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Politecnico Milano Fonte foto: iStock

La classifica delle migliori università d'Italia per brevetti

La classifica delle 5 migliori università in Italia per numero di brevetti accademici presentati in Europa: i numeri sull'importanza della ricerca

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

La prima approfondita ricerca dell’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) ha fatto luce sul ruolo chiave delle università nel campo dell’innovazione, mostrando i Paesi che hanno un impatto maggiore sulle nuove registrazioni di brevetti. L’Italia è tra i Paesi che trainano la ricerca in Europa e, in particolare, sono 5 gli atenei del Bel Paese che hanno totalizzato il numero maggiore di nuovi brevetti. Vediamo quali sono.

Top 5 delle migliori università italiane per numero di brevetti

Con 79 università, l’Italia è quarta in Europa per numero di atenei che hanno generato, nel periodo dal 2000 al 2020, almeno una richiesta di brevetto all’EPO. Prima di lei si collocano Germania, Francia e Regno Unito. Per ottenere questo risultato, sono state prese in considerazione le domande di brevetto depositate direttamente dalle università stesse, ma anche le domande indirette presentate da altri soggetti che menzionano i ricercatori affiliati all’università come inventori del brevetto.

È il Politecnico di Milano, con 809 domande di brevetto, ad aggiudicarsi il gradino più alto del podio nella “top 5” delle università italiane all’interno dello studio. Al secondo posto si trova l’Università Statale di Milano, con 682 domande, seguita da La Sapienza di Roma (502), dall’Università Alma Mater di Bologna (472) e infine dal Politecnico di Torino, al quinto posto con 419 domande di brevetto.

In totale, gli atenei italiani hanno generato 7.088 brevetti europei nei due decenni studiati, dal 2000 al 2020, rappresentando il 6,6% di tutte le domande di brevetti accademici presentate in Europa. Dati interessanti che confermano quanto emerso nello studio, ovvero che la metà di tutte le domande di brevetto provenienti dalle università europee provengono da un piccolo gruppo di atenei, ovvero il 5%.

Startup italiane e università: i numeri

Lo studio pubblicato dall’EPO rileva altri dati interessanti: dal 2015 al 2019, ben 152 startup con sede in Italia hanno presentato
domande di brevetto europeo per invenzioni accademiche, registrando il quinto numero più alto in Europa. Una dimostrazione dell’importanza del trasferimento della tecnologia dal laboratorio universitario al mercato.

Uno strumento utile per connettere gli investitori con le startup europee è il tool gratuito Deep Tech Finder (DTF), che l’EPO ha aggiornato fino ad includere 900 università e più di 1.550 spin-out: uno strumento che facilità il collegamento tra startup e università che hanno presentato domande di brevetto in Europa, per semplificare i rapporti tra ricerca accademica e investimenti, sostenendo l’innovazione tecnologica.

Ricerca accademica e innovazione: gli sforzi per il futuro

La ricerca universitaria è il motore trainante delle nuove scoperte, come quelle sui vaccini, sull’mRna e sulla scienza dei materiali, ed è stata fondamentale per i progressi nella tecnologia laser. Lo studio dell’EPO evidenzia l’importanza fondamentale delle università nell’innovazione europea, che però è ancora soggetta alle sfide dettate dalla frammentazione del mercato, come spiegato anche nel Rapporto Draghi, che suggerisce un mercato unico di ricerca che unisca gli sforzi e si renda più competitivo.

“L’Europa ha una lunga tradizione di eccellenza accademica, ma a volte lottiamo per trasformare la ricerca in successo commerciale”, ha detto il presidente dell’EPO, António Campinos, nella nota stampa sulla ricerca pubblicata. “Le università possono amplificare il proprio impatto generando valore sia sul mercato che a livello sociale. Come sottolinea il recente Rapporto Draghi, c’è ancora un lavoro significativo da fare per realizzare un mercato unico della ricerca e della tecnologia in Europa. Il 10 per cento delle startup con brevetti europei accademici ha la propria sede legale negli Stati Uniti”.