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Stanza dei giochi degli asili nido Fonte foto: iStock

Asili nido, la nuova mossa del Governo Meloni scatena la polemica

La decisione del Governo Meloni in merito agli asili nido in Italia desta allarme e preoccupazione, soprattutto per le evidenti disparità regionali

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Polemiche su una decisione del Governo Meloni che riguarda la copertura degli asili nido a livello locale. Gli obiettivi prefissati sono, infatti, stati tagliati. In particolare sono state notate delle disparità regionali davvero notevoli, che non permettono a tutta l’Italia di adeguarsi agli standard previsti a livello europeo. Saranno soprattutto il Mezzogiorno e le Isole a farne le spese maggiori: zone dove già la situazione è ora al limite, con carenze davvero importanti per questo fondamentale servizio per la primissima infanzia.

Asili nido, tagliati gli obiettivi di copertura

Il Governo ha tagliato gli obiettivi di copertura degli asili nido a livello locale, come riportato dal quotidiano ‘La Repubblica’. Era stato fissato a livello nazionale il traguardo di un posto ogni tre bimbi, così da arrivare in linea con gli standard europei. Traguardo che, a quanto pare, non sarà valido per tutta l’Italia, con delle discrepanze molto evidenti tra le Regioni del Nord e quelle del Sud.

Nel Piano strutturale di bilancio (Psb) che il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha inviato a Bruxelles ci sono le riforme che il nostro Paese si impegna a rendere reali entro i prossimi anni. Ci sono anche riferimenti ai posti negli asili nido, un servizio per la prima infanzia fondamentale per tutte le famiglie italiane. L’obiettivo del 33%, inserito nel Pnrr per il 2026, viene confermato, ma solo a livello nazionale. È emerso, infatti, anche un obiettivo territoriale, che però si ferma al 15%, con una forte disparità tra Regioni. Le opposizioni sono già sul piede di guerra, per quella che viene descritta come una scelta molto grave per un servizio educativo e di sostegno alle famiglie, soprattutto nelle aree più fragili, sul quale non si può giocare al ribasso.

Le disparità regionali degli asili nido

Nel nostro Paese ci sono disparità impressionanti nella disponibilità di posti in asilo per i bambini con meno di 3 anni. Il dato totale del 2022, riportato da ‘La Repubblica’, era del 30% (dato in crescita anche per il calo delle nascite e, comunque, vicino all’obiettivo del Pnrr). Il divario è decisamente alto tra le prime regioni della classifica, come Umbria (46,5%) o Emilia Romagna (43,1%), e le ultime, come Campania (13,2%) e Sicilia (13,9%). Tutte le Regioni del Sud sono sotto la soglia prevista e ci sono città molto lontane dalla media ipotizzata, come, ad esempio, la città di Catania, che rimane ferma all’8%.

Proprio per ridurre questo gap territoriale, il ministero dell’Istruzione aveva indirizzato il 60% delle risorse dell’ultimo bando proprio al Mezzogiorno. Il ministero delle Finanze ha spiegato che la soglia del 15% nel PSb è stata decisa proprio in quest’ottica di aiuto: ma la soglia rimane non sufficiente ed è una decisione presa al ribasso rispetto alla legge di Bilancio del 2022 del Governo Draghi. In quell’occasione, infatti, era stato stabilito che entro il 2027 si sarebbero dovuti garantire dei livelli essenziali di prestazione per gli asili del 33% in tutti i Comuni italiani o nelle aggregazioni di piccoli Comuni.

Bisogna anche tenere in considerazione che la posta successiva stabilita dall’Europa è ben più alta, visto che per il 2030 l’obiettivo da raggiungere è quello del 45%.