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Scuola Fonte foto: iStock

Anni di scuola e calo mortalità: la scoperta in un nuovo studio

Studiare allunga la vita perché 2 anni di scuola in più riducono la mortalità del 10 per cento: è emerso da uno studio della Columbia University

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Lo ha confermato il Framingham Heart Study, una ricerca condotta (e tuttora in corso) dalla Columbia University: 2 anni di scuola in più riducono la mortalità del 10%. Ecco cosa è emerso dallo studio.

La ricerca sul livello di istruzione e la mortalità

Istruzione elisir di lunga vita: potrebbe essere il sunto del Framingham Heart Study, la ricerca della Columbia University Mailman School of Public Health e del Robert N. Butler Columbia Aging Center che ha mostrato l’associazione tra livelli d’istruzione più elevati, rallentamento dell’invecchiamento e maggiore longevità.

Quello della Columbia è uno studio osservazionale iniziato nel 1948 e tuttora in corso. Al momento, come spiegato dall’università statunitense, copre tre generazioni. Si tratta della prima analisi al mondo che ha collegato il livello di istruzione scolastica con il ritmo dell’invecchiamento biologico e della mortalità.

“Sappiamo da tempo che le persone con livelli di istruzione più elevati tendono a vivere più a lungo. Ma ci sono molte sfide da affrontare per capire come ciò avvenga e, soprattutto, se gli interventi per promuovere il livello di istruzione contribuiscano ad una longevità sana”, ha dichiarato Daniel Belsky, professore associato di Epidemiologia alla Columbia Mailman School.

Per misurare il ritmo dell’invecchiamento, i ricercatori hanno applicato un algoritmo, noto come orologio epigenetico DunedinPACE, ai dati genomici raccolti dal Framingham Heart Study. Il DunedinPACE (acronimo di Pace of Aging Computed from the Epigenome) viene misurato attraverso un esame del sangue e funziona come un orologio per il processo di invecchiamento, calcolando la velocità con cui il corpo di una persona cambia man mano che invecchia.

Gli esperti della Columbia hanno utilizzato un campione formato da circa 14mila persone nell’arco di tre generazioni per collegare i dati relativi al livello di istruzione dei bambini con quelli dei loro genitori (mobilità educativa). Hanno poi sfruttato i dati di un sottoinsieme di partecipanti che hanno fornito campioni di sangue per calcolare il ritmo dell’invecchiamento biologico utilizzando l’orologio epigenetico DunedinPACE.

I risultati dello studio sulla scuola

Dallo studio è emerso che 2 anni di scuola in più si traducono in un ritmo di invecchiamento più lento del 2-3%, che corrisponde ad una riduzione pari a circa il 10% del rischio di mortalità.

“I nostri risultati supportano l’ipotesi che gli interventi per promuovere l’istruzione rallentino il ritmo dell’invecchiamento biologico e favoriscano la longevità”, ha spiegato Gloria Graf, dottoranda presso il Dipartimento di Epidemiologia della Columbia.

“Gli orologi epigenetici come DunedinPace – ha continuato la ricercatrice – hanno il potenziale per migliorare questo tipo di studi sperimentali, fornendo un risultato che può riflettere l’impatto dell’istruzione sull’invecchiamento sano ben prima dell’insorgenza di malattie e disabilità in età avanzata”.

“Abbiamo scoperto che la mobilità scolastica verso l’alto è associata sia ad un rallentamento dell’invecchiamento sia ad una diminuzione del rischio di morte – ancora Graf -. Infatti, le traiettorie di invecchiamento più sane sono state riscontrate sui partecipanti più istruiti. Questo schema di associazione era simile tra le generazioni e si è mantenuto nel confronto tra fratelli – ha concluso Gloria Graf -: i fratelli con una mobilità educativa più elevata tendevano ad avere un invecchiamento più lento rispetto ai fratelli meno istruiti”.