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Il divulgatore Alberto Angela Fonte foto: Ipa

Alberto Angela prof, un post scatena il dibattito sulla scuola

Alberto Angela è il professore ideale per tantissime persone: sui social un post sul divulgatore ha scatenato una polemica sulla scuola italiana

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Se Alberto Angela fosse un prof a scuola, stare in classe sarebbe sicuramente più interessante. Questo il succo di un post pubblicato su X (ex Twitter) diventato virale in breve tempo. Chi lo ha pubblicato forse non si aspettava tutto questo clamore e questo successo: sono stati tantissimi, infatti, gli utenti che hanno commentato. La maggior parte delle persone ha sottolineato come, per l’educazione scolastica dei ragazzi, servirebbero più professionisti come lui, capaci di attirare l’attenzione e interessare il suo “pubblico” praticamente su ogni argomento possibile e immaginabile. Il post sui social ha inevitabilmente scatenato un dibattito sulla scuola di oggi.

Alberto Angela prof: il post virale su X

L’utente @Masse78 ha pubblicato su X un post che ha sollevato un polverone. Il suo messaggio era semplice ed era rivolto al divulgatore Alberto Angela (protagonista anche di una serata del Festival di Sanremo 2025 con un discorso esemplare), uno dei conduttori televisivi più apprezzati, soprattutto per i suoi programmi, mai banali e sempre dedicati a un arricchimento culturale che spesso manca in televisione.

“La grandezza di Alberto Angela sta nel farti provare interesse per cose che ai tempi della scuola erano soltanto rotture di co@@@@ni da dover studiare per forza”, ha scritto l’utente sulla piattaforma social, aggiungendo poi una riflessione che a molti è parsa decisamente veritiera: “Potrebbe descriverti la vita di un criceto in gabbia e tu lì a pensare: ‘Che bello essere criceti’”.

Se a scuola ci fosse Alberto Angela: i commenti degli utenti

Il post di @Masse78 su X è diventato virale in brevissimo tempo: sono stati tantissimi gli utenti che lo hanno commentato e che hanno voluto esprimere il proprio pensiero in merito a questa piccola provocazione alla scuola italiana, spesso accusata di non essere in grado di attirare l’attenzione di giovani e giovanissimi, essendo rimasta a un modello troppo arcaico di insegnamento frontale poco coinvolgente.

“Se ci fossero più insegnanti come lui nelle scuole avremmo studenti più interessati ed entusiasti anche nei confronti della vita”, ha commentato un utente. Un altro, invece, ha ammesso candidamente: “Mi avessero fatto studiare così a scuola, avrei sicuramente avuto voti altissimi”.

Molto spesso chi ha commentato ha lamentato il fatto che non vengano considerati i diversi modi di apprendimento che potrebbero esserci tra alunni della stessa classe: “Ho la mente visiva e ho sempre avuto difficoltà a leggere e basta, senza quasi figure sui libri. Peccato che ci sia un metodo di studio uguale per tutti“.

C’è anche chi ha ricordato altri grandi divulgatori del momento, che stanno facendo la differenza in tv con i loro programmi, come per esempio Aldo Cazzullo e Alessandro Barbero. Qualcuno ha persino proposto una “scuola di comunicatori”, per poter rendere la conoscenza una narrazione coinvolgente.

Alberto Angela e la divulgazione a scuola

In un’intervista a La Stampa, Alberto Angela ha spiegato cosa significa fare divulgazione in tv (collegando il discorso anche a ciò che succede nelle scuole): “Vuol dire guardare il mondo che mi circonda, capire in che direzione sta andando e intercettare i problemi appena emergono. Per questo spingo così tanto a sperimentare: in una tv dove tutti si siedono su formule rodate, noi abbiamo il coraggio delle idee perché vogliamo tenere il passo con il mondo, restituire lo spirito del tempo”.

Tutti i programmi di Alberto Angela nascono da una semplice domanda: Perché? Lui è contento anche del fatto che “i programmi di divulgazione, a differenza dei varietà, vantano una seconda vita anche fuori dalla tv: molte nostre puntate vengono viste a scuola generando una sorta di biblioteca della conoscenza che va dal mondo dei greci all’esplorazione spaziale”.

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