Coscienza si scrive con la i; insieme a scienza, scie (plurale di scia) e usciere, infatti, è l’unico caso in cui il gruppo di lettere -scie- mantiene anche la vocale i. Diversamente, nell’italiano moderno la particella -sce- non la richiede. Ne sono esempi scettico, ascetico, pesce, ascesso, discesa, fuscello…
Cerchiamo di capire il perché di tali eccezioni. Prima di tutto si vede che il lemma co-scienza, di fatto, deriva dalla parola scienza e che quindi le eccezioni a cui abbiamo accennato si riducono a una, che riguarda esclusivamente il vocabolo scienza. Perché ha mantenuto la i?
Per capirlo dobbiamo rivolgere la nostra attenzione alle origini etimologiche del termine: la scienza è – come sostiene la Treccani – “il fatto di sapere qualche cosa”; non è un caso che in latino il verbo scio, scire significasse sapere. Ecco svelato l’arcano. Tutto deriva dal verbo che gli antichi Romani usavano per conoscere.
E infatti la co-scienza – in latino coscientiam – è la “consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori“.
Ecco spiegato perché scienza e coscienza vogliono la i. Inutile dire che tutti gli altri termini che derivano dal verbo latino scio, scire mantengano la i. Avremo quindi fantascienza, scienziato, scientifico, scientificamente, scientismo, sciente, scientemente, onniscienza, coscienzioso, incosciente, cosciente… e così via.