Cervelli in fuga, dove vanno gli italiani all'estero
Secondo l'ultimo rapporto Istat, cresce il numero di coloro che lasciano l'Italia: dove vanno gli italiani all'estero e quanti sono i cervelli in fuga
Sono sempre di più gli italiani che lasciano il Bel Paese per andare all’estero. A dirlo è l’Istat, in un report relativo all’anno 2022 e pubblicato il 18 luglio 2024. Ecco dove vanno gli italiani all’estero e quanti sono i cervelli in fuga.
- Dove vivono gli italiani all'estero
- Gli ultimi dati sugli espatri
- Sono soprattutto i giovani a lasciare l'Italia
Dove vivono gli italiani all’estero
Al 31 dicembre 2022, i cittadini italiani che vivono al di fuori dei confini nazionali sono 5 milioni e 940mila, in crescita di 97mila unità secondo l’ultimo report dell’Istat.
Come spiegato dall’istituto, nel 2022 il numero di cittadini italiani residenti all’estero è cresciuto per numerosi fattori, tra cui:
- nei flussi migratori con l’Italia, gli espatri oltrepassano di oltre 25mila unità i rimpatri;
- la dinamica naturale degli italiani che vivono all’estero è positiva (25mila nascite contro 8mila decessi);
- si registrano 85mila acquisizioni di cittadinanza italiana.
Ma dove vanno a vivere gli italiani che lasciano l’Italia? Oltre la metà ha scelto di restare in Europa (circa 3 milioni e 246mila), mentre più di 2 milioni e 384mila risiedono in America. Nei 2 continenti vivono circa il 95% degli expat d’Italia. Tra i Paesi più popolari per gli italiani all’estero c’è il Regno Unito, la Germania e la Francia.
Il consolato che registra la presenza più alta di italiani è quello di Londra (Regno Unito), dove nel 2022 risultano quasi 375 mila connazionali (su 456mila dell’intero Regno Unito). Segue Buenos Aires (Argentina), con poco più di 322mila italiani, e San Paolo (Brasile) con circa 240mila.
Gli ultimi dati sugli espatri
Nel 2022 gli espatri, ossia i flussi di cittadini italiani verso l’estero, sono quasi 100mila, mentre i rimpatri, ovvero i movimenti di cittadini italiani dall’estero all’Italia, ammontano a circa 74mila.
La maggior parte di coloro che hanno lasciato l’Italia nel 2022 (79,6%; 79mila) è rimasta in Europa. Il 67,6% (67mila in valori assoluti) ha scelto un Paese dell’Unione europea, mentre il 12% (12mila) ha scelto Paesi europei extra-Ue. Al continente europeo segue l’America Latina dove nel 2022 gli espatri sono stati quasi 7mila (7% sul totale dei flussi).
I Paesi principali nei quali si sono trasferiti i cittadini italiani nel corso del 2022 sono il Regno Unito, la Germania, la Francia, la Svizzera e la Spagna che, nel loro insieme, accolgono il 58,5% del totale degli espatri. Tra le mete extra europee seguono gli Stati Uniti (4,6%) ed il Brasile (3,7%).
Dei 100mila italiani espatriati nel 2022, quasi 53mila (52,8%) sono partiti dal Nord Italia (30% dal Nord-ovest e 22,8% dal Nord-est), poco meno di 17mila dal Centro (17%) e 30mila dal Mezzogiorno (19,3% dal Sud e 10,9% dalle Isole).
Le regioni da cui prevalentemente ci si sposta sono la Lombardia (19mila espatri, pari al 19,2% del totale), il Veneto (poco meno di 10mila espatri, 9,6%), la Sicilia (8mila, 8,2%) e l’Emilia-Romagna (poco meno di 8mila, 7,6%).
Le province che registrano i numeri più elevati di espatri sono quelle di Milano, Roma, Torino, Napoli e Brescia: nel 2022 un quinto di coloro che partenze ha origine in queste province.
Sono soprattutto i giovani a lasciare l’Italia
Gli italiani che sono andati all’estero nel 2022 sono soprattutto giovani: il 54% ha, infatti, un’età compresa tra i 20 e i 39 anni, mentre il 18,4% ha meno di 20 anni. Per quest’ultimo gruppo si tratta, prevalentemente, di bambini e giovani che si muovono con i genitori. Gli individui nella fascia d’età 40-64 anni rappresentano il 22,8% dei flussi verso l’estero e, a differenza di quanto si osserva nelle altre classi di età, lo squilibrio a vantaggio degli uomini e più elevato (60,8%, contro il 54,8% del totale).
1 su 3 è poi un cervello in fuga: tra gli espatriati del 2022, quasi 31mila (30,7%) sono in possesso di almeno una laurea e 32mila in possesso di un diploma (32,5%).
Se da una parte sono numerosi i giovani laureati che lasciano l’Italia, dall’altro lato chi rientra è più anziano e meno istruito.
Infatti, come riportato dall’Istat, a differenza di quanto si osserva per gli espatri, tra i flussi di cittadini italiani provenienti dall’estero è più contenuta la quota di giovani tra i 20 e i 39 anni (34,6%) a vantaggio sia di chi ha età inferiori (25,3% sotto i 20 anni) e superiori (30,6% per la fascia 40-64 e 9,5% per gli over 65). Inoltre risulta differente, rispetto a chi se e va, la composizione per titolo di studio di chi torna: il 47,7% circa ha un titolo di studio inferiore al diploma mentre i laureati costituiscono solo il 22,8%.