Talora si scrive tutto attaccato, senza spazi. Il termine nasce infatti dall’univerbazione dei lemmi tale – che a causa dell’apocope perde la e finale diventando tal – e ora, termini che unendosi assumono un terzo significato distante dalle accezioni originali dei vocaboli preesistenti. L’italiano contemporaneo prevede quindi una parola sola, talora, e in genere non contempla la versione con troncamento finale – talor – usata in passato davanti a consonante.

Appurato il fatto che talora deriva da univerbazione, dobbiamo ora capire a quale tipologia appartiene. Questo fenomeno linguistico non segue infatti una regola univoca nella formazione di nuovi lemmi: nel caso di talora, ad esempio, il primo termine – tale – subisce un troncamento e poi viene affiancato al secondo vocabolo, ora, proprio come succede in talvolta, finora, davanti e qualora.

In altri casi invece si compie un raddoppiamento sintattico, come accade in soprattutto, quassù, affatto e chissà; in altri ancora due parole vengono semplicemente accostate senza alcun cambio di grafia, come in tuttavia, almeno e sottosopra. Ci sono addirittura situazioni in cui convivono le due forme – univerbata e non – che si usano in modo diverso a seconda dei contesti, come in centra o c’entra, al di là e aldilà, infondo o in fondo.

Insomma, le grafie che derivano da univerbazione possono seguire percorsi diversi, motivo per cui è bene imparare il corretto modo di scrivere dei vari termini che derivano dalla fusione di più parole. Per farlo può essere utile ricordare degli esempi in cui compare l’avverbio con significato di qualche volta, talvolta, a volte, ossia proposizioni dove è necessario parlare del ripetersi occasionale e di una frequenza limitata di un’azione.

Esempio 1: I venditori talora sono eccessivamente insistenti

Esempio 2: Talora sei veramente snervante; ti invito a cambiare atteggiamento

Esempio 3: Sono talora assalito da un forte stato di agitazione, motivo per cui ho deciso di andare dallo psicologo