Salta al contenuto
Classe vuota a scuola Fonte foto: iStock

Leggi razziali, dopo 86 anni torna nella scuola da cui fu espulsa

Dopo 86 anni Virginia Della Seta ha è tornata nella scuola di Roma dalla quale era stata espulsa perché ebrea dopo l'approvazione delle Leggi razziali

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

86 anni fa a causa della promulgazione delle Leggi razziali in Italia, approvate dal governo fascista di Benito Mussolini, una bambina era stata espulsa dalla scuola che frequentava, solo perché ebrea. A distanza di così tanti anni da quella pagina nera della nostra storia più recente, Virginia Della Seta, diventata ormai adulta, è rientrata in quell’edificio scolastico ed è stata tanta l’emozione per lei, per suo figlio che l’accompagnava, ma anche per i giovani studenti della scuola primaria che l’hanno accolta.

Virginia Della Seta espulsa da scuola per le leggi razziali

Sono passati 86 anni da quando Virginia Della Seta, che all’epoca era una bambina, è stata espulsa dalla scuola elementare di Roma che frequentava, a causa delle Leggi razziali che hanno impedito agli ebrei, bambini, adolescenti e adulti, di accedere a scuole, mestieri, attività professionali: da quel giorno lei non ha più potuto studiare con i suoi compagni.

Virginia è nata il 1929 e quando sono state approvate le Leggi razziali aveva 8 anni: frequentava la terza classe della scuola primaria. Ha dovuto lasciare la scuola, dire addio alle compagne di classe, cambiare totalmente vita, solo perché ebrea. Ha potuto continuare a studiare presso la Umberto I, una scuola dove il ministero aveva istituito una classe per soli bambini ebrei, ma solo al pomeriggio, perché non avrebbero dovuto incontrare gli altri studenti.

Nel 1943 il padre, i nonni, gli zii e i cugini paterni vennero portati nel campo di concentramento di Fossoli e poi ad Auschwitz. Non federo più ritorno a casa. Solo nel dopoguerra la famiglia ha scoperto qual era stato il loro destino.

Il ritorno nella scuola che non ha potuto frequentare

A 86 anni di distanza da quel giorno terribile, la donna ha fatto ritorno in quell’istituto scolastico che si trova in via della Cordicella, zona Sant’Angelo, e che oggi si chiama “Alberto Cadlolo”. Ad accompagnarla in questo giorno emozionante, che ha segnato il suo ritorno nella scuola dalla quale era stata esclusa ai tempi del fascismo, c’era il figlio, Roberto Pierluigi.

“Era molto bello stare insieme qui in cortile e in aula”, ha raccontato l’anziana signora entrando nella scuola che ricordava ancora alla perfezione, affermando che le materie che le piacevano di più erano “l’italiano e un po’ il francese”.

Il figlio ha fatto da portavoce alla madre, che ha definito “molto emozionante tornare in questa scuola da cui ero stata allontanata solo perché ebrea. Le leggi razziali rappresentano tuttora uno dei momenti più bui della nostra storia. Grazie per l’accoglienza, grazie alla scuola e all’associazione”. Il figlio ha poi ringraziato la madre “per essere presente qui con noi in questo bellissimo evento”.

Presso la scuola primaria, che fa parte dell’Istituto Comprensivo “Virgilio”, è stata anche scoperta una lapide che ricorda la sua storia e quella di tanti altri studenti ebrei ai quali è stata negata l’istruzione. La targa affissa in una parete interna alla scuola che ricorda tutti gli alunni espulsi nel 1938 a causa delle leggi razziali è stata realizzata su iniziativa dell’ADIMS, l’Associazione docenti italiani per la memoria nelle scuole.

L’accoglienza degli studenti della scuola

Ad attendere Virginia Della Seta nel suo ritorno nella vecchia scuola dalla quale era stata espulsa a 8 anni c’erano gli alunni di quarta e quinta elementare, che hanno anche intonato l’inno di Mameli. Emma, un’alunna di quinta elementare, ha letto una parte di “Una bambina e basta“, l’autobiografia di Lia Zevi, aggiungendo anche dei pensieri propri, come quello in cui ha ricordato “il valore del sacrificio di tanti bambini meno fortunati di noi, e ci auguriamo che queste ingiustizie non si ripetano più”.

Il preside della scuola, Alessio Santagati, ha parlato di “giornata emozionante nata con il duplice scopo di riportare in qualche modo in vita quei bambini ricordandone i nomi. Coltivare il ricordo e la memoria è il modo per costruire un mondo migliore”. La presenza di una rappresentanza della Comunità ebraica di Roma, di genitori e docenti è per lui “uno splendido esempio dell’inclusione, dell’universalità. A Virginia restituiamo simbolicamente uno dei momenti scolastici che le sono stati rubati”.