Perché l'Italia ha perso 1000 scuole in 10 anni
La scuola italiana ha subito un processo di riduzione delle strutture, che è destinato a continuare nei prossimi anni: quali sono le cause?
Il sistema scolastico italiano non è privo di problemi, dalla mancanza d’insegnanti alla necessità di ristrutturare edifici che hanno bisogno di un restyling. In un dossier della UIL Scuola RUA emerge inoltre che in trenta anni si è registrato un progressivo calo del numero delle autonomie scolastiche, processo che non accenna ad arrestarsi.
I dati sulla riduzione del numero di istituzioni scolastiche
Secondo i dati riportati nell’analisi, dal 2000 al 2023, il numero delle istituzioni scolastiche è passato da 11.592 a 7.981, con una previsione di ulteriori riduzioni fino a 6.885 entro il 2031-32. Questo significa una diminuzione complessiva del 40% in tre decenni.
Tagli significativi sono stati introdotti dalla riforma Tremonti/Gelmini, durante il quarto governo Berlusconi, che hanno ridotto l’organico di circa 130.000 unità, accorpato istituti con meno di 500 studenti e chiuso scuole sottodimensionate.
Cosa ha portato al calo del numero delle scuole
Tra le motivazioni che hanno portato al dimensionamento scolastico c’è l’obiettivo di ottimizzare la spesa pubblica. Il progetto infatti dovrebbe far risparmiare al Governo fino a 88 milioni di euro. “L’unico beneficio per il dimensionamento riguarderà le casse dello Stato, non ci sarà nessun vantaggio per docenti, alunni, genitori”, sono le parole di Giuseppe D’Aprile segretario di Uil Scuola.
Secondo il sindacato del settore scolastico pubblico e privato, in realtà questa politica ha avuto un impatto devastante sul personale e sugli studenti, senza portare ad avere vantaggi significativi a livello educativo.
Un’altra causa della riduzione delle scuole sarebbe legata al calo della natalità e quindi a un minor numero di giovani studenti in età scolare che porterebbe ad aver bisogno di meno classi.
Cosa bisognerebbe fare per migliorare la scuola secondo la Uil
Il segretario generale della UIL Scuola, ha sottolineato come la denatalità potrebbe anche essere un’opportunità per migliorare la qualità didattica. Invece di ridurre il numero di classi, si potrebbe abbassare quello degli studenti in ogni aula scolastica. I docenti avrebbero così a che fare con meno ragazzi per ogni lezione avendo, di conseguenza, più tempo da dedicare a ciascuno di loro in base alle necessità e inclinazioni del singolo alunno.
Una previsione contenuta nella Missione 4 del PNRR aveva già indicato questa possibilità, ma le recenti misure del Governo Meloni sembrano andare in un’altra direzione e voler proseguire lungo la strada del taglio indiscriminato di classi, accorpamento degli studenti nelle aule e riduzione del numero di scuole.
Per tamponare i danni del calo delle strutture per la formazione dei giovani è stata prevista una deroga, introdotta dal decreto Milleproroghe 2024, che consente di attivare un ulteriore numero di autonomie scolastiche fino al 2,5% del totale. La misura sarebbe però solo temporanea, quindi non in grado di risolvere tutte le problematiche strutturali che ha il sistema scolastico italiano.
“Governare il sistema di istruzione statale significa pianificare interventi strutturali“, ha detto Giuseppe D’Aprile, sottolineando la necessità di una visione a lungo termine e più profonda. Per UIL Scuola è necessario investire nella scuola, ma ciò non significherebbe solo aumentare le risorse da impiegare, ma anche rivedere l’organizzazione nel suo complesso per garantire un futuro migliore alle nuove generazioni.