
I lavori più in crescita: addio mestieri "classici" post scuola
Secondo i dati di Unioncamere e InfoCamere, dal 2023 al 2025 sono cresciuti i mestieri legati a benessere e tecnologia, mentre calano quelli manuali
Negli ultimi anni sta avvenendo un cambiamento nel mondo del lavoro che coinvolge un po’ tutti i settori. Nella maggior parte dei casi la trasformazione è legata alle nuove tecnologie e all’innovazione, ma contano anche i mutamenti della società e dei trend. Alcuni mestieri, negli ultimi anni, sembrano più appetibili degli altri. A salire sono le occupazioni legate al benessere e alla tecnologia, mentre i tradizionali lavori manuali accusano forti perdite.
Quali sono i mestieri in crescita
I dati di Unioncamere e InfoCamere fotografano un cambiamento epocale in cui l’artigianato si sta reinventando nell’era digitale.
Dal 2023 al 2025, i mestieri in crescita sono appunto quelli legati al benessere e alla tecnologia. Gli estetisti guidano questa rivoluzione con un incremento del 10,4%, seguiti da tassisti che segnano un aumento del 7,2% e dagli specialisti informatici con un +5,4%.
Le “officine digitali” prendono il posto delle botteghe storiche, trasformando un settore che conta 1,24 milioni di imprese registrate, pari al 21,2% del tessuto imprenditoriale nazionale.
I numeri assoluti sono nate 4.629 nuove imprese di estetisti, 1.045 tassisti e quasi 700 tecnici informatici. Il cambiamento rifletterebbe le nuove abitudini di consumo degli italiani. L’Istat conferma che i piccoli negozi al dettaglio continuano a perdere terreno (-1,7% a giugno), mentre crescono il commercio elettronico (+4,1%) e la grande distribuzione (+3,4%).
I protagonisti di questa trasformazione sono prevalentemente giovani, donne e stranieri, che si adattano a un lavoro sempre più “leggero, digitale e urbano”. Le imprese femminili guidano la crescita tra estetisti (+11%) e tassisti (+14,8%), gli under 35 si distinguono per l’incremento negli specialisti informatici (+15,6%) e nei tassisti (+11,1%).
Gli imprenditori stranieri mostrano aumenti consistenti tra tassisti (+28,4%) e professionisti informatici (+29,2%).
Le professioni in calo
Sul fronte opposto, i mestieri che soffrono di più sono quelli un tempo considerati tradizionali come i falegnami che registrano il calo più significativo del 10,9%.
Scende drasticamente anche il numero dei trasportatori che segna una riduzione dell’8,9% e dagli elettricisti con una perdita del 2,9%. Anche le lavanderie calano dell’8,8%, gli imbianchini dell’8,5% e i calzolai del 7,5%.
In numeri assoluti sono scomparsi 3.687 trasportatori, 1.677 elettricisti e 1.630 falegnami. Anche il settore della ristorazione ha perso 1.445 panettieri, mentre meccanici e idraulici calano rispettivamente di 1.237 e 1.227 unità.
Le stime sul futuro del mercato del lavoro
Secondo Andrea Prete, presidente di Unioncamere, il futuro del settore artigianato dipenderà anche dalle tensioni commerciali internazionali. “L’incertezza internazionale e le tariffe statunitensi pesano e peseranno”, ha avvertito Prete, sottolineando però la flessibilità delle aziende italiane nel diversificare i mercati di sbocco.
In un altro documento del 2024, “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028)”, Unioncamere ha delineato gli scenari futuri del mercato del lavoro in Italia.
Si stima che il mercato del lavoro italiano avrà bisogno tra 3,1 e 3,6 milioni di occupati nel prossimo quinquennio. La maggior parte di questo fabbisogno deriva dalla sostituzione dei lavoratori in uscita dal mercato del lavoro, pari a 2,9 milioni.
In termini di profili professionali, si prevede un aumento dell’occupazione di dirigenti, specialisti e tecnici (41% del fabbisogno totale), delle professioni impiegatizie, mentre gli operai specializzati e i conduttori di impianti dovrebbero diminuire.
Le competenze green e digitali saranno sempre più richieste. Si stima che a più di 2,3 milioni di lavoratori saranno richieste competenze green e più di 2,1 milioni di occupati avranno bisogno di competenze digitali entro il 2028.
L’Intelligenza Artificiale modificherà il mercato del lavoro, ma per il momento sembra destinata a integrare e non a sostituire le competenze delle professioni ad alta specializzazione.