
Addio temi e verifiche a scuola, i metodi alternativi dei prof
Per gli insegnanti, temi e verifiche non servono più a causa degli aiuti che gli studenti cercano nelle nuove tecnologie e dello stress che creano
Il report di GoStudent2025 sul futuro dell’istruzione ha intervistato 5.000 genitori e i loro figli/figlie in tutta Europa, insieme a 300 insegnanti. Ne è emersa una richiesta di cambiamento da parte sia degli studenti che dei loro maestri e professori sulle metodologie di valutazione legata alle trasformazioni di una società sempre più tecnologica.
Addio verifiche a scuola: cosa chiedono i genitori
Il report cita una ricerca condotta da Standford in cui si suggerisce che, sebbene l’IA abbia aperto nuove frontiere alla possibilità di copiare, il livello effettivo di tale pratica è rimasto relativamente costante per anni: il 60-70% ha ammesso di aver copiato almeno una volta nel mese precedente. In altre parole: chi vuole copiare lo fa, con o senza l’IA.
In questo contesto, l’80% dei genitori ritiene ancora utili i temi e il 77% sostiene che le verifiche siano efficaci, ma tre genitori su cinque, il 62%, affermano che, allo stesso tempo, saranno necessarie nuove modalità di valutazione in futuro
Per il 65% dei genitori è più importante che ragazzi e ragazze sappiano come accedere alle informazioni, mentre il 59% ritiene che i voti non riflettano efficacemente le abilità complessive di ragazzi e ragazze. Per il 58% i figli passano troppo tempo a cercare di memorizzare informazioni per le verifiche.
Perché temi e verifiche sono diventati un problema a scuola
Dalla ricerca sembra che i docenti siano d’accordo con i genitori, l’83% dei prof e dei maestri intervistati ritiene che i temi siano un metodo di valutazione valido e il 72% di loro è ancora convinto dell’efficacia delle verifiche.
Il punto è che entrambi i gruppi, genitori e docenti, sono anche consapevoli dei limiti di tali metodi di valutazione che la crescente importanza dell’IA non fa altro che esacerbare.
Per un insegnante di matematica in Spagna “quando si dipende così tanto dalla tecnologia, viene a mancare il giudizio indipendente“.
Secondo i docenti i temi non funzionano più perché gli studenti copiano usando l’IA (35% degli intervistati); non misurano le giuste competenze (30%); la tecnologia li ha resi superflui (26%); La valutazione è soggettiva (24%) e tengono conto di una sola competenza (20%).
I problemi delle verifiche sono invece che si basano sulla memorizzazione di nozioni (41%); creano stress eccessivo (34%); non misurano le giuste competenze (26%); limitano il potenziale degli studenti 22% e tengono conto di una sola competenza (20%).
I nuovi metodi di valutazione a scuola preferiti dagli insegnanti
Tra i nuovi metodi di valutazione a scuola, gli insegnanti scelgono quasi all’unanimità la simulazione.
La “valutazione basata sulla simulazione” (SBA), in cui studenti e studentesse vengono valutati in uno scenario simulato che coinvolge il processo decisionale e il pensiero critico, è la scelta preferita da tre quarti degli insegnanti.
La SBA è già ampiamente utilizzata nel settore sanitario, in cui vengono condotti esami simulati sui pazienti e altri esercizi diagnostici, sia utilizzando la realtà virtuale che in aula, e il 74% degli insegnanti la ritiene una potenziale nuova modalità di valutazione efficace.
Un insegnante di chimica e scienze umane italiano ha spiegato che “è necessario simulare il più possibile la realtà per prepararsi al mondo del lavoro“. Nel report l’Italia è il Paese che ha dato il giudizio più alto alla simulazione come nuovo metodo di valutazione: è stato scelto dall’86% degli insegnanti intervistati, seguito da Regno Unito (84%), Spagna (78%) e Francia (74%). Germania e Austria si fermano al 60% ma la media Ue è del 74%.
Gli altri metodi indicati dai docenti sono: valutazione del portfolio digitale (69%); studenti e studentesse valutano il proprio lavoro e quello di compagni e compagne (67%); analisi dell’apprendimento, ovvero i “big data” vengono usati per valutare il lavoro complessivo di uno studente/una studentessa sulle piattaforme digitali (66%); test basati sull’intelligenza artificiale (63%).