Nâzım Hikmet, in italiano spesso semplificato in Nazim Hikmet, nasce a Salonicco il 15 gennaio 1902. È uno scrittore, un poeta, un drammaturgo di origini turche e naturalizzato polacco. Soprannominato il “comunista romantico” o anche “rivoluzionario romantico” è considerato uno dei massimi esponenti della poesia turca moderna.
Di origini aristocratiche, è figlio di un diplomatico e di una pittrice. La passione per la poesia la eredita dal nonno. Da bambino è un musulmano credente e comincia la sua produzione letteraria a soli 14 anni. La sua prima pubblicazione risale a tre anni dopo. Il suo mentore è l’insegnante di poesia e letteratura, Yahya Kemal. A ispirarlo anche autori turchi del calibro di Mehemet Emin e Tevfik Fikret.
Durante la guerra di indipendenza turca fa l’insegnante a Bolu e aderisce al partito nazionalista di Ataturk, ma lo lascia poco dopo. È costretto a lasciare il suo Paese per ragioni politiche e per la denuncia che fa pubblicamente contro il genocidio armeno. Si trasferisce in Unione Sovietica.
È attratto dagli ideali socialisti e studia sociologia a Mosca. In questi anni scopre i testi di Karl Marx e sposa gli ideali comunisti e antimilitaristi. Conosce Lenin (al quale dedicherà Comunista! Voglio dirti due parole), Esenin e Majakovskij.
Nazim Hikmet si sposa, ma il matrimonio dura poco e viene annullato dopo che rientra in patria grazie all’amnistia. Nel 1924 è una delle guardie d’onore accanto alla bara di Lenin. Aderisce al Partito Comunista turco e scrive testi teatrali, articoli e non solo. Viene arrestato per avere affisso dei manifesti politici senza autorizzazione. Scrive nove libri di poesie che rivoluzionano la lirica moderna grazie all’uso dei versi liberi. Si risposa con una vedova e madre di tre figli, lavora come rilegatore di libri.
In seguito alla morte del leader turco Kemal Ataturk, il regime diventa ancora più duro. A causa di un suo poema, viene accusato di incitare i marinai alla rivolta; viene arrestato, processato e condannato a 28 anni e 4 mesi. Intanto divorzia dalla moglie.
Alcune sue poesie vengono bandite perché considerate sovversive e lesive dell’onore dell’esercito. Per questi motivi viene anche torturato e costretto a una dura detenzione, che culmina con uno sciopero della fame di 18 giorni. Ha conseguenze cardiache che lo portano alla morte.
In prigione scrive altre poesie, celebre è Alla vita. Viene colpito dal primo infarto in carcere durante la detenzione in Anantolia. È la commissione internazionale costituita, fra gli altri, da Pablo Picasso, Pablo Neruda e Jean-Paul Sartre a spingere per la scarcerazione che avviene nel 1950.
Tornato in libertà, il governo mette a rischio la sua vita con due attentati. Nonostante la salute cagionevole, si arruola nell’esercito. Sposa Münevver Andaç, alla quale dedica diverse poesie. Dalla loro unione nasce Mehmet.
Intanto viene candidato al Premio Nobel per la pace, al Premio Lenin e vince il World Peace Council prize. Costanti pressioni lo portano a tornare a Mosca, ma senza moglie figlio. Inizia un esilio in giro per l’Europa. Elogia la bellezza di Roma e delle donne, rischia di annegare mentre attraversa il Bosforo di notte con una piccola imbarcazione. Viene tratto in salvo da una nave bulgara che lo riconosce come ex prigioniero politico.
Nel 1951 chiede asilo politico in Polonia e ne ottiene la cittadinanza otto anni dopo. La sua residenza è a Mosca, nella colonia di scrittori di Peredelkino. Il governo rifiuta sempre la possibilità che la moglie e il figlio lo raggiungano. A Mehmet dedica Prima di tutto l’uomo, una poesia speranzosa nei confronti dell’umanità.
Nazim Hikmet, nonostante il secondo infarto, viaggia molto: in Europa, Africa e Sudamerica. Gli Usa rifiutano il suo visto a causa dei rapporti con i sovietici. Si trasferisce definitivamente a Mosca dove ottiene maggiore libertà e scrive Ma è poi esistito Ivan Ivanovic?, una satira che colpisce la dittatura di Stalin.
Si innamora di Vera Tuljakova, annulla il matrimonio e la sposa. Muore il 3 giugno 1963, a Mosca. Hikmet viene ricordato soprattutto per la raccolta Poesie d’Amore, con la quale testimonia il suo profondo sentimento poetico e il suo impegno sociale e politico.