
Studenti e fake news: il progetto per scoprire le bufale a scuola
Il progetto di Citizen Science prevede un ciclo di lezioni per insegnare, dalle elementari alle superiori, a riconoscere le fake news
Un progetto di Citizen Science, rivolto a duemila studenti di scuole dalle elementari alle superiori di Milano, Monza, Crema, Magenta e Clusone per il biennio scolastico 2024/25 e 2025/26, insegna ai ragazzi a riconoscere le fake news. Si chiama MEETme@School e a coordinare il progetto è l’Università Vita-Salute San Raffaele.
Il progetto per segnalare bufale
MEETme@School, oltre all’Università Vita-Salute San Raffaele, vede coinvolti diversi team degli atenei milanesi Università degli Studi, Politecnico, Milano-Bicocca e Bocconi. A scendere in campo per l’UniSR, è il docente di Logica e Filosofia della Scienza Carlo Martini. Il professore entra nelle classi delle superiori di secondo grado con “Segnala(bufa)la!“, un incontro di due ore che ha come obiettivo insegnare ai ragazzi come identificare una fake news.
“Un ragazzo su tre non è in grado di riconoscere l’informazione scientifica da quella parascientifica e non sa discernere una notizia affidabile da una inventata. Siamo partiti da lì”, ha dichiarato il docente, come riporta Il Corriere della Sera. L’insegnante si occupa di disinformazione sui temi di salute, energia, clima, ed è autore dello studio “Disinformazione a scuola” condotto su un campione di 2214 studenti di Piemonte e Lombardia.
Come verificare le notizie
Ma come insegnare ai ragazzi a verificare le notizie? Nella prima ora del progetto-pilota si lavora al computer. In una pagina digitale, creata ad hoc, si trovano cinque notizie postate come se fossero state prese da media e canali web.
Alcune sono vere, come quella del ragno robot e della ragazza affetta da HIV contagiata in laboratorio, altre infondate, come quella sulla causa dell’alluvione in Spagna legata a nuvole inseminate in Marocco.
Per verificarne la veridicità delle notizie, ai ragazzi viene data libertà assoluta: possono navigare o chattare con amici e parenti. Nella seconda parte dell’incontro, le loro ricerche, di cui resta traccia, vengono analizzate per spingere la classe a riflettere su come abbiano costruito le valutazioni e sugli eventuali limiti dei loro ragionamenti.
Una ragazza ha spiegato, per esempio, di aver usato il classico metodo del confronto, ovvero cercare la stessa notizia su più siti e controllare che fosse riportata sempre con le stesse informazioni.
L’obiettivo di “Segnala(Bufa)la!”
L’obiettivo di “Segnala(Bufa)la!” è appunto quello di dare ai più giovani tutti gli strumenti e i consigli per imparare a controllare una notizia e fare un corretto fact checking proprio per evitare la diffusione di false notizie.
“Il punto di forza di Segnala(bufa)la! è l’approccio opposto a quello frontale tradizionale. I progetti di Citizen Science prevedono la partecipazione attiva dei non professionisti alla ricerca”, ha spiegato il professore Carlo Martini.
“In questo caso sono gli studenti che invece di essere spettatori passivi – ha aggiunto – si muovono da protagonisti. Coinvolgendoli nel processo di fact checking li aiutiamo a capire cosa entra in gioco in una decisione, se c’è una base razionale, se la compatibilità con quello in cui già si crede è sufficiente, cosa fa scattare un rifiuto a priori”.
“Così si sviluppa il pensiero critico – ha concluso il docente – che è alla base di una cultura dell’informazione responsabile. Le nostre ricerche proseguiranno sui dati forniti dagli stessi studenti e condivideremo con le scuole la metodologia, offrendo spunti per allenare le abilità di fact checking”.