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gite scolastiche Fonte foto: iStock

Perché le gite scolastiche e gli scambi culturali sono a rischio

Le gite scolastiche e gli scambi culturali nelle scuole italiane sono a rischio: perché e cosa sta succedendo tra polemiche e possibili soluzioni

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Brutte notizie per gli studenti italiani: le gite scolastiche e gli scambi culturali sono a rischio. Ecco perché e cosa succede adesso.

Gite scolastiche e scambi culturali a rischio: perché

Gli studenti italiani rischiano di dover dire addio a gite scolastiche e scambi culturali. I motivi sono da ricercare nella riforma del Codice degli appalti, approvata dal governo alla fine del 2022 e diventata operativa nel 2023, alla quale dovrebbero adeguarsi anche le scuole.

In sostanza, per organizzare viaggi d’istruzioni per cifre superiori ai 140mila euro, con la nuova normativa le scuole dovrebbero gestire la spesa attraverso un vero e proprio appalto pubblico, diventando stazione appaltante qualificata. Questo però implica procedure lunghe e complesse alle quali numerosi istituti non potrebbero far fronte, soprattutto per carenza di personale, per di più qualificato in appalti pubblici. E per questo, molte scuole stanno giù rinunciando ad organizzare viaggi e uscite didattiche.

La polemica

In attesa dell’adeguamento del comparto scuola alle nuove regole, a febbraio scorso l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha concesso una deroga al ministero dell’Istruzione e del Merito e agli Uffici scolastici regionali fino al 30 settembre che ha salvato le gite dell’anno scolastico 2023-2024. Ma, “nonostante sia passato quasi un anno, il processo di creazione di stazioni appaltanti qualificate che possano svolgere le gare per conto delle scuole non è stato ancora completato dal ministero”, hanno attaccato dall’Anac, come riportato da ‘la Repubblica’.

“La deroga è scaduta senza che nessuno abbia pensato a intervenire”, hanno denunciato la deputata Irene Manzi e la senatrice Simona Malpezzi del Pd, che hanno presentato un’interrogazione in Parlamento sul tema.

“Chiediamo al ministro Valditara cosa intenda fare per mettere a disposizione dei dirigenti scolastici, quanto prima, strumenti che possano garantire modalità semplici e immediate per attivare gli affidamenti per i viaggi di istruzione che sono parte integrante della vita di tutte le scuole e del percorso formativo di alunni e studenti”.

Una possibile soluzione

La competenza della questione è in mano al ministero delle Infrastrutture e del Trasporti (Mit), guidato dal ministro Matteo Salvini, di concerto con il ministero dell’Istruzione e del Merito.

Ed è stato proprio il Mit a riferire a ‘Open’ che una possibile soluzione, attualmente in discussione, sarebbe quella di affidare la gestione delle gare d’appalto agli Uffici scolastici regionali (Usr), che dunque verrebbero qualificati come stazioni appaltanti. In questo modo, le scuole non in grado di gestire autonomamente gli appalti, potrebbero delegare il compito direttamente agli Usr.

Gli aspetti critici della proposta secondo i presidi

Sempre a ‘Open’, il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli ha detto però che la soluzione proposta presenta delle difficoltà. “Pensiamo alla Lombardia, con oltre mille scuole – ha spiegato -. Se solo il 40% di queste fosse coinvolto, significherebbe gestire 400 gare d’appalto ogni anno”.

Come specificato da Giannelli, “la norma discende da direttive europee”, dunque “non è questionabile”. Ma “se si decide di affidare la gestione delle gare a una stazione appaltante centralizzata come gli Usr, allora è necessario potenziare significativamente gli organici, assumendo personale altamente qualificato e con competenze specifiche sul codice degli appalti“, ha concluso il presidente dell’Associazione nazionale presidi.