La classifica delle città con le migliori mense scolastiche
Le città dove si mangia meglio nelle mense scolastiche: una classifica ha svelato anche quali sono i punti di forza e di debolezza dei menu
Cosa mangiano bambini e ragazzi nelle mense scolastiche messe a disposizione nelle scuole italiane per chi ha il tempo prolungato? Una classifica ha svelato non solo quali sono le migliori mense scolastiche del nostro Paese, ma anche quali sono i loro punti di forza e quelli di debolezza. Spesso il servizio mostra delle lacune e non si è attenti a particolari tematiche, come lo spreco di cibo. Altre volte il tasto dolente è il costo dei pasti e del servizio per le famiglie italiane.
La classifica delle migliori mense scolastiche in Italia
Il 10° Rating dei menu scolastici realizzato dall’osservatorio civico Foodinsider ha svelato qual è la situazione delle mense nelle scuole italiane. In particolare è stata realizzata una classifica che ha presentato il podio delle migliori realtà del nostro Paese, per quello che riguarda la somministrazione dei pasti a scuola a bambini e ragazzi di diverse età.
Al primo posto dei Comuni più virtuosi c’è la città di Parma, che ancora una volta si aggiudica la medaglia d’oro. La città emiliana è seguita al secondo posto da Cremona, mentre il podio viene chiuso dalla città di Fano, in provincia di Pesaro-Urbino. Le tre cittadine sono state premiate perché propongono quotidianamente menù scolastici che si basano su “qualità nutrizionale, attenzione all’ambiente e valorizzazione delle filiere locali”.
Quali sono i punti di forza e di debolezza delle mense a scuola
Il report non ha solo svelato le città dove le mense scolastiche “brillano”, ma anche altre situazioni che possono venirsi a creare con questo prezioso servizio. L’indagine ha tenuto un focus importante sullo spreco alimentare: un problema importante che spesso viene sottovalutato dagli istituti. Nell’ultimo anno solo un terzo delle mense in Italia ha misurato gli scarti alimentari prodotti. Secondo l’ultimo rapporto Waste Watcher International nel nostro Paese buttiamo in media 555,8 grammi a settimana. Una quota superiore rispetto alla media UE.
Molte amministrazioni comunali, inoltre, hanno inserito nella propria proposta alimentare più di 10 prodotti locali a settimana, ma il 40% non raggiunge la sufficienza, presentando in tavola nelle mense pochi prodotti a chilometro zero (e in alcuni casi nessun cibo con tale origine). Per un menu sostenibile e sano la quota dovrebbe essere più alta.
Non solo note dolenti, ci sono anche degli aspetti positivi e dei miglioramenti che sono stati individuati dal report. La proposta di prodotti biologici a tavola è aumentata: circa la metà dei menù analizzati, infatti, ha incluso 22 ingredienti a settimana provenienti da agricoltura e allevamento che non ricorrono a sostanze chimiche di sintesi e organismi geneticamente modificati (Ogm). Solo il 5% degli istituti ne prevede meno di 9 a settimana.
I legumi sono spesso presenti nelle diete scolastiche di bambini e ragazzi: sono presenti una o più volte a settimana nel 94% dei menu analizzati. Il report ha svelato anche una maggiore varietà di cereali e la diffusione di prodotti integrali. È diminuita, invece, la presenza di carne rossa, anche se in questo caso esistono differenze territoriali sostanziali. Stanno diminuendo anche i cibi processati, così da garantire una dieta più sana e più sostenibile.
Quanto costano le mense scolastiche in Italia
Quanto costa la mensa scolastica? L’VIII Indagine realizzata da Cittadinanzattiva, pubblicata lo scorso maggio, ha svelato che nel 2025 le tariffe sono aumentate dell’1%, con differenze sostanziali nelle diverse regioni italiane.
Due milioni di studenti pagano la ristorazione scolastica con costi di 85 e 86 euro al mese, rispettivamente alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria, con un prezzo medio di 4,25 e 4,30 euro a pasto. La regione più costosa è l’Emilia Romagna (108 euro mensili), mentre la Sardegna è la più economica (61 euro alla scuola dell’infanzia e 64 euro alla scuola primaria).
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