utilizzo a tutto tondo della facoltà della ragione.

Immanuel Kant nasce il 22 aprile 1724 a Königsberg, nella Prussia orientale (oggi Kaliningrado, Russia). Educato in una famiglia molto religiosa secondo la corrente protestante del Pietismo, Kant conduce una vita regolare e priva di avvenimenti mondani, con una dedizione quasi monastica allo studio e all’insegnamento: lavora prima come precettore privato e poi, finalmente, ottiene una cattedra proprio a Könisberg dove ha sempre vissuto, insegnando praticamente tutta la vita.

Kant non si sposò mai e condusse una vita piuttosto ritirata, ma la sua influenza fu tutt’altro che isolata, estendendosi ben oltre i confini della sua città natale e del suo tempo. Morì a Königsberg il 12 febbraio 1804, lasciando un’eredità filosofica che continua a essere studiata e ammirata.

Kant: la Critica della ragion pura e l’Io Penso

Immanuel Kant ha segnato una svolta epocale nella storia della filosofia con le sue tre Critiche, nelle quali esamina e definisce i limiti e le potenzialità della ragione umana.

Nella Critica della ragion pura (1781) Kant prova a rispondere alle domande: che cosa posso sapere? Quali sono le condizioni di possibilità della conoscenza? Perché è possibile la scienza, cioè una conoscenza oggettiva, valida per tutti?

Nel tentativo di dare risposta a questi importanti quesiti, Kant adopera fondamentalmente un solo strumento: la ragione umana: il filosofo esplora la fondazione della conoscenza umana, affermando che ogni conoscenza inizia con l’esperienza, ma non deriva interamente da essa. Questa distinzione introduce il concetto di strutture a priori della mente, che organizzano e danno forma all’esperienza sensoriale prima che essa diventi conoscenza cosciente. Kant identifica queste strutture innate nella sensibilità (spazio e tempo) e nell’intelletto (le categorie), che consentono agli esseri umani di percepire e comprendere il mondo fenomenico.

Tra queste strutture intellettive, Kant elenca 12 concetti puri, o categorie, come causa ed effetto, unità, pluralità, necessità, che non derivano dall’esperienza ma piuttosto le rendono possibile. Questi concetti a priori fungono da filtro attraverso il quale l’esperienza viene organizzata e trasformata in conoscenza.

Al cuore della teoria della conoscenza di Kant c’è l'”Io penso“, il principio trascendentale che unifica tutte le nostre esperienze in una coscienza coerente. Questo “Io penso” deve poter accompagnare tutte le nostre rappresentazioni perché possano essere collegate in un’unica coscienza soggettiva. È la condizione che rende possibile l’autocoscienza e, di conseguenza, ogni forma di conoscenza e di pensiero razionale. Attraverso questo approccio, Kant non solo stabilisce i limiti della conoscenza umana, ma anche le condizioni di possibilità della stessa, offrendo una nuova comprensione del rapporto tra mente e mondo.

La Critica della ragion pratica e la morale kantiana

Nella Critica della ragion pratica (1788) Kant prova a rispondere alle domande: che cosa devo fare? Quali sono i doveri dell’uomo? Che cosa posso sperare? L’anima è mortale o immortale? Una vita virtuosa è anche una vita felice? Esiste un al di là?

Per rispondere a questi interrogativi, Kant sviluppa la sua concezione della morale, basata sull’autonomia della volontà e sull’universalità delle leggi etiche. La morale kantiana si fonda sull’idea che le azioni moralmente giuste derivano da principi razionali e universali, non da inclinazioni o desideri contingenti. In questo contesto, Kant introduce tre postulati fondamentali della moralità: l’esistenza di Dio, l’immortalità dell’anima e la libertà del volere, che, pur non essendo dimostrabili empiricamente, sono necessari per dare coerenza al sistema morale.

