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Il rocker di Zocca Vasco Rossi Fonte foto: Ipa

Che scuola ha fatto Vasco Rossi e la sua canzone per Nietzsche

Vasco Rossi è uno dei cantanti più amati in Italia: che scuola ha fatto e qual è stato il libro più importante per lui? Cosa c'entra Nietzsche?

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Vasco Rossi è sicuramente uno dei cantanti più amati del nostro Paese. Il rocker di Zocca ha scritto e cantato alcune delle canzoni più celebri che tutti conosciamo a memoria. Che scuola ha fatto Vasco Rossi? Forse non tutti sanno che all’epoca in cui era studente si era appassionato particolarmente a un autore, Friedrich Nietzsche, che ha voluto omaggiare anche in uno dei suoi brani più celebri, che sembrerebbe essere proprio dedicato al suo pensiero.

Il percorso scolastico di Vasco Rossi

Vasco Rossi è nato a Zocca, in provincia di Modena, il 7 febbraio del 1952. Il provocautore, come si è autodefinito lo stesso Blasco, ha iniziato la sua carriera nel 1977, pubblicando 34 album e tenendo moltissimi concerti (più di 800) in cui ha sempre dato il massimo ai suoi fan. Il cantante dalla vita spericolata, che ha avuto anche alcuni problemi di alcol e droghe negli anni Ottanta, oggi è un’icona. Che scuola ha fatto?

Dopo la licenza media, Vasco Rossi ha deciso di iscriversi in una scuola superiore salesiana di Modena, dalla quale è scappato per ben due volte, non riuscendo a “digerire” l’educazione rigorosa impartita in classe. Il padre, allora, decise di iscriverlo all’Istituto Tecnico Commerciale Tanari di Bologna, dove prenderà il diploma di ragioneria. Dopo la maturità, il Blasco ha scelto di continuare a studiare nel capoluogo emiliano: avrebbe voluto iscriversi al Dams, perché appassionato di teatro sperimentale, ma il padre lo ha convinto a frequentare la facoltà di Economia. Dopo due anni, però, visto che non era quello che amava studiare, il giovane Vasco ha di nuovo cambiato strada, optando per Pedagogia, ma fermandosi a otto esami dalla fine.

Gli autori preferiti di Vasco Rossi

In un’intervista rilasciata al ‘Corriere della Sera’, Vasco Rossi ha raccontato di non aver mai amato la scuola superiore frequentata: “Non ho mai provato interesse per i calcoli, i contratti, gli assegni. Pensa che paradosso: io che vado a ragioneria”.

Il cantante, all’epoca, ha deciso di iniziare a leggeri libri che nella sua scuola non si studiavano: “I classici di filosofia, innanzitutto. Socrate, Platone. Mi sono accostato a quei testi in maniera antiaccademica, confusa, disordinata. Saltavo da un pensatore a un altro, senza disciplina. Ma la mia rivelazione più grande è stato Nietzsche. Mi colpivano i titoli dei suoi libri: Umano, troppo umano è tra i più belli che siano mai stati immaginati. Mi affascinavano i suoi aforismi”.

E proprio uno dei suoi brani più celebri e iconici è proprio dedicato al filosofo: “Vita spericolata è anche un omaggio a Nietzsche. Negli anni, ho continuato a leggere i filosofi. Quando vivevo nello Stupido Hotel, passavo le giornate annotando Aut-Aut di Kierkegaard, che mi ha insegnato il valore dell’esperienza. Poi, ho iniziato il viaggio attraverso la Critica della ragion pura di Kant. E l’ho trovato bello e chiaro. Ho più difficoltà a misurarmi con coloro che interpretano i filosofi”.

Il primo libro “artistico” di Vasco Rossi

Vasco Rossi a ottobre 2024 ha sorpreso tutti i suoi fan con un libro: non un’autobiografia, ma un libro “artistico”, dal titolo “Vivere/Living“. Si tratta di una raccolta di testi e pensieri del cantautore di Zocca, proposti in italiano e in inglese, con la traduzione del poeta californiano Paul Vangelisti. Il nuovo progetto editoriale di Vasco ricorda anche le precedenti esperienze editoriali, con il Diario di bordo del 1996 e La versione di Vasco del 2011.

Nell’intervista al ‘Corriere della Sera’ lui lo descrive come “un atto di libertà. Ed è un riconoscimento, come una laurea ad honorem, un Oscar o come quando, agli inizi degli anni Ottanta, De Gregori si è fermato in una strada di Roma per salutarmi. Con Vivere finalmente entro in un’importante collana di poesia”. Ma è anche “un autoritratto. Ogni cosa che faccio e che scrivo è questo: un autoritratto. Un modo per dire: questo sono io”.