Fëdor Michajlovič Dostoevskij nasce a Mosca l’11 novembre 1821, è uno scrittore e filosofo russo. Insieme a Tolstoj è considerato uno dei più grandi pensatori e romanzieri russi di sempre.
Secondo di sette figli, il padre Michajl Andrevic, di origine lituana, è medico; i figli crescono in un clima autoritario, con un uomo dal carattere stravagante e dispotico. La madre Marija Fedorovna Necaeva invece proviene da una famiglia di commercianti; nel 1837, quando Fëdor ha solo 16 anni, muore a causa della tisi e il ragazzo viene iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, anche se la carriera militare non era in alcun modo la sua ambizione e passione.
Due anni dopo la scomparsa della madre, muore anche il padre che si era, conseguentemente, buttato nell’alcol iniziando a maltrattare i suoi contadini, che probabilmente lo uccidono. Fëdor cresce con un grande amore verso la preghiera, la musica e la letteratura, grazie all’educazione data dalla madre, una donna dal carattere semplice e allegro, opposto a quello del marito.
Una volta finito il percorso di studi di ingegneria militare, il giovane, mosso dalla grande passione per la letteratura, abbandona tutto ciò che riguarda le armi, rinunciando alla sua carriera in questo ambito. In quel momento ha pochi soldi, solo quelli accumulati grazie ai suoi lavori di traduzione dal francese. E inizia quindi la sua lotta contro la povertà, oltre che contro le sue condizioni di salute, che purtroppo non sono delle migliori.
Il primo libro scritto dall’autore è Povera gente, pubblicato nel 1846, ha un grandioso successo e viene elogiato dalla critica. In questo periodo lo scrittore si avvicina a Michail Petrasevkij, un grande sostenitore del socialismo utopistico di Fourier; questo rapporto influenza parecchio i suoi testi.
Il suo secondo romanzo, Il sosia (1846), che racconta di uno sdoppiamento psichico, non ha lo stesso successo della prima. Famoso il suo racconto Romanzo in nove lettere, scritto in una sola notte. Lo scrittore inizia a soffrire nel 1847 di crisi epilettiche, che lo accompagnano fino alla sua morte (si ammala a soli 26 anni).
Fëdor Dostoevskij frequenta i circoli rivoluzionari e nel 1849 viene arrestato nella fortezza di Pietro e Paolo, accusato di cospirazione e di far parte di una società segreta sovversiva. È condannato alla pena di morte con fucilazione, dalla quale si salva miracolosamente. Infatti, mentre è in posizione per l’esecuzione, l’imperatore Nicola manda ordine di cambiare la sua condanna, e viene obbligato a 4 anni di lavori forzati in Siberia.
Un’esperienza traumatica, che lo segna profondamente, sia dal punto di vista morale che fisico. Al termine della pena viene inviato come soldato semplice a Semipalatinsk, dove poi diventa ufficiale, in seguito alla morte dello zar. Conosce e si innamora della moglie di un compagno, Marija, e la sposa nel 1857 (quando lei perde il precedente marito). Due anni più tardi i problemi di salute dell’autore diventano insostenibili e Fëdor Dostoevskij viene congedato; parte per Pietroburgo.
Ha così il piacere di tornare a dedicarsi alla sua vera passione, la letteratura. Il 9 febbraio 1881 Dostoevskij muore, a causa dell’enfisema polmonare di cui è affetto. Tra le sue opere più note vi sono Memorie dal sottosuolo, Delitto e castigo, L’idiota, Il giocatore, I fratelli Karamazov, I demoni, L’adolescente, L’eterno marito.