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Roberto Vecchioni Fonte foto: ANSA

Perché si parla di una lettera di prof Vecchioni di 30 anni fa

Una vecchia lettera di Roberto Vecchioni è tornata a far parlare di sé dopo tanti anni: lo racconta Niccolò Agliardi, che spiega perché è importante

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

Una lettera ha fatto un giro lungo trent’anni per tornare a far parlare di sé ed ispirare ancora. Era indirizzata ad un giovane, in risposta a un suo testo che parlava di un ipotetico professore. Non era una lettera qualsiasi: a scriverla fu Roberto Vecchioni, celebre cantautore, scrittore e insegnante che in più occasioni ha espresso le proprie opinioni in merito al sistema scolastico italiano e ai giovani studenti.

A ricevere questa lettera fu un giovane Niccolò Agliardi, oggi cantautore, compositore e scrittore italiano, che ne fece tesoro. Dopo alcuni decenni l’ha ripresa ed è diventata il fulcro del suo nuovo libro Prima di essere principi, dedicato a “chi è in cerca del proprio sogno”.

La lettera di Roberto Vecchioni che ha ispirato Niccolò Agliardi

“Tutto è nato da una lettera del prof Vecchioni che ricevetti 30 anni fa”, inizia a raccontare Niccolò Agliardi in un’intervista rilasciata a “DiLei”. Vincitore di un Golden Globe e di un Nastro d’Argento per la canzone Io sì (Seen), firmata con Laura Pausini e Diane Warren, e autore della colonna sonora della seguitissima serie Tv Braccialetti rossi, lo scrittore e cantautore racconta come è nato il suo quarto libro, Prima di essere principi.

Ma cosa c’entra il prof Vecchioni? Lui è uno dei protagonisti di questo racconto nel quale si incontrano tre diverse generazioni ed esperienze di vita: il giovane Sam, 20 anni e una vita davanti, Roberto Vecchioni (più di 80 anni) e Niccolò Agliardi stesso, 50 anni. È la narrazione di un viaggio di una sola notte in cui i protagonisti parlano profondamente di desideri, paure e certezze provvisorie appartenenti a queste tre diverse generazioni e fasi della vita.

Come spiega Agliardi, il libro prende spunto da una lettera di Roberto Vecchioni di 30 anni fa: “A mia insaputa e a insaputa dello stesso mittente – racconta l’autore -. Infatti, il giornalista musicale, Mario Luzzato Fegiz, pubblicò sul Corriere della Sera un mio testo, dedicato a un ipotetico professore e la risposta di Vecchioni a questo mio testo che ho trovato magica”.

“Quella lettera mi ha segnato profondamente – prosegue -. Trent’anni dopo, alla soglia dei miei cinquant’anni, ho voluto rimettere in circolo quell’esperienza, pensando a mio figlio, che oggi ha l’età che avevo io allora”.

È quindi da quella lettera scritta da prof Vecchioni che nasce l’invito di Niccolò Agliardi a un incontro tra i due, che sfocia in una lunga conversazione che ha ispirato questa narrazione: “Ho invitato Vecchioni a cena e quella serata è diventata il cuore del libro”.

Non conosciamo il contenuto della missiva, ma sappiamo che il suo messaggio viene riportato anche nel libro: “Un messaggio universale – spiega l’autore -. Il titolo del libro riflette questo: prima di essere principi, dobbiamo diventare uomini. Non servono attestati per dimostrare il nostro valore se ci sforziamo di costruirlo con consapevolezza. È una lezione che oggi, a cinquant’anni, sento ancora più forte”.

Le parole su Vecchioni nel libro “Prima di essere principi”

Nel libro di Agliardi si può leggere una dedica importante dell’autore rivolta a Roberto Vecchioni e al padre: “Sono cresciuto nutrito dall’amore di due padri: uno fatto di parole e l’altro di carne viva; uno che affabula quando canta, che piange svergognato le sue Luci a San Siro in tutti i teatri d’Italia, l’altro composto e silenzioso, da cui ho ereditato dedizione, camicie di ottima fattura e gentilezza; uno sputacchia tabacco e saliva mentre s’indigna nel suo ‘pulviscolo spezzato a luce’ sopra al palco, l’altro mi ha insegnato ad aggiustare quello che si rompe e a trovare il rimedio al quotidiano. Insieme, mi hanno aiutato a fronteggiare il sarcasmo del mondo con l’ironia e ad attenuare la saccenza dei prepotenti con la cultura”.