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Quanto costa la fuga dei cervelli all'Italia: la maxi cifra Fonte foto: Istock

Quanto costa la fuga dei cervelli all'Italia: la maxi cifra

Secondo uno studio la fuga dei cervelli dall'Italia fa perdere al Paese un valore enorme in termini economici e di crescita: si parla di miliardi

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Da alcuni anni molti ragazzi italiani partono per studiare e lavorare fuori dai confini nazionali. Si è diffusa la convinzione che nel Paese i giovani non siano abbastanza valorizzati e le possibilità di fare carriera siano quasi nulle. Effettivamente ci sono Stati che sembrano offrire stipendi più alti e possibilità di crescita, in tempi rapidi, rispetto a quanto avvenga nel Bel Paese. Questo ha portato al problema dei cervelli in fuga, con i recenti Governi che hanno adottato alcune misure per cercare di farli rientrare. L’emigrazione di ricercatori, neolaureati e qualificata forza lavoro dall’Italia ha infatti un costo che l’importante rivista economica Forbes ha quantificato come particolarmente oneroso.

Quanto costa la fuga dei cervelli all’Italia

‘Forbes’ ha riportato i dati di uno studio presentato al Cnel dalla Fondazione Nord Est che ha analizzato la situazione degli studenti italiani. La ricerca ha rivelato che circa 550mila giovani tra i 18 e 34 anni hanno lasciato l’Italia nell’arco di tredici anni, dal 2011 al 2023. Ma quanto è costata al Paese questa perdita di capitale umano? La cifra è enorme: si stima corrisponda a un valore di 134 miliardi.

Ma la quota sarebbe anche più alta. “Il deflusso reale è tre volte più grande e alimenta la competitività e la crescita degli altri Paesi europei”, ha spiegato Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est.

Un dettaglio da valutare è che “nel movimento di giovani persone tra i Paesi europei l’Italia partecipa da grande fornitrice di persone – ha sottolineato Paolazzi – ed è quindi fuori dalla circolazione di talenti perché è ultima per attrattività. È pericoloso continuare a cullarsi nella favola bella che facciamo parte di quella circolazione, perché vuol dire fingere che la bassa attrattività non esista. L’emigrazione dei giovani italiani non solo rende più difficile per le imprese la ricerca di persone da assumere ma accentua enormemente il mis-match tra domanda e offerta di competenze”.

Perché i cervelli italiani sono in fuga?

Per capire i motivi che spingono i giovani a lasciare l’Italia bisogna partire da un dato: il 58,2% di chi è andato a lavorare all’estero svolge ruoli che nel nostro Paese le aziende faticano a ricoprire. Si tratta di professioni qualificate nei servizi, operai specializzati e semi-specializzati, personale senza qualifica.

Se c’è ricerca di queste figure in patria, perché i ragazzi italiani scelgono di espatriare? I motivi sarebbero da trovare nel maggior benessere percepito, miglior visione del futuro e della condizione professionale che l’estero sembrerebbe offrire. Dai dati, il 33% degli expat intende rimanere all’estero, a fronte del 16% che prevede di tornare in Italia, principalmente per motivi familiari.

Inoltre, il 51% dei professionisti all’estero è aperto a trasferirsi dove si presenteranno le migliori opportunità lavorative e in generale l’87% degli expat giudica positivamente la propria esperienza all’estero. In pratica i cervelli italiani non intendono tornare a casa perché nel Bel Paese mancherebbero opportunità lavorative simili a quelle che hanno trovato oltre i confini nazionali. A ciò si aggiungerebbero anche opinioni diffuse sulla scarsa apertura culturale e internazionale dell’Italia, oltre alla percezione di una qualità della vita superiore in altri Stati.

Dove si posiziona l’Italia nella classifica dei Paesi che attraggono più giovani

Un altro punto da valutare è che rispetto al resto d’Europa, l’Italia è all’ultimo posto per capacità di attrazione di giovani. Lo Stivale accoglie solo il 6% di europei, contro il 43% della Svizzera e il 32% della Spagna. La maggior parte, ovvero il 25%, va via per ricercare migliori opportunità lavorative, il 19,2% per studio e formazione e il 17,1% per cercare una qualità di vita più alta. Soprattutto al Nord Italia, il 35% dei giovani residenti è pronto a trasferirsi all’estero.