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Murales che raffigura Giulia Cecchettin Fonte foto: ANSA

Giulia Cecchettin, no al minuto di rumore al suo liceo: polemica

Scoppia la polemica a Padova, dove il preside del liceo in cui aveva studiato Giulia Cecchettin ha vietato il minuto di rumore in sua memoria

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

No al minuto di rumore nel giorno dell’anniversario dell’omicidio di Giulia Cecchettin nel liceo in cui aveva studiato, il Tito Livio di Padova. A stabilirlo è stata una circolare del preside dell’istituto, che ha invitato gli studenti al silenzio, piuttosto che al rumore, e ad accendere una candela in memoria della vittima, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Una decisione che ha fatto scoppiare un dibattito tra gli studenti, che si sono ribellati respingendo l’iniziativa.

No al minuto di rumore nella scuola di Giulia Cecchettin: la circolare del preside

Nessun minuto di rumore nelle scuole l’11 novembre, giorno in cui si ricorda la morte di Giulia Cecchettin. È accaduto proprio nel liceo Tito Livio di Padova in cui la giovane studentessa aveva studiato. Erano stati i movimenti studenteschi a organizzare questa iniziativa altamente significativa, in tutta Italia, opposta al classico minuto di silenzio.

Il preside dell’istituto, Luca Piccolo, ha però respinto questa richiesta e ha emanato una circolare in cui ha invitato al silenzio, con una candela accesa sul balcone di casa. Una decisione che ha generato la dura risposta da parte degli studenti dell’istituto e non solo.

Nel documento firmato da Piccolo, pubblicato da ‘La Repubblica’, si legge: “Credo che come scuola non ci sia nulla da aggiungere ai fiumi di parole che sono state dette. Anzi, proprio perché è necessario interiorizzare questo evento, rielaborare un anno di riflessioni, dibattiti, esternazioni, la nostra strada debba essere quella del silenzio”.

Il preside ha sottolineato di non voler vietare il dibattito e il confronto con i professori, ma ha voluto che si osservasse il silenzio come scelta di “vivere personalmente, nella calma e nella pacatezza, la rielaborazione di una tragedia più grande di noi”.

Gli studenti sono stati poi invitati ad accendere una candela da posizionare sul balcone dalle camera, lasciandola consumare fino alla fine. “Un segno che ci può ricordare coma la vita di Giulia sia stata spenta un anno fa, lentamente, come una candela”, ha concluso Piccolo nella circolare. Ma gli alunni non hanno condiviso le parole del preside e hanno acceso il dibattito.

La reazione degli studenti sul minuto di rumore per Giulia Cecchettin

“In tutta Italia, come a Padova, sono tantissime le scuole e le università che nell’anniversario del femminicidio di Giulia Cecchettin hanno deciso di organizzare i ‘minuti di rumore’, ormai diventati simbolo della lotta alla violenza di genere da parte degli studenti e non solo”, hanno spiegato sul proprio canale Instagram gli attivisti della Rete degli studenti Medi del Veneto e di Padova.

“Il femminicidio di Giulia ci ha scossi profondamente – hanno riferito gli attivisti -, ma ci ha dato anche la possibilità di riconoscere collettivamente che quando si parla di violenza di genere i casi isolati non esistono, che i problemi sono strutturali, culturali e sociali, e che se non se ne fa carico la collettività allora il semplice ricordo espresso singolarmente resta un simbolo vuoto”.

Gli studenti hanno quindi voluto ribadire l’importanza del rumore: “Il minuto di rumore significa questo, significa che davanti a una società che ci consiglia caldamente di stare zitte, che teme le parole patriarcato e la denuncia delle violenze sistemiche noi scegliamo di fare rumore, insieme”.

“Non ci servono, come suggerito nella circolare, candele accese, silenzio o simboli, perché il ricordo di Giulia continua e continuerà a passare attraverso la lotta, attraverso la messa in discussione del sistema patriarcale, di cui il femminicidio non è altro che un prodotto”, prosegue il messaggio. “La ‘drammatica morte di Giulia’ non è avvenuta lentamente come lo spegnimento di una candela, la sua vita è stata troncata, da un’altra persona, da un uomo, da un figlio della cultura patriarcale…E tutto ciò ha un nome, si chiama femminicidio”.

Una denuncia, quella degli studenti, che si allarga anche ad altri istituti che non avrebbero aderito al minuto di rumore: “Il Tito Livio a Padova non è l’unica scuola dove è successo: in tutta Italia sono stati vietati momenti collettivi come questo. Questo è assolutamente inaccettabile“.

“Noi signor preside non ci stiamo, di silenzio ce n’è sempre stato fin troppo di fronte a queste problematiche, come la stessa famiglia di Giulia ha sempre fatto intendere, noi continueremo a fare rumore, per Giulia, per tutte”, conclude il messaggio della Rete Studenti Medi Padova e Veneto.