Cosa significa Droppare Fonte foto: 123RF
Magazine

Cosa significa e quando si usa il termine “droppare”?

Cosa intendono i ragazzi quando parlano di droppare? Ecco il significato in vari ambiti, dai social ai videogame

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

Facebook Twitter

Mescolare l’inglese con l’italiano nel linguaggio quotidiano è un’abitudine di vecchia data ormai. La prima parte degli anni Duemila ha visto il dilagarsi di questa tendenza, fino a rappresentare l’assoluta normalità per la Gen Z. La nuova generazione ne ha così fatto la base per la costruzione del proprio modo di comunicare, nella vita reale e sui social. Droppare è uno dei termini più abusati, che ha solleticato la curiosità di Millennial, Gen X e Boomer. Esempio di inglese italianizzato che si adatta a svariati ambiti. Di seguito li analizziamo tutti nel dettaglio.

Droppare su Instagram

Abbiamo spesso sentito parlare di "droppare una foto" su Instagram, e non solo. Il mondo dei social è quello che vede il maggior utilizzo di termini ed espressioni che appartengono quasi esclusivamente a certi parlanti, rientranti in una precisa fascia anagrafica.

In inglese il verbo è "to drop", che vuol dire letteralmente far cadere. In che modo, quindi, si adatta a Instagram, TikTok e altre piattaforme? Interpretando l’espressione come "sganciare", potrebbe essere un po’ più facile avvicinarsi alla comprensione di questo uso colloquiale.

I ragazzi usano infatti droppare, in questo ambito, per indicare condividere una foto o un video. Di fatto si tratta di selezionare un file dal proprio smartphone, lanciandolo in rete. Nulla di più. In fin dei conti non si tratta d’altro che di una sostituzione verbale. Viene però sfruttato un termine che si pone come una barriera tra una generazione e l’altra. In certi casi un vocabolario sarebbe comodo. Di seguito, infatti, proponiamo una lista dei vocaboli più usati dalla Gen Z, che alcuni non comprendono affatto.

Droppare una serie TV

Come detto, gli ambiti nei quali l’uso del termine "droppare" è particolare comune sono svariati. Sappiamo che le serie TV hanno preso il posto dei film nell’immaginario della Gen Z, e non solo. Le produzioni televisive vantano gli stessi budget, in molti casi superiori (Basti pensare a The Ring of Power prodotta da Amazon), di importanti pellicole.

In questo scenario, rapidamente il linguaggio giovanile ha trovato terreno fertile. Nasce così l’espressione "droppare una serie TV". Per comprendere il senso è necessario tornare alla traduzione dall’inglese.

Se il verbo vuol dire far cadere qualcosa, immaginiamo che il parlante in questione stia lasciando andare una serie TV. Ciò si traduce semplicemente nell’interromperne la visione. Quando un titolo "non ti prende", ovvero non ha destato l’interesse sperato, viene di fatto archiviato, così da passare al prossimo.

Considerando la gigantesca mole di proposte, dalla televisione in chiaro alle piattaforme streaming, il rapido passaggio da una serie TV all’altra è diventato pratica comune, che vede coinvolte anche altre generazioni.

Droppare nei videogiochi

Da anni, non di certo a partire dalla Gen Z, il mondo dei videogiochi ha un ruolo cruciale nello sviluppo dei ragazzi. Svariate le generazioni che vedono nelle console, casalinghe e portatili, un mezzo di svago al pari di molti altri, al quale dedicare un variabile numero di ore nell’arco della propria giornata.

Ciò che i ragazzi di oggi hanno apportato è la trasformazione di questo ambito da privato a pubblico. La condivisione online, con possibilità di giocare dal vivo con persone sparse in tutto il mondo, o magari appartenenti alla propria cerchia di conoscenze, ha stravolto le regole precedenti.

Sono così nati i "gamers", termine che viene utilizzato per identificare i giocatori abituali ma, soprattutto, chi ha fatto di questa passione un lavoro. Da YouTube a Twitch (soprattutto quest’ultimo), in molti trascorrono ore a videogiocare, per poi mostrare in diretta o meno il proprio percorso virtuale, accumulando seguito e denaro.

All’interno di questo mondo, in alcune categorie di titoli, è facile sentir parlare di "droppare" qualcosa. Quando si uccide un altro personaggio, questo "droppa" gli oggetti che erano in suo possesso. Una sorta di ricompensa, che in questo caso il sistema forza e quindi trasforma in una penitenza per chi ha subito l’attacco.

I materiali che possono essere raccolti prendono il nome generico di "loot", altro termine costantemente usato nel mondo dei videogiochi online e non solo. Non solo altri giocatori umani "droppano" oggetti. Ciò accade anche nelle sessioni offline, interagendo in vario modo con quelli che vengono definiti NPC, ovvero "non-player character", che sta per personaggio generato dal sistema, non sotto il controllo diretto di un giocatore, incastrato in un numero limitato di operazioni e risposte possibili.

Droppare il microfono

A dimostrazione di come il verbo non rappresenti di certo una novità nel linguaggio colloquiale inglese, e che da tempo aveva fatto capolino anche in Italia, il concetto di "mic drop" non è affatto recente.

