Antonio Gramsci nasce ad Ales, in Sardegna, il 22 gennaio 1891. Filosofo, giornalista, politologo e politico, nel 1921 è tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia e ne diviene segretario tra il 1924 e il 1927. Gli antenati paterni di Antonio provengono probabilmente dall’Albania: secondo alcune fonti sono giunti in Italia intorno al XVI secolo. Secondo lo stesso Gramsci, invece, la sua famiglia scappò dall’Epiro durante la guerra del 1821.
Figlio di Francesco Gramsci, impiegato dell’ufficio del registro di Ghilarza, e di Giuseppina Marcias, è il quarto di sette figli. Dopo la licenzia media deve lavorare, in quanto le condizioni economiche della famiglia non sono floride. Tuttavia si iscrive al ginnasio ad Oristano e successivamente consegue la maturità liceale presso il liceo Dettori di Cagliari. Nel 1911 Antonio vince una borsa di studio del collegio Carlo Alberto di Torino per gli studenti disagiati delle vecchie province del Regno di Sardegna. Il 16 novembre si immatricola alla facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Si fa subito apprezzare come studente, tanto che il professor Matteo Bartoli gli assegna alcune ricerche sul dialetto sardo. Comincia inoltre a scrivere per il Corriere universitario, con lo pseudonimo Alfa Gamma.
Nel 1915 Gramsci interrompe gli studi universitari per dedicarsi al giornalismo: viene assunto nella redazione torinese de L’Avanti, ed instaura un rapporto sempre più stretto con il movimento socialista. Nell’aprile del 1919 fonda, insieme ad Angelo Tasca, Umberto Terracini e Palmiro Togliatti, L’ordine nuovo, settimanale di cultura socialista. Nel gennaio del 1921 partecipa, a Livorno, al XVII Congresso del Partito Socialista Italiano: è il momento in cui si celebra la famosa “Scissione di Livorno”, da cui nasce il Partito Comunista d’Italia. Membro della segreteria, viene designato per rappresentare il partito presso l’Internazionale Comunista. Il 12 febbraio 1924 fonda il quotidiano l’Unità, e il 10 agosto sua moglie Giulia dà alla luce il loro primogenito Delio.
L’inasprirsi del regime fascista lo conduce al carcere: nel 1927 Antonio viene arrestato e condannato a 20 anni, 4 mesi e 5 giorni di reclusione. Viste le sue condizioni di salute, viene recluso presso la casa penale per minorati fisici e psichici di Turi. Nel 1929 inizia a scrivere i famosi Quaderni dal carcere. L’opera non è in origine destinata alla pubblicazione: lo sarà solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, ad opera dell’editore Einaudi e sotto la supervisione di Palmiro Togliatti.
Le condizioni di salute di Antonio Gramsci si aggravano: viene trasferito prima a Formia e, dopo aver ottenuto la libertà condizionata, nell’agosto del 1935 raggiunge la clinica Quisisana di Roma. In questo periodo interrompe la stesura dei suoi Quaderni (ne risultano composti 29, oltre a 4 traduzioni). Il 25 aprile 1937 è colpito da una emorragia cerebrale: muore a Roma il 27 aprile. Le sue ceneri, dapprima depositate presso il cimitero dl Verano, vengono successivamente trasferite al Cimitero acattolico di Roma.