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Quanto costa la fuga dei cervelli all'Italia: la maxi cifra
La cosiddetta fuga dei cervelli ha un costo enorme per l'Italia come dimostrano i dati contenuti in un'indagine presentata al Cnel
Sono tanti i giovani che studiano nel Bel Paese ma poi scelgono di andare a lavorare all’estero. Secondo i dati, per ogni giovane proveniente da un Paese avanzato che arriva in Italia ben otto italiani scelgono di trasferirsi all’estero, attratti da stipendi più alti e condizioni lavorative e di vita più stabili e stimolanti. La fuga dei cervelli dall’Italia ha però un costo enorme per la nostra nazione, come riportato in un’indagine presentata al Cnel, Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.
Quanto costano i cervelli in fuga
Secondo l’analisi della Fondazione Nord Est presentata al Cnel, tra il 2011 e il 2023 circa 550mila giovani italiani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato il Paese, con il valore economico del capitale umano emigrato che è stimato in 134 miliardi di euro.
Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione, ha affermato che “l’Italia è un grande fornitore di risorse umane, ma non partecipa realmente alla circolazione di talenti, collocandosi all’ultimo posto per attrattività. Illudersi di far parte di questa mobilità significa ignorare la scarsa capacità del Paese di attrarre giovani. Questo fenomeno non solo complica il reclutamento di personale per le aziende, ma aggrava il disallineamento tra domanda e offerta di competenze”.
Perché l’Italia non attrae i giovani
L’Italia non risulta un Paese attraente per i giovani e si colloca al fondo della classifica rispetto agli altri Paesi europei. Guardando ai dati specifici, accoglie solo il 6% degli europei, mentre le vicine Svizzera e Spagna ne attirano rispettivamente il 43% e il 32%. Cosa spinge i ragazzi italiani a emigrare? Le principali motivazioni sono:
- migliori opportunità lavorative (25%);
- studio e formazione (19,2%);
- una qualità della vita più elevata (17,1%);
- salari più alti (10%).
Il fenomeno è particolarmente evidente nel Nord Italia, dove il 35% dei giovani residenti valuta un trasferimento all’estero. Il rapporto evidenzia, inoltre, che quasi l’80% degli expat ha un’occupazione, contro il 64% di chi resta in Italia.
Secondo Renato Brunetta, presidente del Cnel, la scarsa attrattività dell’Italia per i giovani rappresenta una vera emergenza economica e sociale: “Stiamo affrontando una fase critica caratterizzata da una grave carenza e fuga di giovani. Le imprese faticano a trovare personale, la pubblica amministrazione soffre di un deficit generazionale e l’intero sistema economico ne risente profondamente. L’inerzia di fronte a questa crisi è inaccettabile”.
Perché si preferisce emigrare
Dall’indagine emerge che ben il 58,2% dei giovani cervelli in fuga svolge all’estero lavori per cui le imprese italiane hanno difficoltà a trovare personale, tra cui professioni qualificate nei servizi, operai specializzati e personale non qualificato. A influenzare la decisione di non rientrare in Italia ci sono diversi fattori come il benessere percepito, la prospettiva di carriera e la condizione lavorativa. Il 33% degli emigrati non prevede di tornare nel Bel Paese, mentre solo il 16% ipotizza un ritorno, spesso per motivi familiari. Inoltre, il 51% è disposto a trasferirsi ovunque ci siano opportunità migliori. Inoltre l’87% degli expat valuta positivamente la propria esperienza all’estero. Cosa manca al nostro Paese che spinge i giovani ad andare via?
Sono tre gli aspetti principali: la mancanza di opportunità lavorative adeguate, la percezione di un ambiente poco aperto culturalmente e una qualità della vita inferiore rispetto ad altri Paesi europei.