
Furia Crepet contro l'esame di Maturità: c'è un problema "enorme"
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet all'attacco contro l'esame di Maturità: perché secondo l'esperto c'è "un problema enorme" e di cosa si tratta
Paolo Crepet si è scagliato contro la Maturità. Durante un’intervista, parlando di violenza giovanile, il noto psichiatra e sociologo ha denunciato quelle che, a suo avviso, sono le criticità del sistema educativo italiano. Secondo Crepet, l’esame di Stato così come concepito oggi nasconde un “problema enorme“, che va ben oltre la mera valutazione delle competenze, affondando le radici nella capacità stessa dei giovani di affrontare la frustrazione e la sconfitta. Una critica, quella dell’esperto, che si estende ai modelli educativi attuali, accusati di non preparare i ragazzi alla complessità della vita reale.
- Maturità, perché secondo Crepet c'è un "problema enorme"
- Per Crepet i giovani d'oggi non tollerano la frustrazione
- La lezione di Crepet sulla sconfitta
Maturità, perché secondo Crepet c’è un “problema enorme”
Per Paolo Crepet la Maturità è ben lontana dall’essere uno strumento efficace per valutare la “vera maturità” dei giovani. Lo ha detto in un’intervista rilasciata a Famiglia Cristiana il 18 giugno, giorno della prima prova dell’esame di Stato 2025.
Per lo psichiatra, l’attuale impianto dell’esame di Stato è inadeguato a cogliere la complessità della persona. “Oggi inizia l’esame di Maturità ma io sfido qualsiasi insegnante a dire se Giacomo o Camilla siano maturi o no. Maturi per che cosa? Perché sanno scrivere venti righe su una traccia proposta? Ma questa è maturità?“, ha domandato provocatoriamente l’esperto.
Il problema di fondo, secondo la sua analisi, risiede nel fatto che “la scuola non esiste più“. La scuola, ha proseguito, “non è più un’agenzia educativa utile a capire chi sono i ragazzi e le ragazze e secondo me è un problema enorme“.
E ha aggiunto: “Lo penso da trent’anni, ci ho scritto una quarantina di libri ma non so quanta contezza ci sia su questo punto”.
Per Crepet i giovani d’oggi non tollerano la frustrazione
Il “problema enorme” evidenziato da Crepet nel sistema educativo italiano si lega ad un’altra criticità che, a suo dire, affligge gran parte dei giovani d’oggi: “la totale incapacità di tollerare la frustrazione“.
Questo aspetto, ha spiegato lo psichiatra, si manifesta in una serie di reazioni sproporzionate a eventi che sono all’ordine del giorno, come “l’esame andato male, l’appuntamento mancato, lo smartphone che s’inceppa, gli amici che non ti hanno avvisato per uscire, il brutto voto a scuola, un rimprovero sul posto di lavoro”.
Tale fragilità, a suo avviso, è il risultato di un modello educativo che ha abituato i ragazzi a una costante gratificazione e a un’assenza quasi totale di ‘no’. “Questi ragazzi sono stati tirati su con un miliardo di sì e imbottiti con qualsiasi forma di benessere, non solo materiale“, ha ammonito Crepet.
La sua critica rappresenta un messaggio diretto ai genitori e agli educatori, accusati di non fornire ai giovani gli strumenti per affrontare il ‘no’, che ha sottolineato essere fondamentale per la crescita. “Se uno a 13 anni va a fare la festa e vuole che ci sia la birra, qualcuno deve dirgli no, la birra no. Ma se non glielo dice nessuno, lui pensa di essere figo e invece è solo un cretino, perché quel no serve a lui e alla sua crescita. Ma quanti libri bisognerà scrivere perché la gente capisca questo?”, ha chiosato.
La lezione di Crepet sulla sconfitta
Per Paolo Crepet, la sconfitta si configura come un banco di prova della nostra capacità di gestire la frustrazione, trasformandola in una leva indispensabile per la crescita e per migliorare se stessi. Lo psichiatra ha illustrato questo concetto in un’intervista a Agi parlando dell’insuccesso di Jannik Sinner al Roland Garros.
“Solo la sconfitta può metterti faccia a faccia con le tue carenze, dandoti la possibilità di migliorarti, chi vince sempre non ha queste possibilità“, ha spiegato lo psichiatra.
Parlando della sconfitta di Sinner, Crepet ha criticato il tennista per aver detto di volersi concentrare sugli aspetti positivi della partita più che sul suo insuccesso. Lo psichiatra ha bollato queste dichiarazioni come “balle da mental coach”, aggiungendo: “È come se dopo essere stata lasciata da quello che credeva il ragazzo della sua vita, una ragazza si focalizzasse sui weekend romantici passati con lui e non sul dolore che prova, non è credibile”.
Secondo Crepet ignorare la frustrazione, la rabbia, il dolore per una sconfitta è controproducente. Per questo, se fosse lui il mental coach di Sinner, gli consiglierebbe di “portarsi in campo quella rabbia, ben gestita”. Non una rabbia distruttiva, “quella che porta i tennisti a contestare gli arbitri o ancora peggio a prendersela con se stessi”, ma una rabbia costruttiva, quella che si trasforma in energia per superare i propri limiti.
Crepet ha esteso la sua ‘lezione’ ai genitori, che dovrebbero “lasciare liberi di sbagliare” i propri figli, poiché la capacità di metabolizzare il fallimento si acquisisce solo con l’esperienza diretta.
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