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Prof Maggi, insegnanti e violenza: la lezione agli studenti Fonte foto: IPA

Il "segreto" di Maggi: come far piacere la scuola agli studenti

Il prof Andrea Maggi ha scritto un articolo in cui parla del valore della risata nell'insegnamento e riflette sulla violenza diffusa contro i docenti

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Il professore Andrea Maggi è anche un personaggio televisivo amatissimo dai più giovani. Il docente, in un recente articolo, ha parlato dell’importanza di ridere e dell’utilità della risata nell’insegnamento, per poi passare a fare una riflessione sulla situazione in cui si trovano a lavorare attualmente gli insegnanti, in un contesto in cui la violenza verbale e fisica nei confronti dei prof è purtroppo ormai sempre più diffusa.

La lezione di prof Maggi sulla risata

Su Il Gazzettino il prof Maggi ha citato Gianni Rodari e la sua “Grammatica italiana” per spiegare come “insegnare attraverso la risata” sia il sistema più efficace “per rendere l’impegno scolastico piacevole a uno studente della scuola dell’obbligo” perché “l’umorismo, l’ironia, la comicità in generale, possono alleviare le fatiche dello studio e rendere gradevole l’acquisizione di nozioni ostiche e complicate”.

Rodari, appunto, nella “Grammatica italiana” scriveva che “la mamma che nutre suo figlio piccolo, e che per gioco finge di infilarsi il cucchiaio nell’orecchio, innesca nel cervello del bambino il meccanismo più efficace del mondo per stimolare l’intelligenza” perché scatena l’ilarità del figlio che sa perfettamente che il genitore ha compiuto quel gesto per farlo divertire.

Chi sono gli studenti detective di Maggi

Maggi ha spiegato di usare spesso la risata, in particolare per far apprendere le caratteristiche dei generi testuali. Per esempio lo applica nel racconto poliziesco proponendo ai ragazzi di scrivere un racconto giallo ambientato a scuola, in cui chi scrive impersonerà il ruolo del detective.

I giovani scelgono l’assassino, il movente, l’arma del delitto e, soprattutto, la vittima. Ed è proprio la definizione di questo personaggio a dare risultati divertenti perché solitamente gli studenti “scelgono di far impersonare la vittima al docente più antipatico, che spesso muore in modo molto ridicolo”. Per il prof la variante umoristica “arricchisce la scrittura di una funzione liberatoria nei confronti dalle convenzioni sociali” perché “uccidere”, in un tema scolastico, “è un gioco che permette agli studenti di sconfiggere certi tabù, ma al contempo serve anche a relativizzare l’oppressione che avvertono”.

La riflessione sulla violenza

Dalla risata, il prof Maggi è passato al tema dell’aggressività. Tutto parte dalla riflessione su come la potente arma della risata possa avere ancora spazio “in tempi in cui la violenza è la cifra di tutte le cose”. Per il professore, “la violenza verbale e fisica nei confronti dei docenti sta raggiungendo livelli inauditi”.

Maggi, nell’articolo intitolato “Insegnare col sorriso in un mondo di violenza“, ha citato un’indagine di BiblioLavoro di Cisl Lombardia che mostrerebbe come gli insegnanti siano stressati, oberati di lavoro e spesso bullizzati dai genitori dei propri alunni, oltre che sottopagati.

Il docente ha puntato quindi il dito contro le “condizioni disastrose in cui milioni di docenti sono costretti a lavorare” che rendono il mestiere dell’insegnante sempre meno sostenibile e per nulla appetibile. Sempre meno giovani si dichiarerebbero interessati a costruire la loro carriera nel mondo della scuola italiana e il problema è: che futuro potrebbe esserci senza la presenza di maestri e professori? Da qui la conclusione che, in questo preciso momento storico, non c’è proprio niente da ridere.