"Scuole chiuse con allerta arancione": l'allarme del geologo
Il geologo Bellini punta l'attenzione sul rischio di frane in Italia e lancia un avviso per evitare tragedia attraverso la prevenzione
In Italia ormai ogni anno ci sono aree devastate da alluvioni, frane e danni causati dal maltempo. Gli ultimi casi hanno colpito, in particolare, l’Emilia Romagna, la Liguria e la Sicilia. La prevenzione è il metodo più efficace per evitare eventuali tragedie e in questo contesto rientrano anche misure da adottare per le scuole. Il geologo Alfonso Bellini, per oltre 40 anni professore all’Università di Genova e uno dei maggiori esperti in Italia di dissesto idrogeologico, ha lanciato l’allarme sulla necessità di chiudere le scuole con l’allerta arancione.
L’allarme del geologo Bellini
A ‘La Repubblica’ Bellini ha detto che “con un’allerta arancione le scuole andrebbero sempre chiuse, perché se l’allerta è sbagliata ci lecchiamo le dita, ma se è mancata allora contiamo i morti”. “Gli strumenti ci sono, e l’intensificarsi degli eventi – ha spiegato – che pure è evidente, non necessita un cambiamento dei piani di Protezione civile, che andrebbero bene, se fossero fatti funzionare di più e meglio”.
Il professore ritiene che un fenomeno in particola sia sottovalutato: le frane. “Le teniamo sotto controllo, ma ci fermiamo lì. Interveniamo sempre dopo – ha affermato – quando hanno travolto passeggiate a mare, strade, ponti, autostrade”. L’esperto ha infatti scritto un libro sul tema, “Il debito ambientale”, che accende i riflettori su 15 cold case del dissesto idrogeologico italiano, di cui si è occupato, tra Liguria, Toscana e Sardegna, eventi spesso causati dal cambiamento climatico.
Cosa provoca le alluvioni
Parlando del libro, Bellini ha sottolineato come il debito ambientale sia “quello che l’uomo, con la cementificazione e i tombamenti, ponti troppo bassi, e l’abbandono dei versanti ha aperto con la natura. Che ora ci presenta il conto”. I fattori che determinano un’alluvione, secondo l’esperto, sono l’abbandono di versanti, l’espansione delle città e la scarsa manutenzione degli alvei.
In terreni dove prima c’erano orti e uliveti ora c’è abbandono e così “le piogge trascinano indisturbate a valle, dove scorrono i rivi, fango e pietre”. Anche l’abbandono dei boschi, permette alla pioggia di trascinare a valle, nell’alveo dei rivi, alberi e boscaglia, “materiale flottante, che galleggia, e finisce nei rivi e torrenti” provocando “i “tappi” sotto i ponti”.
La costruzione di strade e case dove la terra sapeva assorbire le piogge ha mandato in tilt il naturale scorrimento delle acque che trova un altro ostacolo nella scarsa manutenzione degli alvei, in cui si accumulano detriti e legno per il dilavamento dei versanti e che nella stagione secca, si riempiono di vegetazione. A tutto ciò si aggiungono gli errori di calcolo per stimare la piena di un corso d’acqua.
Perché le scuole andrebbero chiuse
Bellini ha sottolineato come nel 1992 la legge che ha istituito la Protezione civile stabiliva una divisione in tre fasi: previsione, prevenzione e soccorso. Secondo l’esperto, noi attualmente pensiamo solo al soccorso. Il geologo ha sottolineato come nella previsione siano stati fatti grandi passi avanti, “se c’è un grosso evento lo si prevede e si può preavvertire la popolazione con 48 ore di anticipo“.
Per questo motivo le scuole, secondo Bellini, già con un’allerta arancione andrebbero chiuse. “Perché è il traffico scolastico, il movimento di alunni e genitori rischioso, non importa se gli edifici scolastici sono al sicuro. E non si può decidere di chiuderle alle 4 del mattino”, ha evidenziato. Per Bellini basterebbe adottare alcuni facili accorgimenti, come chiudere gli istituti scolastici in maniera preventiva durante allerte anche di medio livello, per disinnescare parte degli effetti del cambiamento climatico.