Chi è Simone Scarano, professore a 19 anni: la sua storia
Simone Scarano ha solo 19 anni: non appena ha preso il diploma, dopo le superiori, è tornato subito a scuola, non come studente, ma come insegnante
Terminare le scuole superiori e prendere il diploma, iniziando subito dopo a lavorare come docente, non è cosa che si legge tutti i giorni. Eppure è quello che è successo a Simone Scarano, un giovane di soli 19 anni che in pochi mesi è passato da essere uno studente a essere un professore, dal sedersi sui banchi al sedersi su una cattedra. Lui è, infatti, un insegnante tecnico pratico (itp) e ha ottenuto un posto non appena ha terminato il suo esame di Maturità. Ecco la sua storia.
Chi è Simone Scarano
Simone Scarano è un giovane ragazzo di 19 anni che ha preso il diploma di scuola superiore ed è diventato in poco tempo un insegnante. È uscito dalla scuola come studente ed è rientrato poco dopo come docente. Si è diplomato nel 2023 in Amministrazione, finanza e marketing e ha deciso di continuare gli studi, frequentando il corso di Scienze Motorie alla Parthenope. Ma nel frattempo insegna a scuola e capita spesso che colleghi e personale ATA lo scambino per un alunno.
Ha deciso di diventare insegnante durante il Covid, “quando mi è capitato di aiutare dei compagni in difficoltà”, ha raccontato al ‘Corriere della Sera’. Ha dovuto studiare pedagogia, psicopedagogia, didattica per poter accedere al concorso: non è stato facile, ma alla fine ce l’ha fatta. Il ragazzo originario di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, è forse il docente di ruolo più giovane d’Italia.
Cosa insegna Simone Scarano
Simone Scarano ha superato il concorso straordinario Pnrr come insegnante tecnico-pratico. A fine settembre 2024 ha ottenuto una cattedra a Crema, in Lombardia. Il 19enne ha dovuto cambiare città, visto che gli è stato assegnato un posto a Crema. Qui, però, ha detto di trovarsi bene: “Questa cittadina mi ricorda geograficamente Aversa, in provincia di Caserta; mi sono ambientato velocemente. Devo ringraziare anche gli insegnanti più grandi che ho conosciuto nell’istituto dove insegno, che si sono messi subito a disposizione anche nell’aiutarmi a trovare un alloggio. Tanti sono napoletani e del Sud, tanto che all’interno del corpo docente esiste una sorta di “dipartimento campano”. Ha però un sogno: vorrebbe tornare a Napoli. “Non subito, ma l’obiettivo è quello, perché vivere a Napoli è sempre bello. Crema mi piace, l’unica cosa che finora mi ha un po’ destabilizzato è il freddo, che a volte è davvero pungente”.
Non sono mancate, però, polemiche, da quando la sua storia è diventata di dominio pubblico. Ci sono molti insegnanti che si sono lamentati, perché sono precari da anni, hanno speso soldi per Cfu, attestati, Master e, alla fine, vengono superati da un ragazzo che ha vinto il concorso Pnrr. Lui ha risposto così alle accuse: “Ognuno può dire quello che vuole, ma sinceramente non ci posso fare nulla se ho vinto un concorso, ho semplicemente colto l’occasione che mi si è presentata, ed è andata bene. Sono certo che per tanti precari, attraverso lo studio e l’impegno, arriverà anche per loro l’occasione giusta”.
Prima di essere assunto a tempo indeterminato, però, dovrà fare un anno di prova. “Prima del concorso nella scuola, ne ho fatto uno nei Carabinieri. Ma quando mi è stato comunicato di aver superato l’esame per l’insegnamento, non ho avuto dubbi, e ho scelto questa carriera, non fosse altro perché insegnare è l’attività che più mi rispecchia”.
Il suo rapporto con gli studenti
Intervistato dal quotidiano il docente ha raccontato il suo primo giorno in cattedra: “Quando sono entrato la prima volta in classe, gli alunni sono rimasti di stucco: Ma è legale?, mi hanno chiesto in tanti”. Poi ha spiegato: “I miei alunni hanno un’età che varia dai 15 ai 17 anni. In classe cerco sempre di mantenere il dovuto distacco che serve nel rapporto tra insegnante e allievo. Se capita che un ragazzo o una ragazza mi saluta quando ci si incontra per strada, ricambio ma dandogli del Voi. Poi, una volta che sono diplomati ci si può prendere anche un caffè assieme, mai però durante il percorso di formazione”.