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Esame di Maturità: prove scritte iStock

Maturità? No, esame di Immaturità: sfogo di una prof bergamasca

Una prof di Bergamo in una lettera ha spiegato che dopo la Maturità il comportamento di molti studenti per festeggiare è stato decisamente "immaturo"

Patrizia Chimera

Patrizia Chimera

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Giornalista pubblicista, è appassionata di sostenibilità e cultura. Dopo la laurea in scienze della comunicazione ha collaborato con grandi gruppi editoriali e agenzie di comunicazione specializzandosi nella scrittura di articoli sul mondo scolastico.

Le polemiche in seguito alla Maturità 2025 sono state molteplici. Non tanto per quello che ha riguardato le tracce delle prove scritte o le novità introdotte dal ministero dell’Istruzione e del Merito, quanto piuttosto sulla modalità che studenti e famiglie hanno utilizzato per celebrare il raggiungimento di un traguardo così importante. Per una professoressa bergamasca non si è trattato di un esame di Maturità, ma di “Immaturità“, per quello che è stato trovato fuori dalle scuole superiori alla fine dell’esame di stato.

Lo sfogo della prof sui “festeggiamenti” della Maturità

Una professoressa di Bergamo ha scritto una lettera indirizzata alla redazione del giornale locale Bergamonews, che l’ha pubblicata interamente sulle sue pagine online. La docente ha anche suggerito il titolo dell’articolo: “Esami di Immaturità“. E mai titolo fu più azzeccato, visto il contenuto della sua missiva.

Il suo è un vero e proprio sfogo sulla situazione emersa subito dopo la fine degli esami di Stato dell’ultimo anno delle scuole superiori. Una situazione indegna e indecente a suo dire, visto quello che è stato ritrovato fuori dagli istituti secondari di secondo grado: le modalità con cui gli studenti hanno festeggiato raccontano più di un “immaturità” che di maturità raggiunta.

Esami di Maturità e inciviltà: il racconto della professoressa

“Gentile Direttore, ogni anno, con la fine degli esami di maturità, le strade di Bergamo – in particolare davanti agli istituti superiori – si trasformano in scenari che poco hanno a che fare con la festa e molto con il degrado”, così inizia il racconto della docente bergamasca, che continua poi spiegando quello che è emerso: “Marciapiedi imbrattati di farina, salsa di pomodoro, uova rotte, bottiglie di spumante vuote, persino pesci morti lasciati come scherzo: questa è l’immagine che rimane della maturità di molti studenti”.

Mentre altri professori hanno lamentato la pacchiana abitudine di festeggiare la fine della scuola con corone di alloro, come spiegato dal professore Andrea Maggi (che tornerà nella nuova edizione de “Il Collegio”), ecco cosa ha detto la docente di Bergamo: “Quella che avrebbe dovuto essere una celebrazione di un traguardo importante diventa ogni anno una dimostrazione di inciviltà. È ormai una cattiva abitudine radicata tra le nuove generazioni, un rito che si ripete puntualmente — ma la civiltà, mi permetta di dirlo, dovrebbe prescindere dall’età. Essere giovani non può e non deve diventare un alibi per ignorare il rispetto del bene comune“.

Con la sua lettera la professoressa non vuole “spegnere l’entusiasmo, né giudicare la felicità dei ragazzi. È giusto festeggiare, ma esiste un modo sano e rispettoso di farlo. Lo spazio pubblico appartiene a tutti: anche ai bambini che il giorno dopo cammineranno tra vetri e residui organici, ai lavoratori che usciranno presto, agli operatori ecologici che saranno costretti a ripulire tutto”.

Secondo lei “la vera maturità si misura anche da questo: dalla consapevolezza che la libertà individuale ha come limite il rispetto degli altri e dell’ambiente che ci circonda. E forse è proprio questa la prova più difficile, quella che nessuna traccia d’esame può valutare, ma che dice molto di più su chi siamo”.

L’augurio della prof per il prossimo anno

Per la Maturità del prossimo anno la professoressa spera che le cose possano cambiare, “magari con un maggiore impegno educativo da parte delle scuole e delle famiglie e con qualche intervento di prevenzione da parte delle istituzioni. Non per punire, ma per far crescere. Perché Bergamo merita cittadini veri, non semplici diplomati”.

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