Scuole come squadre di calcio: ecco gli sponsor. Ma è polemica
Scuole come squadre di calcio, arrivano le sponsorizzazioni ma scoppia la polemica: la nota del Ministero sugli sponsor e cosa pensano i presidi
Scuole come squadre di calcio: arrivano gli sponsor per finanziare gli istituti scolastici statali. È questa la novità proposta dal Ministero dell’Istruzione e del Merito che dà il via alla stipula di contratti con aziende ed enti privati per supportare le scuole pubbliche italiane. Ed è scoppiata la polemica. Ecco cosa prevede la nota del Ministero sulle sponsorizzazioni ed i punti critici del provvedimento.
- La nota del ministero sulle sponsorizzazioni nelle scuole
- Il commento di Anief sugli sponsor per le scuole
- Cosa pensano i presidi di Napoli sugli sponsor a scuola
La nota del ministero sulle sponsorizzazioni nelle scuole
Con la nota del 18 aprile 2024, il ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ha comunicato l’avvio di una consultazione online in relazione al Quaderno 4 recante “Istruzioni per l’affidamento dei contratti di sponsorizzazioni nelle istituzioni scolastiche”.
Il MIM, si legge sulla nota ministeriale, “ha intrapreso, negli ultimi anni, un percorso di evoluzione e di semplificazione del sistema amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche al fine di pervenire ad una offerta formativa coerente con le caratteristiche del contesto socio-economico di riferimento, nonché al fine di migliorare i servizi offerti ad alunni e famiglie”.
In particolare, il Ministero ha dato avvio ad “un’ampia iniziativa informativa nell’ambito della quale sono stati messi a disposizione delle istituzioni scolastiche documenti di approfondimento – i cosiddetti ‘Quaderni’ – sulle tematiche di maggiore rilievo all’interno del contesto scolastico”.
È qui che si inserisce il Quaderno 4 riguardante gli sponsor per le scuole statali. Le sponsorizzazioni, prosegue la nota ministeriale, “costituiscono per le istituzioni scolastiche una fonte di finanziamento aggiuntiva rispetto a quelle di natura pubblica e rappresentano un’opportunità concreta per il miglioramento dell’offerta formativa. Il ricorso a forme differenziate di finanziamento, tra cui le sponsorizzazioni, rappresenta, infatti, uno dei 20 obiettivi strategici del Piano triennale per la semplificazione nel settore della scuola”,
presentato dal ministro Giuseppe Valditara il 20 aprile 2023, in occasione del convegno “Costruire il futuro della scuola. Digitalizzazione, formazione e sburocratizzazione”.
Pertanto, la nota costituisce uno “strumento operativo predisposto al fine di semplificare ed uniformare le modalità di affidamento dei contratti di sponsorizzazione, nonché di omogeneizzarne le procedure”. Con la consultazione online, indirizzata a “tutte le istituzioni scolastiche ed educative”, il Ministero dell’Istruzione vuole “acquisire osservazioni e suggerimenti in merito ai contenuti” del Quaderno 4.
Il commento di Anief sugli sponsor per le scuole
“Bene la consultazione sulle modalità di attivazione dei contratti di sponsorizzazione per rispondere alle esigenze del territorio”. Ma “servono risorse aggiuntive per evitare un divario sempre più marcato tra scuole inserite in realtà vive o depresse economicamente o ancora isolate”. Questo il commento di Marcello Pacifico, presidente dell’Associazione nazionale insegnanti e formatori (Anief), come riportato da ‘La Repubblica’.
Come ha sottolineato Pacifico, infatti, le sponsorizzazioni potrebbero ampliare il divario tra le scuole italiane, andando a penalizzare ulteriormente gli istituti che si trovano in contesti socio-economici più svantaggiati, alle prese con numerosi problemi che indeboliscono l’attività didattica, come la dispersione scolastica.
“Bisogna prevedere – ha concluso il presidente di Anief Marcello Pacifico – specifiche deroghe al dimensionamento, stanziare un punto in più del Pil per l’istruzione, incrementare organici aggiuntivi ed autorizzare deroghe alla formazione delle classi per evitare la desertificazione di intere aree del Paese”.
Cosa pensano i presidi di Napoli sugli sponsor a scuola
“Posso immaginare che, a causa del nostro tessuto economico, nel Sud avremo qualche difficoltà in più. Però anche da noi qualcosa si riesce già a fare”, ha affermato Vittorio Delle Donne, preside del Liceo Genovesi di Napoli a ‘La Repubblica. Che ha aggiunto: “Bisognerà verificare come si intende attuare questa iniziativa. Come le squadre di calcio? Speriamo di no”. Le scuole hanno “un’altra funzione – ha continuato il dirigente scolastico -. Ci possono essere alleanze, collaborazioni ma una sponsorizzazione nel senso che pubblicizziamo il logo di qualche impresa no”. Se questo significasse “solo uno scarico di spese da parte dello Stato, allora sarebbe negativo e non corretto – ha concluso il preside Delle Donne -. Si finirebbe per diventare scuole di serie A, se in un contesto ricco, e di serie B, senza interventi perequativi da parte dello Stato”.
“Con questo inserimento rischiamo di diventare un ulteriore canale di finanziamento e di consensi locali senza alcun impatto in termini di crescita del capitale umano”, ha detto Dario Spagnuolo, preside dell’Istituto comprensivo Bracco. “Sono stato molti anni alle superiori e ora dirigo le medie – ha raccontato a ‘La Repubblica’ -. Ma per queste ultime gli sponsor non hanno alcun interesse”. Per il dirigente “lo Stato de-finanza il primo ciclo, e questi sponsor aumenteranno ulteriormente il divario. A chi interessano i piccoli? Questa diventerà l’ennesima foglia di fico per dire: tanto ci sono gli sponsor privati”.
Le sponsorizzazioni sono “una possibilità di introito per la scuola, ma l’altra faccia della medaglia è comunque la visione dell’educazione in un’ottica troppo aziendalistica”, ha spiegato Adele Barile, presiede del Liceo scientifico Cuoco. “Importante sarebbe creare presupposti che non discriminino le scuole del sud: diversamente è aria fritta”.
Anche la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo Bordiga, Colomba Punzo, teme la differenza tra nord e sud: “Mi sembrerebbe assurdo impedire questa chance alle scuole del nord perché a sud ci sono meno imprese. Il problema è a monte, non a valle”.