Fece gesto della pistola a Meloni: punito lo studente. È polemica
Il consiglio di classe ha deciso la punizione per lo studente che mimò il gesto della pistola contro la presidente Giorgia Meloni, ma è polemica
Il 19 marzo, uno studente che era insieme alla classe al Senato per seguire la seduta, aveva fatto il gesto della pistola con le mani rivolto contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Dopo le polemiche, è arrivata la punizione per il 17enne: ecco in cosa consiste.
- La punizione per lo studente che mimò il gesto della pistola
- Le parole della preside sullo studente
- La lettera del collettivo studentesco contro la preside
La punizione per lo studente che mimò il gesto della pistola
Il consiglio di classe ha deciso: un giorno di sospensione e un libro da leggere. È questa – si legge su ‘La Repubblica’ – la punizione per lo studente del Liceo scientifico Righi di Roma che, durante una visita in Senato, aveva mimato il gesto della pistola verso la premier Giorgia Meloni, che era presente in Aula per le consuete comunicazioni ai senatori in vista del Consiglio europeo.
Il gesto del giovane, ripreso dalle telecamere, era subito saltato all’occhio di alcuni parlamentari e del presidente del Senato Ignazio La Russa, che era intervenuto in Aula definendo “poco elegante, per essere light” l’atto dello studente. Anche la stessa Giorgia Meloni aveva commentato l’accaduto durante la seduta, definendosi colpita dal gesto “avvenuto in un’Aula come questa nel giorno dell’anniversario della morte di Marco Biagi, un servitore dello Stato che ha pagato con la vita la sua disponibilità verso le istituzioni”.
Nei giorni scorsi, lo studente aveva chiesto scusa inviando una lettera per spiegare le ragioni del suo gesto, da lui stesso definito “sbagliato”, senza comunque arretrare sulle sue posizioni di dissenso nei confronti della presidente del Consiglio e del Governo.
Le parole della preside sullo studente
La preside Cinzia Giacomobono, che aveva già anticipato un provvedimento disciplinare per lo studente, si è detta “soddisfatta per aver trattato una questione così delicata e divenuta di rilevanza nazionale, in maniera costruttiva per lo studente e per tutta la comunità scolastica”, come riporta ‘La Repubblica’.
“L’intento della scuola – ha continuato la dirigente scolastica – è educativo e non repressivo. Sono convinta che da questa vicenda tutti abbiano imparato qualcosa, me compresa”.
La lettera del collettivo studentesco contro la preside
“È impossibile non notare il doppio standard di reazione e posizione da parte della nostra scuola. Non c’è stata esitazione nello schierarsi contro un gesto di dissenso, etichettato come violento. Eppure non ci si è preoccupati di rimanere in silenzio nei confronti di innumerevoli altre violenze che accadono sotto i nostri occhi”, ha scritto, in una lettera indirizzata alla preside Cinzia Giacomobono, il Collettivo Ludus del Liceo Righi, come riportato dall’agenzia ‘Dire’.
“Volevamo ricordare a tal proposito – ha continuato il collettivo – che il liceo di cui si vanta la preside, che coraggiosamente non ha esitato a schierarsi contro tale gesto, è lo stesso che è stato in silenzio a seguito della violenza poliziesca nei confronti degli studenti e delle studentesse. Lo stesso che sistematicamente non si esprime su temi scomodi che lo riguardano per non intaccare il buon nome della scuola. Lo stesso che ha taciuto e tuttora tace mentre il popolo palestinese subisce un genocidio“.
“E allora preside, grazie per il prezioso insegnamento sui valori della democrazia, sulla pluralità di opinioni, sullo sviluppo del senso critico e sul rispetto. Coerentemente con le sue stesse parole, ci chiediamo: perché non ci permette un momento di formazione sul genocidio che sta avvenendo in Palestina da quattro mesi a questa parte?”, hanno concluso gli studenti.