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Roberta DIeci Maturità Fonte foto: Roberta Dieci

Seconda prova Maturità 2025, il commento della prof Roberta Dieci

Abbiamo chiesto a Roberta Dieci, prof di latino, un commento sulla versione di Cicerone proposta al classico per la seconda prova della Maturità 2025

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Cicerone è stato il protagonista della seconda prova del liceo classico alla Maturità 2025. La versione di latino proposta agli studenti è tratta dal ‘Laelius de amicitia’, scritto nel 44 avanti Cristo (a.C.). Nel dialogo, ambientato nel 129 a.C., Cicerone descrive il legame di amicizia che univa due figure di spicco della politica dell’epoca: Gaio Lelio e Scipione Emiliano. Abbiamo chiesto a Roberta Dieci, insegnante di latino e content creator, un commento sulla versione che hanno affrontato i maturandi. Di seguito l’intervista alla prof.

Il commento di prof Dieci sulla versione di Cicerone alla Maturità 2025

Dopo il tema di italiano, questa mattina, 19 giugno, i maturandi sono tornati tra i banchi di scuola per sostenere il secondo scritto della Maturità 2025. Per il liceo classico, il ministero dell’Istruzione e del Merito ha scelto una versione di Cicerone, che mancava all’esame di Stato dal 2009. Con questa uscita, l’oratore diventa l’autore di latino più proposto dal dopoguerra ad oggi, presente in ben 17 Maturità, superando Seneca fermo a quota 16. Il brano proposto è tratto dal ‘Laelius de amicitia’, una delle opere più importanti di Cicerone sul tema dell’amicizia.

Oltre alla traduzione, ai maturandi si chiedeva di riflettere sul vincolo dell’amicizia mostrando di comprenderlo e interpretarlo, di rispondere ad una serie di quesiti, e di fare un’analisi linguistica e stilistica del testo.

Ma com’era questa versione? A risponderci è stata Roberta Dieci, insegnante di latino, greco e italiano alle superiori e protagonista del teen drama sull’epica di Virgilio Scuola Sei un mito‘. Di seguito l’intervista alla prof.

La scelta di Cicerone avrebbe potuto mettere in difficoltà gli studenti?

“Direi di no, il testo scelto dal ministero era molto semplice e la tematica dell’amicizia si presta a parecchi collegamenti”.

Quali coppie di amici della letteratura le sembrano più emblematiche?

“Fossi stata una studente alle prese con la Maturità di quest’anno, io avrei citato Eurialo e Niso, personaggi indimenticabili del IX libro dell’Eneide”.

Ricorda una versione d’esame particolarmente significativa o memorabile per bellezza o difficoltà?

“Per me una versione d’esame decisamente significativa è stata quella di greco del 2001 di Epitteto, perché fu quella della mia Maturità”.

Gli scritti sono finiti. Ora i maturandi si preparano all’ultimo step: la prova orale. Ha qualche consiglio utile per gli studenti?

“Per preparare al meglio la prova orale della Maturità consiglio agli studenti di scegliere una tematica e provare a ripetere ad alta voce, facendo collegamenti tra tutte le materie d’esame. Ho un altro messaggio per loro: Dai ragazzi, il peggio è passato!”.

La versione di Cicerone alla Maturità 2025

Di seguito il testo della versione di latino di Cicerone proposta ai maturandi nell’esame di Stato 2025 (l’analisi e la traduzione la trovate qui).

PRE TESTO

Saepissime igitur mihi de amicitia cogitanti maxime illud considerandum videri solet, utrum propter imbecillitatem atque inopiam desiderata sit amicitia, ut dandis recipiendisque meritis quod quisque minus per se ipse posset, id acciperet ab alio vicissimque redderet, an esset hoc quidem proprium amicitiae, sed antiquior et pulchrior et magis a natura ipsa profecta alia causa.

TESTO

Amor enim, ex quo amicitia nominata est, princeps est causa ut benevolentia coniungatur. Nam utilitates quidem etiam ab iis percipiuntur saepe qui simulatione amicitiae coluntur et observantur temporis causa, in amicitia autem nihil fictum est, nihil simulatum et, quidquid est, id est verum et voluntarium.
Quapropter a natura mihi videtur potius quam ab indigentia orta amicitia, applicatione magis animi cum quodam sensu amandi quam cogitatione quantum illa res utilitatis esset habitura. Quod quidem quale sit, etiam in bestiis quibusdam animadverti potest, quae ex se natos ita amant ad quoddam tempus et ab eis ita amantur ut facile earum sensus appareat. Quod in homine multo est evidentius, primum ex ea caritate quae est inter natos et parentes, quae dirimi nisi detestabili scelere non potest; deinde cum similis sensus exstitit amoris, si aliquem nacti sumus cuius cum moribus et natura congruamus, quod in eo quasi lumen aliquod probitatis et virtutis perspicere videamur.
Nihil est enim virtute amabilius, nihil quod magis adliciat ad diligendum, quippe cum propter virtutem et probitatem etiam eos, quos numquam vidimus, quodam modo diligamus. Quis est qui C. Fabrici, M’. Curi non cum caritate aliqua benevola memoriam usurpet, quos numquam viderit? quis autem est, qui Tarquinium Superbum, qui Sp. Cassium, Sp. Maelium non oderit? Cum duobus ducibus de imperio in Italia est decertatum, Pyrrho et Hannibale; ab altero propter probitatem eius non nimis alienos animos habemus, alterum propter crudelitatem semper haec civitas oderit.