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Ora legale Fonte foto: iStock

Ora legale: gli effetti sugli studenti (e non solo)

Torna l'ora legale, le lancette si spostano in avanti e si dorme un'ora in meno: quali sono gli effetti del cambio dell'ora sugli studenti e non solo

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

La notte tra sabato 30 e domenica 31 marzo torna l’ora legale. Le lancette devono essere spostate in avanti di un’ora, il che significa fare i conti con un’ora in meno di sonno. A questo va aggiunto che nel 2024 il 31 marzo coincide con la Pasqua, perciò in molti casi la sveglia suona ancora prima per rispettare gli impegni familiari. Al di là di questo, sono numerosi gli studi che dimostrano le ricadute negative sull’organismo del cambio dell’ora. Quali sono gli effetti sugli studenti (e non solo) dell’ora legale? Scopriamoli insieme.

Ora legale e disturbo del sonno

“L’aspetto più critico è il disturbo del sonno, che spesso non si limita al giorno dopo il cambio d’orario, bensì richiede un periodo più lungo di adattamento, anche due settimane – ha spiegato il neurologo Vincenzo Tullo in un articolo pubblicato su ‘Humanitas salute’ nel 2015 -. L’ora di luce in più equivale a un cambio repentino nella luminosità e si traduce in un’alterazione del ritmo circadiano“, ovvero l’orologio biologico proprio di ogni essere umano che, in assenza di segnali esterni, completa il proprio ciclo in circa 24 ore (“circa diem”, da qui il nome).

“Anche il ritmo di secrezione della melatonina, ovvero dell’ormone che regola il ciclo sonno/veglia, è pregiudicato”, ha proseguito lo specialista, aggiungendo che dormire un’ora in meno comporta “una sorta di effetto domino: nelle persone che non possono recuperare questo debito di sonno, si riduce la concentrazione, può risentirne la produttività e pertanto, può aumentare il rischio di incidenti tanto sul lavoro quanto per strada”.

Ora legale, ansia e depressione

Non solo sonno, ma anche depressione. Come ha spiegato ad ‘Ansa’ nel 2022 la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, presidente dell’Associazione europea per il disturbo da attacchi di panico (Eurodap), “l’ora legale acutizza problemi psicofisici preesistenti e, in individui che hanno difficoltà ad addormentarsi e presentano ansia e depressione, influenza il peggioramento”. Nei soggetti che soffrono di depressione il jet leg, seppur di una sola ora, può aggravare disturbi come l’apatia, la svogliatezza o l’inappetenza.

Un sondaggio promosso da Eurodap, a cui hanno partecipato 658 persone tra i 18 ed i 67 anni, ha cercato di individuare quali sono i disturbi più frequenti legati al cambio dell’ora. Per quasi il 90% degli intervistati il cambio di orario incide negativamente sul proprio stato psicofisico. Il 76%, ha ammesso di sentirsi molto meno produttivo sul lavoro e di avere sbalzi di umore, mentre il 70% ha dichiarato di avere molto spesso problemi d’insonnia.

Ora legale da abolire?

Numerosi esperti sono concordi sul fatto che l’ora legale andrebbe abolita. “Quanto alla decisione da parte della comunità europea di lasciare alle singole Nazioni la possibilità di optare per l’abolizione dell’ora legale o il suo mantenimento per tutto l’anno, la scelta, avendo a cuore la salute della popolazione, non può che essere quella di abolire definitivamente l’ora legale”, hanno affermato i cronobiologi dell’Università di Padova Rodolfo Costa e Sara Montagnese, come riportato in un articolo del 2019 del magazine universitario ‘Il Bo Live UniPD’.

“Il nostro organismo – hanno proseguito – non può sincronizzarsi con orari civili, basati su convenzioni, che differiscano significativamente dall’ora solare. Mantenere l’ora legale tutto l’anno si tradurrebbe in 12 anziché 7 mesi di desincronizzazione. Inoltre, un’ora aggiuntiva di buio al mattino nei mesi invernali vedrebbe avviate le attività lavorative e scolastiche in un momento in cui nulla nell’ambiente suggerisce all’organismo che la giornata è effettivamente cominciata”.