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Ripensare l'insegnamento dell'italiano: Valditara annuncia novità

Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha detto che occorre ripensare il metodo di insegnamento dell'italiano e ha annunciato delle novità

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha detto che “occorre ripensare il metodo di insegnamento dell’italiano“. E ha annunciato delle novità.

Valditara annuncia novità per l’insegnamento dell’italiano a scuola

“Occorre ripensare il metodo di insegnamento dell’italiano e dei programmi in generale dando più importanza a grammatica, sintassi, riassunti e comprensione del testo“. Lo ha detto il ministro Giuseppe Valditara ai microfoni di LaPresse a margine della presentazione degli esiti delle prove Invalsi 2025, che si è tenuta il 9 luglio alla Camera dei deputati.

“I dati sono molto interessanti dal punto di vista della rappresentazione del reale – ha proseguito il ministro -. I ragazzi, come d’altro canto anche gli adulti (qui mi allaccio alla famosa indagine del Censis), fanno fatica a comprendere il testo”. Per questo, “la comprensione del testo è una grande sfida“, ha aggiunto Valditara, così come “la capacità di esprimersi correttamente”.

E ha concluso: “Allora è evidente che dobbiamo potenziare l’insegnamento dell’italiano ripensando anche i cosiddetti programmi scolastici“.

I risultati dei test Invalsi 2025 in Italiano

I risultati delle prove Invalsi 2025, pur annunciando un incoraggiante calo della dispersione scolastica generale, rivelano un quadro più complesso e meno roseo per quanto riguarda le competenze in Italiano, con esiti che, in molti casi, non mostrano i segnali di ripresa sperati dopo il periodo pandemico.

Alla scuola primaria, i risultati in Italiano per la seconda e quinta classe si attestano su una sostanziale stabilità rispetto agli anni post-Covid (rispettivamente 66% e 75%). Tuttavia, un confronto con il 2019 evidenzia un calo significativo, pari o superiore al 4%.

Passando alla scuola secondaria di primo grado, in terza media la percentuale di alunni che raggiunge almeno la sufficienza in Italiano si ferma al 58,6% a livello nazionale. “Dopo
un primo calo del risultato medio nazionale tra 2018 e 2021 – si legge sul Rapporto nazionale Invalsi 2025 -, si è registrata una sostanziale stabilità tra 2021 e 2023 (la differenza, infatti, non è statisticamente significativa38). Nel 2024 e nel 2025 si osservano punteggi medi nuovamente in contrazione. Questo andamento suggerisce un progressivo indebolimento degli apprendimenti in Italiano nel corso del tempo”. Dagli esiti, inoltre, emergono profonde disparità regionali: “Le regioni del Settentrione (con eccezione per la provincia autonoma di Bolzano – lingua italiana) mantengono percentuali generalmente elevate, sebbene in calo rispetto al periodo pre-pandemico. Al contrario, molte regioni del Mezzogiorno continuano a mostrare valori sensibilmente più bassi, segnalando il permanere di una significativa frattura territoriale”.

Alla scuola secondaria di secondo grado, circa sei studenti su dieci (62,4%) raggiungono la sufficienza in Italiano. Si tratta di un dato in linea con quello del post-pandemia, ma inferiore a quello pre 2020 (nel 2019, per esempio, era il 70%). Anche qui i dati regionali sono molto variegati: quasi sette studenti di seconda superiore su dieci nel Nord-Ovest e Nord-Est ottengono risultati positivi, contro il 52,6% del Sud e delle Isole. La situazione più preoccupante si registra nell’ultimo anno delle superiori: la percentuale di studenti con una preparazione accettabile in Italiano è scesa al 52%, un calo di quattro punti rispetto al 56% dell’anno precedente e ben lontano dal 64% pre-Covid. Le differenze tra le diverse aree geografiche sono molto ampie: si va dal 60,9% del Nord-Est al 43,3% del Sud e Isole.

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