Possiamo ritrovarne le origini nel mondo del rap e dell’hip hop. Sfidare qualcuno a suon di rime in un club, su un palco decisamente caldo, fa salire la tensione alle stelle. L’obiettivo è quello di mettere al tappeto l’altro con le parole, toccando al tempo stesso i tasti giusti per esaltare il pubblico.

Quando tutto va secondo i piani e si riesce ad assetare la rima giusta per il "K.O.", ecco che si fa ricorso al "mic drop". Si lascia cadere il microfono per indicare un finale forzato della sfida. Di sicuro l’altro non avrà modo di far meglio.

Da gesto pratico si è trasformato, al di fuori del mondo underground, in un modo di dire. Oggi possiamo parlare di "mic drop" o "drop the mic" come di espressioni che mirino a porre in risalto quanto appena fatto o detto. Un modo, giocoso o arrogante, a seconda del tono e delle circostanze, per zittire tutti gli altri e imporsi.

Droppare una hit

Il mondo musicale non è estraneo a questa terminologia, tanto in inglese quanto in italiano. Occorre infatti sottolineare come a volte, in pochi casi in realtà, le declinazioni della Gen Z nostrana non rispecchino del tutto quelle dei coetanei americani o britannici.

Non è però questo il caso, dal momento che "droppare una hit", così come un album o un singolo, ha lo stesso significato un po’ ovunque. Facciamo ritorno concettualmente al mondo dei social. Ci si ritrova infatti a dover operare una sostituzione verbale.

Il termine viene usato per indicare la pubblicazione di un brano, un intero disco o una hit, nel caso in cui il singolo in questione sia una sorta di successo annunciato, data anche la caratura dell’artista in questione.

Possiamo quindi sentire o leggere di una tale celebrità che ha appena droppato qualcosa di nuovo relativo alla sua discografia. In molti casi, invece, vi è un countdown al drop, ovvero un conto alla rovescia, al termine del quale il brano sarà disponibile in digitale.

Gen Z: vocabolario da gamer

Abbiamo accennato a come "droppare" sia particolarmente utilizzato nel mondo dei "gamer". Per questo motivo, data l’espansione dell’universo dei videogiochi, oggi in grado di offrire anche una potenziale carriera lavorativa, abbiamo pensato fosse utile analizzare parte della terminologia più diffusa:

  • Ban: operazione che impedisce l’accesso a un dato server a un giocatore. Può avere valenza temporanea o permanente;
  • Bossfight: generalmente la presenza di un nemico dal valore superiore alla media segna la fine di un livello. Con questo termine si definisce lo scontro inevitabile del proprio personaggio con tale villain (nemico);
  • Bot: elemento interno al gioco gestito in automatico dalla IA. Questa è la definizione standard. Oggi però lo si utilizza principalmente per descrivere utenti fittizi, i cui profili sono creati da sistemi automatici;
  • Buffering: tempo necessario all’esecuzione di alcune fasi del gioco;
  • Camper: in ambito multiplayer viene così definito un giocatore che preferisce restare fermo in un punto ben studiato della mappa, che gli offre un vantaggio tattico sui rivali, invece di lanciarsi nello scontro;
  • Cheater: utente che sfrutta determinati programmi per ottenere vantaggi scorretti sugli altri gamer;
  • Crafting: sistema di modifica degli strumenti a disposizione del personaggio;
  • Cutscene: filmato che fa da raccordo tra diversi livelli di un gioco;
  • DLC: contenuto scaricabile che offre un’espansione, ovvero un capitolo in più rispetto alla versione standard del titolo giocato;
  • Easter Egg: elemento goliardicamente nascosto dagli sviluppatori nella mappa di gioco;
  • FPS: due i significati, dal genere di titolo sparatutto in prima persona (intesa come visuale) a fotogrammi per secondo;
  • Glitch: difetto causato dal lavoro degli sviluppatori in un livello di gioco;
  • Hype: Forte aspettativa per l’arrivo di un nuovo gioco, console o altro;
  • Lag: aumento del tempo che intercorre tra un’azione effettuata sul controller e l’esecuzione in game;
  • Matchmaking: assegnazione di un avversario, o più, nella fase preparatoria al multiplayer;
  • Mod: modifica apportata a un titolo da parte di sviluppatori indipendenti;
  • Noob: videogiocatore inesperto, che si approccia al mondo videoludico per la prima volta o quasi, o a un dato titolo;
  • PvE: dall’inglese Player Versus Environment, indica una fase di gioco nella quale il proprio personaggio interagisce con altri gestiti esclusivamente dall’IA (intelligenza artificiale);
  • PvP: dall’inglese Player Versus Player, indica una fase di gioco nella quale due giocatori reali si sfidano, con l’IA intenta unicamente a gestire l’ambiente circostante;
  • RPG: sta per Role-Playing Games, ovvero giochi di ruolo. Si tratta di un genere particolare, che consente al giocatore di plasmare il proprio personaggio a piacimento. In questo ambito troviamo poi due sottocategorie, JRPG (Japan Style RPG) e MMORPG (gioco di ruolo multigiocatore su larga scala)