Guillaume Apollinaire, pseudonimo di Guglielmo Alberto Wladimiro Alessandro Apollinare de Kostrowitzky, è uno scrittore, critico d’arte e drammaturgo francese, ma soprattutto è il poeta del mondo moderno per eccellenza.
Nasce a Roma il 26 agosto 1880, ma si trasferisce molto presto a Parigi dove dal 1908, grazie al legame con Marie Laurencin, si mette in contatto diversi artisti tra cui Maurice de Vlaminck, André Derain, Pablo Picasso, Georges Braque e Henri Matisse.
Il 20 agosto del 1911, al Museo del Louvre, avviene il furto della Gioconda di cui Apollinaire il è primo sospettato. In seguito a tali supposizioni, (di cui è gravato anche Pablo Picasso), viene arrestato e incarcerato, salvo poi risultare del tutto estraneo ai fatti e, di conseguenza, rilasciato. Nel tempo si è è poi scoperto che l’autore del furto era un dipendente italiano del Louvre, Vincenzo Peruggia, il quale voleva “restituire il dipinto all’Italia“.
Dalla personalità sensibile ed eclettica, Guillaume Apollinaire è il poeta che più di altri riesce a sorprendere con nuove forme di scrittura, la messa in pagina originale o l’assenza di punteggiatura che trasformano il testo lirico. Ne è un esempio Alcools (1913), un vero e proprio fulmine a ciel sereno nella poesia dell’epoca per il suo tema e la sua forma. Senza dimenticare che è anche la sua opera più famosa.
Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale parte come volontario e viene mandato al fronte. Intrattiene una corrispondenza assidua con Louise Coligny, chiamata Lou, conosciuta a Nîmes e con Madeleine Pagès, incontrata in un viaggio in treno. Il 17 marzo 1916 viene ferito alla testa e rientra a Parigi dove pubblica un “dramma surrealista”, Les Mamelles de Tirésias. Nel 1918 viene stampata Caligrammes, una nuova raccolta di poemi particolarmente originale per i suoi poemi-disegni e i suoi poemi-conversazioni.
Nel frattempo sposa Jacqueline Kolb, la “jolie rousse” (bella rossa) dei Caligrammes, ma sfortunatamente si ammala di influenza spagnola. Viene trovato in stato d’incoscienza, e probabilmente già morto, il 9 novembre 1918 nel suo attico parigino dall’amico Giuseppe Ungaretti, che era venuto a comunicargli la vittoria dell’Intesa; accanto c’era la moglie che lo vegliava disperata. Ricoverato nuovamente all’ospedale italiano di Parigi, viene subito dichiarato deceduto dai medici. Oggi è sepolto nel cimitero Père-Lachaise della capitale francese.