La grafia corretta è esterrefatto, con la doppia r. La versione con r singola, esterefatto, è da considerarsi errore. Perché dunque possono insorgere dei dubbi al momento di mettere per iscritto questo aggettivo?
È probabile che le incertezze nascano per influsso di un altro aggettivo, rarefatto, nato dall’unione del termine latino rarus e dal participio passato del verbo facĕre – factus – entrambi vocaboli che già in passato non presentavano consonanti doppie.
L’aggettivo esterrefatto deriva invece dall’unione dei vocaboli exterrere – atterrire – e nuovamente dal participio passato di fare, factus Quindi, già al tempo dei Romani la parola usata per indicare l’azione di spaventare voleva due r, grafia sopravvissuta fino ai giorni nostri in esterrefatto.
Esempio 1: Il suo abbigliamento era completamente fuori luogo; ero esterrefatto di fronte a tanta volgarità
Esempio 2: La notizia mi lasciò esterrefatto: Mario non poteva essere partito senza avvisare nessuno
Esempio 3: Lo guardai esterrefatto quando mi confessò la sua età; credevo fosse molto più giovane
In questo caso quindi – proprio come succede per colluttazione, essiccare, Caltanissetta e scorrazzare in cui si potrebbe pensare di non dover utilizzare consonanti doppie – la grafia corretta prevede il raddoppiamento fonosintattico della r: esterrefatto è la parola da usare.