La forma corretta è un dì, con l’accento grave sulla i. Tuttavia è lecito che insorgano alcuni dubbi sulla giusta grafia da adottare poiché nella lingua italiana esiste anche il monosillabo di senza accento. Quest’ultimo, però, ha un altro valore grammaticale, motivo per cui si scrive in modo diverso.
Spesso il compito degli accenti è proprio quello di rendere immediata la funzione che due monosillabi omofoni hanno all’interno di una frase. Succede, per citare un paio di casi, con né e ne – inteso come congiunzione copulativa o avverbio – oppure dà e da – verbo e preposizione.
Per riassumere, quindi, dì con l’accento ha il significato di giorno e viene utilizzato anche nei nomi derivati come buondì, mentre di senza accento è usato come preposizione semplice.
Esempio 1: Il vestito del dì di festa è quello con il pizzo bianco (con accento)
Esempio 2: La casa di Anna è nuova di zecca (senza accento)
Interessante vedere anche una terza grafia, ossia quella che prevede l’apostrofo: di’. Qui ci troviamo di fronte alla seconda persona singolare dell’imperativo del verbo dire: si tratta del troncamento della forma dici.
Esempio 3: Di’ un po’ cosa sta succedendo in quel di casa tua?
A dire il vero sempre più spesso dì, con accento e non con apostrofo, è utilizzato anche quando si incita qualcuno a dire qualcosa, fenomeno che si sta diffondendo poiché il termine dì inteso come sinonimo di giorno è sempre meno diffuso.
Ciononostante, visto che esistono numerosi imperativi monosillabici che fanno uso dell’apostrofo – ne sono esempi va’, fa’ e da’ – sarebbe bene continuare a preferire la versione di’ quando questo ricopre una funzione verbale.