
Paolo Crepet svela qual è il "grande problema" dell'IA
Qual è il "grande problema" associato all'utilizzo dell'intelligenza artificiale (IA)? Lo ha svelato lo psichiatra Paolo Crepet in un'intervista
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha riflettuto sul “grande problema” legato all’uso dell’intelligenza artificiale (IA) nella società contemporanea. Una questione che va ben oltre il semplice dibattito tecnologico e che tocca le fondamenta della nostra percezione della realtà e della fiducia che riponiamo in essa. Qual è questo “problema” e perché preoccupa tanto l’esperto?
Il “grande problema” dell’IA secondo Crepet
“C’eravamo forse illusi che piano piano, andando avanti, le cose sarebbero andate bene. Che con le tecnologie digitali, con l’aspettativa di vita ancora più lunga, le cose sarebbero andate bene. Esattamente non è così“. Con queste parole Paolo Crepet ha introdotto ai microfoni di Radio Radio sua riflessione sull’intelligenza artificiale, spiegando qual è, a suo avviso, il “grande problema” che questa tecnologia porta con sé. “Ho visto ieri un meme di Trump che parla con Putin fatto dall’intelligenza artificiale. A me non fa ridere per niente, ma proprio per niente”, ha detto, sottolineando il potenziale pericolo che sta dietro a quel “giochetto”, specialmente quando il contenuto generato artificialmente diventa “più verosimile”.
Crepet ha proseguito con un altro esempio: “Uno vede le immagini di una catastrofe, di un terremoto gigantesco molto lontano da noi, sul Pacifico. Poi vede dei leoni marini che si gettano a mare perché spaventati. La domanda che io mi sono fatto: ma è vero o no? È vero che è successo così o è un simpatico artificio? Artificio che ci fa ridere o preoccupare, o non so che altro, per 5 minuti, poi voltiamo pagina? Io me lo sono chiesto perché è in automatico che te lo devi chiedere, perché magari non è vero, o magari quei leoni marini che si buttano in acqua è un film di 5 anni fa”.
Questa incertezza, il dubbio costante che le immagini che vediamo sul web siano manipolate o vecchie di anni, rappresenta per Crepet una “venuta meno della sicurezza”. E “questo ha a che vedere col pensiero – ha aggiunto -. Perché se mi devo fare 10mila domande per capire se quello che ho visto è vero, non è vero, è inventato, non è inventato, qualcuno vuole tradire la mia buona fede oppure no, questo è un grande problema“, ha concluso.
Paolo Crepet avverte sull’IA: “Attenzione”
Il problema della verità legata all’uso dell’IA era già stato avanzato da Paolo Crepet. In un’intervista a Il Resto del Carlino del 24 luglio, il professore ha spiegato che, nell’utilizzare il web per le sue ricerche, ha notato “di dover fare un’ulteriore fatica”, ovvero “quella di cercare di capire se ciò che trovo è vero, perché c’è sempre più il dubbio che non lo sia così tanto“.
Il motivo risiede nel fatto che “ci sono foto e video che pensi siano veri. Tipo il presidente della Francia che si prende uno schiaffo dalla moglie. Ma come sono andate davvero le cose? La mia risposta è: non lo so”.
In quell’occasione, Crepet ha anche ragionato sulla possibilità che l’IA ci renda incapaci di pensare e più omologati. “Il rischio è enorme“, ha evidenziato, anche perché l’intelligenza artificiale è “la forza più straordinaria e più conservatrice che esista“. Questa, infatti, “si autogenera, ma utilizzando tutto ciò che già esiste, in maniera intensiva. Non inventerà mai nulla“, ha specificato.
Come sottolineato dall’esperto, il massimo che questa tecnologia può offrire è la riproduzione dell’esistente, a meno che non sia “interconnessa con un cervello pensante”. Senza l’apporto creativo, critico e originale della mente umana, l’IA rimane uno strumento di replica, incapace di generare idee, concetti o soluzioni inedite.
In conclusione, per Paolo Crepet il rischio è quello di vivere in un mondo in cui la spinta all’innovazione si atrofizza, lasciando spazio ad un pensiero sempre più omologato e privo di creatività.
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