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Ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara Fonte foto: ANSA

Migliori laureati come docenti: il progetto di Valditara

Il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha una nuova proposta per migliorare le scuole: ecco come vuole coinvolgere i laureati migliori

Francesca Pasini

Francesca Pasini

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Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

Come migliorare la didattica nelle scuole italiane, garantendo un’adeguata preparazione degli studenti, soprattutto alle superiori, in vista di un lavoro futuro? È una delle preoccupazioni di molti giovani (e non solo). A rispondere loro è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in occasione di un incontro con 11 scuole superiori della Brianza, il 7 aprile. Nel suo discorso, il capo del MIM ha avanzato una proposta curiosa.

La proposta di Valditara sui laureati come insegnanti

Il ministro Valditara avrebbe in mente un nuovo progetto per garantire una scuola capace di rispondere alle esigenze attuali degli studenti, tra le quali c’è la richiesta di un’adeguata preparazione per il mondo del lavoro.

Nel corso dell’intervento in Brianza, rispondendo alle domande dei giovani studenti presenti, il ministro dell’Istruzione ha sottolineato l’importanza di valorizzare il ruolo del docente. Come? Anche attraverso un reclutamento più selettivo del personale, mirato ad attrarre i laureati più preparati e motivati che attualmente sono indirizzati verso carriere economicamente più vantaggiose: “Dobbiamo mettere al centro la valorizzazione dei docenti, assumendo i migliori laureati, motivati e strappandoli ad altre professioni ad oggi più remunerative”, ha affermato Valditara.

Quanto guadagna un professore in Italia

Una proposta, quella di Valditara, che si scontra inevitabilmente con la situazione economica attuale dei docenti in Italia. Negli ultimi anni, il potere d’acquisto degli insegnanti è infatti diminuito, nonostante l’impegno per l’aumento degli stipendi: come riportato recentemente dal Corriere della Sera, dal 2019 al 2023 gli stipendi degli insegnanti sono aumentati del 3%, ma si tratta di un incremento che non riesce a tenere il passo con l’inflazione e il costo della vita in Italia.

Ma quanto guadagna un insegnante nel Belpaese? Al netto degli aumenti annunciati con il rinnovo del Ccnl Scuola 2022-2024, secondo gli ultimi dati forniti da Cisl Scuola, lo stipendio lordo di un insegnante di scuola superiore laureato (scuola secondaria di II grado) corrisponde, nei primi anni di servizio, a circa 22.000 euro lordi l’anno. Tradotto in stipendio mensile lordo si tratta di circa 1.800 euro, che si traducono in circa 1.500 euro netti al mese. Dopo una decina di anni di esperienza, lo stipendio sale a circa 1.800 euro netti mensili e, dopo una quindicina di anni, attorno ai 2.000 euro. Secondo l’ultimo rapporto ‘Education at a Glance 2024‘, pubblicato a settembre scorso, gli stipendi dei docenti delle scuole italiane sono tra i più bassi dei Paesi Ocse e dell’UE.

Quanto costa all’Italia la fuga dei cervelli

La proposta di Valditara, oltre a puntare ad un miglioramento della didattica nelle scuole italiane, punterebbe indirettamente anche ad arginare il fenomeno della fuga dei cervelli. In Italia, sono tanti i giovani che si laureano e decidono di trasferirsi per andare a lavorare all’estero. Secondo i più recenti dati, per ogni giovane proveniente da un Paese avanzato che arriva in Italia, ben otto italiani scelgono di andare all’estero, attratti da stipendi più alti e condizioni lavorative e di vita più stabili e stimolanti.

La fuga dei cervelli ha però un costo enorme per l’Italia: secondo quanto emerge da un’indagine presentata al Cnel, Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, dalla Fondazione Nord Est, tra il 2011 e il 2023 circa 550mila giovani italiani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato il Paese. Il risultato? Il valore economico del capitale umano emigrato, e quindi “perso” dall’Italia, è stimato attorno ai 134 miliardi di euro.