Salta al contenuto
scuola Fonte foto: iStock

Pantaloni troppo corti a scuola: 11enne costretta a cambiarsi

Un'11enne è entrata in classe con dei pantaloni ritenuti troppo corti ed è stata costretta a cambiarsi: il caso in una scuola in provincia di Milano

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

In una scuola media della provincia di Milano un’11enne è stata costretta a cambiarsi dopo che è entrata in classe con dei pantaloni da basket ritenuti troppo corti, ed è scoppiato il caso. Ecco cosa è successo.

No ai pantaloni corti in classe: il caso in provincia di Milano

È entrata in classe con dei pantaloncini neri da basket, ma secondo la professoressa erano troppo corti. Per questo la scuola ha avvistato la madre dell’alunna per chiedere di portarle un cambio. È successo nella scuola media di Mombretto, che fa parte dell’Istituto comprensivo Emanuela Loi di Mediglia (Milano), come riportato da ‘Il cittadino di Lodi’. Protagonista della vicenda, una ragazzina di 11 anni. Secondo la docente, l’abbigliamento indossato dalla studentessa non sarebbe stato “consono” all’ambiente scolastico, per questo l’ha invitata a cambiarsi.

La madre, una volta avvertita, si è scagliata contro la scuola ed è scoppiato il caso. “Mia figlia – ha spiegato la donna – si è sentita atterrita, demoralizzata per l’umiliazione. Non aveva fatto nulla di male, indossava solo dei pantaloncini da basket. Erano sobri, non attillati”.

A seguito dell’episodio, i genitori hanno indirizzato una lettera alla dirigente scolastica, lamentando quanto avvenuto.

La replica della preside

“Mi dispiace molto che la ragazza si sia sentita mortificata, e mi dispiace ancora di più per il clamore creatosi a seguito di questa vicenda, che rischia di turbare gli ultimi giorni dell’anno scolastico, mentre gli studenti e i professori avrebbero tutto il diritto di goderseli in pace”. Così la preside dell’Istituto comprensivo Emanuela Loi di Mediglia, Laura Lucia Corradini, ha commentato la vicenda, come si legge su ‘La Repubblica’.

La questione, ha spiegato la preside, “non riguarda tanto la lunghezza dei pantaloncini, dato che la madre della ragazza ha sottolineato ripetutamente il fatto che arrivassero solo un paio di centimetri sopra il ginocchio”. Il discorso “è ben più ampio”, e riguarda “il patto educativo sottoscritto dall’intera comunità scolastica, che comprende ovviamente anche le famiglie, nell’interesse dei ragazzi”.

Nel patto educativo, si fa rifermento anche all’abbigliamento dei ragazzi e delle ragazze in classe: “gli studenti devono presentarsi con abbigliamento adeguato all’ambiente in cui si trovano”, ma senza ulteriori specifiche.

Sulla definizione di cosa sia “adeguato”, però, “ci si è soffermati più volte nel corso dell’anno scolastico – ha proseguito la dirigente -, sia nel dialogo tra docenti e studenti in classe sia nei consigli di classe alla presenza dei genitori”. Corradini ha puntualizzato che “tutti insieme abbiamo convenuto che per ‘adeguato’ si intende sotto il ginocchio”. Quindi in questo caso “non stiamo discutendo di centimetri, ma piuttosto del fatto che ci siamo dati delle regole e quindi quelle regole vanno rispettate. È questo il messaggio che riteniamo sia importante trasmettere ai ragazzi”, ha affermato la preside. Che ha continuato a raccontare: “Le 2 docenti che in quel momento erano in classe mi hanno detto che la studentessa è stata chiamata alla cattedra per un’interrogazione e gli altri ragazzi si sono lamentati per la sua tenuta”.

“Nessuno ha allontanato la ragazza da scuola, non l’abbiamo mai fatto”, ha concluso la dirigente scolastica Laura Lucia Corradini in risposta alle accuse della madre.