Dopo la scuola: la classifica dei lavori più impattati dall'IA
Alcuni ricercatori hanno stilato una lista delle professioni su cui l'intelligenza artificiale avrà maggiore impatto, non per forza negativo
L’intelligenza artificiale avanza a ritmo serrato ed è ormai diffusa ovunque seppur apparentemente invisibile. Da tempo il dibattito è acceso su come regolamentarla e quali potranno essere i rischi nel mondo del lavoro. Un team di ricercatori dell’università degli Studi di Milano Bicocca ha provato ad analizzare la situazione e a stilare un elenco delle professioni che più subiranno un impatto dalle innovazioni di questa tecnologia.
La top 5 dei lavori più impattati dall’IA
Al primo posto della classifica sui lavori più a rischio a causa dell’IA ci sono i fisici, al secondo gli analisti di business intelligence, al terzo gli esperti in animali, al quarto gli ingegneri aerospaziali e al quinto gli statisti. In realtà, però, quella che sembra una condanna a morte per queste professioni potrebbe trasformarsi in un’opportunità.
A ‘Wired’ Fabio Mercorio, uno dei ricercatori del centro di ricerca Crisp (Interuniversity Research Center of Public Services) e tra gli autori dello studio ha spiegato che “l’effetto delle nuove tecnologie su alcuni lavori può essere anche positivo, solo chi non lo saprà capire verrà sostituito, non da una macchina però, ma dal collega, umano, che le ha sapute usare meglio”.
Mercorio ha chiarito che “chi è in cima alla classifica non è detto che verrà danneggiato dalle nuove tecnologie, anzi potrebbe guadagnarne in efficienza e produttività“. I fisici, per esempio, potrebbero far fare i noiosi calcoli agli llm, così da potersi dedicare con maggiore attenzione al controllo e all’interpretazione dei risultati, nonché alla lotta contro le fake news scientifiche.
Nel caso degli ingegneri aerospaziali, invece, “gli llm possono rivoluzionare la ricerca di nuovi materiali e tecnologie e ottimizzare i calcoli per nuovi progetti. Un potenziale impatto positivo peculiare emerso in modo specifico per questo settore e da non ignorare”.
Gli statisti come i fisici possono essere supportati nei calcoli “ma gli llm non li aiuteranno nella supervisione e nel coordinamento di chi raccoglie dati: questi compiti non sono gestibili dalla tecnologia”. In ogni caso, chi non vuole avere a che fare con l’intelligenza artificiale, dopo la scuola potrebbe ripiegare nelle attività che sono in fondo alla classifica come poeti e scrittori al 256esimo posto o estetisti e pavimentisti, penultimi e ultimi della lista.
Lo studio su lavoro e IA
La classifica dei ricercatori della Bicocca è stata realizzata tramite un database di mansioni divise per oltre 900 professioni. Il team ha domandato a tre llm (large language model) open source, Mistral (7B Instruct v 0.2), Openchat (3.5 0106) e Orca mini (v3 7b) quali sapessero fare meglio. Poi ha creato un “terminator benchmark” per indicare dove e come le nuove tecnologie ci sostituiranno o ci supporteranno. “È un indice di ‘impatto’ in senso neutro”, ha spiegato Mercorio.
Dall’analisi è emerso che le capacità dell’intelligenza artificiale nello svolgere diverse attività fa riscoprire il lato umano insostituibile anche delle professioni considerate in declino.
La riscoperta dei lavori “umani” di relazione
Il ricercatore della Bicocca ha evidenziato come “ogni volta che ci sono task relazionali o che richiedono intelligenza emotiva, l’IA generativa, come anche la robotica, per ora non portano alcun miglioramento”.
Professioni come la maestra d’asilo, il barista o i manager che vivono di relazioni dirette con clienti, colleghi e persone non possono essere sostituiti dalle macchine. Ma anche nei casi dei lavori che l’Ai riesce a fare emerge come, riscoprendo il lato umano, si potrà usare tali tecnologie come supporto nelle attività tecniche.
Per esempio un giornalista potrebbe essere aiutato dagli llm a elaborare grandi quantità di dati testuali, email e articoli, e a identificare potenziali fonti, ma lo studio sottolinea come “la natura complessa e sfumata delle relazioni umane, la fiducia e la comunicazione continua richieste dalla professione lasciano questo compito principalmente un’attività umana”.
In conclusione la ricerca mostra come solo imparando a integrare l’IA in modo efficace con la propria professione, non si perderà il lavoro e a gestire meglio le risorse umane.