
Sulla Maturità scoppia un nuovo caso, la polemica di Prof Maggi
Secondo il professor Maggi dopo l'esame di Maturità (e non solo) c'è un'usanza portata avanti dai genitori che è decisamente pacchiana e cafona
Quando bambini e ragazzi terminano un percorso scolastico importante, le famiglie sono solite festeggiarli in tantissimi modi diversi. Alcune volte, però, si esagera: il professor Andrea Maggi, diventato famoso per aver partecipato al programma “Il Collegio” e per essere oggi una presenza fissa in molte trasmissioni televisive, in occasione della Maturità 2025 ha fatto una considerazione piuttosto polemica. C’è un’usanza che lui considera pacchiana e che riguarda il modo con cui i genitori festeggiano i traguardi scolastici dei loro figli.
Maturità, l’usanza pacchiana secondo prof Maggi
Su Il Gazzettino, il professor Andrea Maggi si è lasciato andare a una lunga riflessione sui festeggiamenti dei traguardi scolastici di bambini e ragazzi, proprio nei giorni della Maturità 2025, dopo le prove scritte e prima del colloquio orale dell’Esame di Stato.
Dopo l’orale della Maturità, che sancisce ufficialmente la fine delle scuole superiori, molti ragazzi si ritroveranno genitori e parenti fuori da scuola pronti a festeggiarli “con corone d’alloro, mazzi di rose, gerbere, tulipani e bouquet misti, come al termine di un saggio di danza”. La stessa cosa “accade da qualche anno ai bambini che finiscono la quinta primaria: le mamme e i papà fanno indossare loro il tocco da laurea e la toga”.
Secondo lui si tratta di “consuetudini che hanno preso piede a tal punto da essere ormai considerate la normalità. Invece non c’è niente di normale nel far indossare un tocco e una toga a un bambino che esce dalle elementari, peraltro senza aver nemmeno affrontato un esame. È pacchiano, cafone; niente affatto normale“.
Secondo prof Maggi non è normale nemmeno “incoronare con l’alloro un figlio che ha sostenuto l’esame di maturità. Bisognerebbe aspettare quantomeno la laurea. Quanto ai fiori, dovrebbero essere competenza del fidanzato o della fidanzata”.
Perché i genitori sbagliano con i figli secondo Maggi
Il professore televisivo ha aggiunto nel suo intervento che forse “i genitori di oggi forse non se ne accorgono, ma si impossessano dei traguardi dei loro figli, esercitando una presenza così ingombrante, nelle loro vite, da esigere di poter prendere parte anche alle loro tappe decisive”.
Andrea Maggi ha detto, poi, in riferimento non solo alla Maturità, che “gli esami sono riti di passaggio nella vita dei giovani e che vi sia partecipazione emotiva da parte dei genitori è auspicabile e giusto, intendiamoci. Ma tale sostegno non richieda, in cambio, la condivisione totale e incondizionata del successo – o del fallimento – con i genitori, perché sarebbe come rivendicare, da parte di questi ultimi, il possesso dei propri figli vita natural durante”.
Nella sua riflessione il professore di Pordenone ha spiegato che “questi genitori non vogliono lasciar andare i loro figli nemmeno quando sono cresciuti, non vogliono proprio che camminino con le proprie gambe. Non concepiscono che i figli possano emanciparsi. Vestire un figlio in maschera al termine di un ciclo di studi significa due cose: sminuire il ciclo di studi stesso e, dunque, sminuire i propri figli a proprio uso e consumo: per esorcizzare i sensi di colpa, per sentirsi sempre protagonisti, come genitori, di ogni passaggio importante della vita dei figli”.
Come festeggiare i traguardi scolastici secondo Prof Maggi
Il professore televisivo, nel suo intervento, ha spiegato che “sarebbe sano, invece, che i genitori lasciassero vivere queste esperienze importanti ai figli in autonomia“. Si può pensare di fare una festa ai bambini alla fine della scuola primaria, ma che siano i figli a festeggiare “senza per forza doversi vestire da idioti per le foto da postare sui profili di mamma e papà”.
Lo stesso vale per la festa dopo l’esame alla fine delle scuole superiori: “Vogliamo festeggiare la maturità? Andiamo pure a cena o magari in vacanza. Ma all’uscita dal colloquio d’esame lasciamo che siano accolti dagli amici o dal partner. Che i genitori continuino pure a fare quello che devono: vadano a lavorare, si occupino della casa e dei guai quotidiani. Ottemperino alle necessità dei figli, ma nel frattempo li lascino liberi di affrontare le tappe della loro vita senza il carico della loro presenza ossessiva e, talvolta, oppressiva. Altrimenti non avranno mai una storia originale da raccontare. Altrimenti, comunque vada, sarà sempre una storia di famiglia; anzi, una storia dei genitori, mai esclusiva”.
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