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Ragazzi impegnati all'esame di Maturità Fonte foto: iStock

Maturità 2025, il discorso di un maturando fa il giro del web

Un ragazzo maturando di un liceo bolognese ha spiegato con parole diventate virali cosa rappresenta oggi per le nuove generazioni l'esame di Maturità

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

A cosa serve oggi l’esame di Maturità? Ha ancora senso per gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori affrontare questo ultimo step prima di ottenere il diploma? Forse non è più concepibile considerarlo come si faceva nel passato e le parole di un maturando che sono diventate virali in occasione della Maturità 2025 lo dimostrano alla perfezione. Per i ragazzi è molto più di un voto, di una valutazione, di una dimostrazione delle proprie competenze: è qualcosa di leggermente diverso e di più profondo.

Le parole del maturando sull’esame di Maturità

Nei giorni della Maturità 2025, Federico Taddia su La Stampa ha riportato le parole di un ragazzo maturando che ha spiegato cosa rappresenta per lui questo esame che viene svolto alla fine delle scuole superiori per poter ottenere il diploma. Le parole di questo giovane appena maggiorenne sono diventate virali in breve tempo.

“E quando mai a 18 anni mi ricapita l’occasione di poter parlare davanti a sei, sette adulti, che stanno in silenzio ad ascoltarmi?”, queste le parole del giovane maturando, che poi ha aggiunto: “Sinceramente del voto finale m’interessa davvero poco: per una volta vorrei semplicemente essere guardato. Non dico compreso – non pretendo troppo. Ma visto sì. Per quello che sono e non per quello che vorrebbero che fossi“.

Cos’è oggi l’esame di Maturità

Partendo dalle parole di questo ragazzo maturando (Marcello, che frequenta un liceo bolognese), Federico Taddia ha voluto riflettere su cosa possa essere diventata oggi la Maturità. Non si tratterebbe di un esame da superare, ma di un vero e proprio palcoscenico nel quale dimostrare chi si è davvero, di fronte a un pubblico formato da adulti. Non un mero “bilancio di competenze, ma una finestra aperta sul presente. Non l’occasione per essere misurati, ma per essere conosciuti e riconosciuti”.

Probabilmente il pensiero di Marcello è lo stesso dei 520mila studenti italiani che stanno affrontando l’esame di Maturità 2025, tra prove scritte e colloquio orale. Questi ragazzi vogliono raccontarsi e “far capire chi sono diventati”. Vogliono “mostrare che non sono solo studenti, ma anche figli, amici, cittadini, anime pensanti in cammino”. Per i giovani si tratta forse della prima occasione in cui dimostrare tutto questo.

Come suggerito dal liceale bolognese, è un momento in cui gli adulti sono costretti a sedersi e ad ascoltare i giovani, guardando e ascoltando senza interrompere. Un momento nel quale ogni ragazzo e ogni ragazza può raccontare chi è veramente e cosa pensa. “Quel palco diventa un ponte. Tra chi sta crescendo e chi, da tempo, è cresciuto. Questo è, oggi, il valore più autentico dell’esame. Non dimostrare di essere diventati maturi. Ma guardarsi intorno e chiedersi se gli adulti che hanno attorno lo siano davvero”, ha poi aggiunto Federico Taddia nel suo intervento sul quotidiano.

Come dovrebbe essere vissuta la Maturità

La Maturità, dunque, dovrebbe essere vissuta non come un traguardo, ma come un passaggio. “La scuola, oggi, tende a correre. A incasellare, a valutare, a chiudere. Ma un esame può anche aprire. Può rallentare. Può creare un tempo altro. Un tempo in cui si possa respirare. In cui si possa sbagliare. In cui una domanda non sia solo una verifica, ma un invito alla riflessione”, ha suggerito Taddia.

Si tratta di un momento in cui fermarsi e nel quale le nuove generazioni, spesso non viste, non ascoltate, non prese in considerazione, possono far sentire la propria voce, sostenendo chi sono e chiedendo agli adulti che hanno di fronte di essere finalmente considerate.

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