Kant distingue poi tra due tipi di imperativi: l’imperativo ipotetico, che prescrive un’azione come mezzo per raggiungere uno scopo particolare, e l’imperativo categorico, che esprime un principio morale incondizionato, valido in ogni circostanza e per ogni agente razionale. L’imperativo categorico si articola in tre formulazioni principali:

  • la prima, “Agisci secondo la massima che puoi volere diventi una legge universale”, stabilisce l’universalità come criterio di moralità;
  • la seconda, “Agisci in modo tale da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia nella persona di qualsiasi altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”, sottolinea il rispetto intrinseco dovuto a ogni essere razionale;
  • la terza, “Agisci secondo massime di un membro legislatore universale di un regno dei fini possibile”, integra le prime due, enfatizzando la responsabilità di ogni individuo nel contribuire a un ordine morale universale.

La Critica del giudizio di Kant: Gusto e Sublime

Nella Critica del giudizio (1790) Kant cerca di confrontarsi con domande del tipo: cosa è il Bello? Il bello può piacere o deve piacere? Il bello può piacere solo ad alcuni o deve piacere a tutti? Il bello e il piacevole sono la stessa cosa? Cosa è il Sublime?

Kant distingue tre principali tipi di giudizi:

  • Il giudizio determinante applica leggi universali a casi specifici, tipico delle scienze naturali.
  • Il giudizio estetico (di gusto), legato al bello e al sublime, si basa su reazioni soggettive di piacere o dispiacere, indipendenti da concetti specifici, e riflette l’armonia tra immaginazione e intelletto.
  • Il giudizio riflettente (o teologico), infine, cerca ordine e finalità nei fenomeni naturali, guidando l’indagine senza leggi predefinite, esplorando l’organizzazione apparente della natura.

Il giudizio di gusto, per Kant, è caratterizzato dalla sua universalità soggettiva; pur essendo basato su sensazioni personali, pretende un assenso generale, come se fosse oggettivo. Ciò è reso possibile dalla “finalità senza fine” che percepiamo nelle opere d’arte o nella natura, una sorta di armonia tra le nostre facoltà cognitive che suscita piacere estetico.

Il sublime, invece, è ciò che supera i limiti dell’estetica ordinaria, evocando un piacere misto a terrore o rispetto davanti a ciò che è vastamente grande o potentemente potente. Il sublime solleva la mente al di sopra del sensibile, mettendo in contatto con l’idea della nostra libertà morale e della grandezza dell’umano rispetto al meramente naturale. Kant, nella sua “Critica del Giudizio”, distingue due tipi di sublime: il sublime matematico e il sublime dinamico:

  • Il sublime matematico si manifesta di fronte a grandezze immense che sfidano la nostra capacità di comprensione e rappresentazione sensoriale. Questo tipo di sublime emerge quando contempliamo grandezze che sono così vaste da non poter essere adeguatamente misurate o concepite dalla mente, come l’immensità dell’universo o la vastità di un oceano.
  • Il sublime dinamico si verifica di fronte alla forza o al potere imponente della natura, che ci fa sentire fisicamente minacciati ma al tempo stesso sicuri in quanto spettatori protetti. Esempi di questo tipo di sublime includono la visione di una tempesta violenta o di un vulcano in eruzione.

Infine, i giudizi teleologici, che valutano gli oggetti in termini di fine e scopo, sono centrali nell’esame di Kant della natura vivente. Kant sostiene che, sebbene non possiamo attribuire finalità alla natura in senso ontologico, dobbiamo approcciarla come se fosse finalizzata per comprendere l’organizzazione complessa dei suoi enti viventi. Questo approccio riflette la limitazione della nostra ragione di fronte alla complessità del mondo naturale, quindi non aumenta la conoscenza, ma riveste una funzionalità puramente regolativa, sottolineando la necessità di un punto di vista che concili la libertà umana con le leggi deterministiche della natura.

Mappe mentali delle tre Critiche di Kant

Se vuoi stampare la mappa con le informazioni principali sulla Critica della ragion pura di Immanuel Kant, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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